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Impariamo ad ascoltare gli adolescenti sulla soglia

Impariamo ad ascoltare gli adolescenti sulla soglia

Il successo del convegno “Adolescenti sulla soglia” tenutosi a Magenta fa capire bene quanto sia necessario il tema dei giovani, saper dialogare e fare rete

Don Emiliano Redaelli

Prima di parlare di “Adolescenti sulla soglia” occorre riflettere sul significato di “soglia”. È l’elemento che unisce un ambiente ad altri. Ma è anche una parola che deriva dal latino solea, ossia “pianta del piede”. Forse si può azzardare un paragone tra questi due termini e il tema della serata così intitolata, organizzata in occasione della Settimana dell’Educazione, dalla Pastorale Giovanile Magentina, in collaborazione con il Comune di Magenta e l’associazione E.comunità.

Adolescenti sulla soglia, la lezione di don Bosco
Partiamo allora dalla pianta del piede, simbolo principe del movimento. Ed è quello che ha fatto don Bosco: ha imparato a muoversi nella sua città, Torino, per guardare, comprendere e agire. “Non se ne andò a cercare i giovani in qualche posto lontano o speciale, ma imparò a vedere tutto quello che accadeva nella città con gli occhi di Dio”. Così egli seppe fare il primo passo, “abbracciare la vita come si presenta”, e poi il secondo: “Creare con loro una comunità”. Sono le parole di Papa Francesco espresse in occasione della recente Giornata Mondiale della Gioventù a Panama, che hanno ripreso il senso della missione e della figura di San Giovanni Bosco.
Sono parole riproposte lo scorso 1° febbraio a Magenta, nell’aula Magna del Centro S. Paolo VI, da don Emiliano Redaelli, responsabile della Pastorale Giovanile cittadina.

«Avere a che fare con i giovani non è facile, ma è ciò che facciamo noi adulti nella vita quotidiana; per esempio negli oratori, punto di attrazione per tanti ragazzi che hanno bisogno di un posto dove stare. Con che sguardo li guardiamo?». Ed è tornato a parlare della soglia: un elemento fisico qual è «quella degli oratori», ma anche l’elemento presente in ogni casa che accoglie – o dovrebbe farlo – i nostri ragazzi. È pure un elemento metafisico: «La soglia del loro cuore, cui noi possiamo imparare a entrare se impariamo a relazionarci in modo corretto con loro – sottolinea don Emiliano – Forse hanno bisogno, a partire dalla relazione con noi adulti, di trovare un punto di vista diverso per vivere. hanno bisogno di adulti che sappiano essere tali».

Il tavolo dei relatori (da destra verso sinistra) Bruno, Crespi, Violino e il giornalista moderatore Lenzo

L’importanza del confronto con gli adolescenti
È nella relazione e nel confronto che si riesce a… oltrepassare la soglia, facendosi accettare dai giovani e facendoli entrare nella nostra dimensione di adulti. Lo rileva don Stefano Crespi, sacerdote impegnato nella Pastorale Giovanile presso la Parrocchia S. Lucia di Milano, ricordando ancora don Bosco. «Fu lui a dire che in ogni giovane esiste un punto accessibile al bene. È dovere dell’educatore ricercarlo». Questo Santo così speciale, che ancora oggi è un esempio o può essere tale, ha fondato l’azione educativa su tre parole: ragione, religione, amorevolezza.

Parte da qui don Stefano e dalla sua esperienza, negli oratori e “sul muretto”, come ricorda affettuosamente quel luogo privilegiato dai giovani in cui si è messo più volte in relazione, in quelle serate in cui «prima di tutto è utile prestare ascolto e poi cogliere le domande che pongono i ragazzi e rispondere», ma non c’è una ricetta prestabilita per la risposta. Occorre toccare le corde del loro cuore, ma anche della ragione. Parlando degli oratori, rimarca il loro valore di luoghi prediletti da molti “ragazzi difficili”: «Vengono in oratorio perché stare in casa è una fatica», evidenzia il sacerdote. Ed è nella religione, ovvero nel saper ascoltare la Provvidenza «che ti guida là dove non pensavi», nel trovare un po’ di coraggio nelle scelte educative, dettate dalla Fede nella Parola e nell’esempio che si trovano strategie inedite, ma efficaci per mettersi in relazione con i giovani e aiutarli nel percorso di crescita.

Adolescenti e dipendenze
L’importanza di esserci, di ascoltare, di dialogare è fondamentale, quindi. Quando essa viene meno i ragazzi cercano altrove strumenti di sostegno: il rischio è se li trovano nell’alcool o nella droga. Da qui parte l’intervento di Aldo Violino, psicologo del SERT – Servizio tossicodipendenze, che da trent’anni segue questo ambito e comprende ciò che accade, attraverso le nuove dipendenze e i bisogni di chi si rivolge a lui e ai suoi colleghi.

«Il quadro che emerge è quello di adolescenti che oggi vogliono tutto e subito, spesso senza fare fatica», afferma. Sono ragazzi protetti in maniera sbagliata dai propri genitori, che non permettono loro di affrontare ansie e frustrazioni. «La conseguenza è che li si espone alla fragilità», rileva. Il mondo di oggi è molto complesso. «Si è passati da una generazione allevata da molte norme e poco affetto all’esatto contrario – afferma – Così abbiamo adolescenti che non hanno una direzione». Per questo servono adulti che «devono saper tenere la posizione, ma devono prima di tutto esserci. Occorre aiutare i figli ad affrontare ansie, fatiche e ci vuole più coraggio e senso di responsabilità come adulti», conclude.
Illustra anche quali siano i segnali di una possibile tossicodipendenza: «il principale campanello d’allarme è la demotivazione verso attività predilette dal ragazzo. L’importanza di esserci, di accorgersi è fondamentale».

Adolescenti, trasgressione e l’…arma del Rap
Ci sono adolescenti che hanno sbagliato e pagano per le loro azioni. Ne sa qualcosa Fabrizio Bruno, educatore professionale attivo al carcere minorile Cesare Beccaria di Milano. Da anni porta avanti un progetto, un laboratorio di hip hop dove interagire con i ragazzi attraverso la musica Rap (Rhythm and Poetry), trovando così un elemento di confronto con i ragazzi, un momento di dialogo, dove insegnare, ma anche ascoltare.

«L’adolescenza è la fase intermedia tra l’età infantile e quella adulta nella quale la trasgressione è un elemento caratteristico e normale», spiega. L’adulto è una figura fondamentale nel percorso di crescita dei ragazzi «è attraverso il loro incontro che cercano di costruire la propria identità». Nella sua esperienza quotidiana cerca di affrontare situazioni e reazioni, che possono anche essere aggressive. Ma è lì che occorre essere adulti. Nella provocazione, il giovane esprime una richiesta: «Sta nell’adulto trovare il modo corretto per rispondere, trovando le strategie adatte per rispondere». Da qui la sfida che passa dal rapportarsi con i ragazzi, sapendo trasmettere autorevolezza, ma avendo cura di loro. Da dove partire? «Sapendo osservare i ragazzi attraverso il primo linguaggio con cui si esprimono: quello del corpo, cogliendone i dettagli, accorgendosi», perché tutto in loro non è per caso. Altra strategia importante è porre domande: «Non accontentiamoci di chiedere com’è andata e sentirci rispondere “Bene”. È la domanda che è sbagliata, non la risposta».

Il saluto dell’assessore Rocco Morabito

Affrontare i ragazzi con ironia, allegria, pazienza
In conclusione, oltre agli elementi comuni emersi dalle esperienze diverse dei relatori, è ancora don Bosco a segnare tre elementi validi ancora oggi per camminare insieme ai nostri figli o svolgere un’azione educativa in oratorio come in palestra: ironia, allegria, pazienza.
Saper sdrammatizzare è fondamentale quanto trasmettere gioia. E poi serve la giusta tolleranza e la capacità di differire – quando possibile – l’intervento educativo. Su tutti c’è bisogno di un ritorno alla relazione; cercare il dialogo nella concretezza.
La vera sfida per affrontare questo mondo così complesso in cui i ragazzi vivono è la collaborazione. La esprime don Emiliano, è concorde l’assessore comunale alla Famiglia Rocco Morabito – sempre presente e partecipe agli incontri – e anche i relatori.
Ecco allora che serate come queste possono fungere da stimolo per apprendere, per creare cultura e fare rete. Varcare la soglia, per accogliere ma anche per saper partire.

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