728 x 90

Magenta, un passo verso il futuro

Magenta, un passo verso il futuro

Continua il dialogo costruttivo tra la comunità cristiana e quella islamica

Magenta – “Vi ho scritto a cuore aperto… Insieme – lo ripeto: insieme, tutti, cristiani e non cristiani – siamo chiamati, per il bene nostro e per il bene dei nostri figli, a costruire la civiltà dell’amore”. Così terminavo la Lettera alla Città intitolata Con Immensa simpatia (11 novembre 2018), invitando a mettersi in ascolto di ogni suggerimento o proposta – possibilmente anche quella di un gesto pubblico, cittadino – che potesse arricchirci.
La stesura della Lettera era stata preceduta da piccoli passi iniziali: un incontro di noi sacerdoti con alcuni rappresentanti della comunità islamica per un primo momento di conoscenza reciproca; in seguito, la loro scelta di costituirsi in Associazione – che ha preso il nome di “Moschea Abu Bakar” – per entrare in dialogo con tutta la città.

E alcuni suggerimenti sono arrivati.
Il primo, molto bello, da subito messo in atto: periodiche “MERENDE INSIEME”, bambini originari di ogni nazione con le loro mamme, negli oratori.
Poi, sabato 11 maggio scorso – penso per la prima volta, a Magenta – si è svolto un INCONTRO INTERRELIGIOSO tra la comunità cristiana cattolica e la comunità islamica, che vive nella nostra città. Verso sera, l’aula magna del Centro Paolo VI si è riempita di una grande variopinta e vociante assemblea – per la gioiosa presenza di intere famiglie islamiche con i loro bimbi, ragazzi e giovani.

La numerosa partecipazione di entrambe le comunità dice molto circa il significato e la bontà di questo incontro, ispirato nei suoi contenuti dalla coincidenza, in questo anno 2019, dei giorni del periodo sacro del Ramadan con quelli del tempo pasquale. Si era dunque previsto di dividere la serata in due momenti: il primo di ascolto, nel quale spiegare il significato del Ramadan islamico e presentare il significato della Pasqua cristiana. In questo ci siamo impegnati l’amico Munib, dell’Associazione “Moschea Abu Bakar”, e il sottoscritto, che ha dato voce alla Comunità Pastorale.

A riprova del fatto che non si finisce mai di imparare – e che la realtà, se la stiamo ad ascoltare, è sempre una grande maestra di vita -, anch’io posso dire di aver scoperto qualcosa di nuovo: nella mia ignoranza non sapevo che Ramadan è il nome di un mese, il nono mese dell’anno nel calendario lunare musulmano, nel quale, secondo la tradizione islamica, Maometto ricevette la rivelazione del Corano. Forse, qualcuno anche di noi cristiani ha finalmente appreso che la Pasqua non si celebra mai in un solo giorno, bensì in tre giorni: il venerdì di passione e morte, il sabato di silenzio e la domenica di risurrezione.

La seconda parte della serata giungeva, giusto giusto, all’ora in cui scade l’obbligo del digiuno per i musulmani, dopo un’intera giornata in cui non mangiano, né bevono. Scesi al piano di sotto – dove ci attendevano cibi invitanti, bevande e frutta a volontà provvisti un po’ da tutti per condividerli – abbiamo gustato il piatto ancor più saporito dell’amicizia con i sorrisi che ci siamo donati l’un l’altro e la possibilità di parlarci, dialogare e conoscerci almeno un po’ (la consegna era di non uscire quella sera dal Centro Paolo VI senza aver conosciuto almeno dieci nuove persone!).

L’incontro interreligioso è stato un buon inizio e – come quasi tutti gli inizi – carico di fiduciosa speranza. I possibili passi futuri non li conosco, li cercheremo e li troveremo insieme. Nei prossimi mesi di settembre e ottobre non mancheranno proposte di tipo culturale e incontri di approfondimento per continuare il dialogo.

La linea è quella segnata da Papa Francesco, con la firma del documento sulla fratellanza umana siglata insieme al Grande Imam di Al-Azhar, il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi, e molto prima di lui da San Francesco, che giusto ottocento anni fa andò ad incontrare il Sultano d’Egitto.
A quegli incontri vorrei però che fossero presenti davvero tutti, anche coloro che legittimamente esprimono delle riserve. Perché la simpatia, cui accennavo all’inizio, deve essere per tutti, senza escludere alcuno. Se – magari con fatica, ma insieme – cerchiamo di riflettere, potremo costruire un futuro di pace, di dialogo, di armonia e di giustizia.

In evidenza

Leave a Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked with *

Cancel reply

Ultimi Post

Top Autori

+ commentati

Video