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Impara a dire No per curare le relazioni malate

Impara a dire No per curare le relazioni malate

La parola No è composta da due semplici lettere con un significato molto forte. Voi siete in grado di dire di NO? Ecco tre consigli per iniziare a farlo

Sarà capitato a chiunque di avere un amico/a che si fa sentire quando ha bisogno ma nel momento in cui siamo noi a dover chiedere un favore sparisce senza lasciare traccia di sé. E chi non ha mai avuto un collega manipolatore, un parente che ha sempre il consiglio giusto da darci oppure un partner che chiede molto e dona poco?

Probabilmente tutte queste relazioni tendono a creare una sorta di disagio interiore, un conflitto tra la parte che si vorrebbe rifiutare di stare al gioco e quella che per via della “bontà” o abitudine vorrebbe soddisfare l’ennesima richiesta inopportuna fattaci da qualcuno.
Quel che è certo è che tutti questi rapporti avvelenano la mente ed il corpo: a lungo andare queste condizioni si cronicizzano creando disagi psicologici e talvolta somatizzazioni fisiche.

Per fortuna pare esistere una medicina per curare i rapporti malati. Si tratta di una piccola parola con un potere immenso: dire “NO”. Imparare a dire NO è fondamentale.
È fondamentale per affermare la nostra indipendenza, per rafforzare la nostra volontà, per rimettere le persone al loro posto…

Anche se spesso non ce ne accorgiamo, siamo noi stessi a costruirci la trappola. Basare i rapporti su relazioni asimmetriche a lungo andare tende a creare abitudini e le abitudini si sa, sono difficili da cambiare. Così finisce che il figlio ci tiene in pugno, il collega ci costringe a risolvergli problemi, il partner non ci dà l’attenzione che meritiamo.

In questi casi il segreto è uscire dai ruoli fissi che ci siamo introiettati: la madre indulgente, il collega premuroso, la partner sempre presente. Cominciando a dire NO a richieste che avremmo accettato naturalmente, cominciamo a trasformare noi stessi ed i nostri rapporti con gli altri.
Chi vuole cambiare veramente lo fa ma capita spesso di trovarsi incastrati in situazioni “malate”: una parte di noi vuole andarsene, l’altra rimanere. Così finisce che diventiamo carcerieri di noi stessi: riconoscerlo è il primo passo per uscirne.

Potremmo pensare che “se dicessi di no sembrerei cattivo”, “in fondo gli voglio bene”, “ha bisogno di me”. Ma tutte queste sono scuse mentali che spesso nascondo altro come insicurezza, desiderio di controllo, paura di rimanere soli o di venire aggrediti.

Ecco le 3 azioni quotidiane che è possibile mettere in atto immediatamente per imparare a dire di No:

1) Guardarsi dentro: solo guardandosi dentro è possibile comprendere ciò che desideriamo veramente discriminando ciò che ci è utile da quello che è inutile, il buono dal dannoso. La mente vede solo ciò che è predisposta a vedere e a volte si proiettano sull’altro le nostre emozioni inespresse. Capita, quindi, che gli altri se ne accorgano e sfruttano proprio queste nostre debolezze. Il primo passo per liberarci da queste manipolazioni è riconoscere questi nostri processi inconsci e modificare il comportamento di conseguenza.

2) Diventare il proprio miglior alleato: continuando a reprimere le parti di noi che consideriamo meno accettabili socialmente o “più brutte e pericolose” non ci rendiamo conto che in realtà le stiamo solo nascondendo alla vista. Questa energia che non vogliamo vedere, si manifesta sotto altre forme molto più distruttive, soprattutto perché inconsce. I presunti difetti sono in realtà delle opportunità. Smettendo di pensare in termini di cose e persone possiamo focalizzarci sui nostri sentimenti, su questo mondo interiore poco conosciuto. Solo integrando tutti gli aspetti della nostra personalità è possibile vivere in maniera felice.

3) Nuove azioni: l’ultimo passo è quello di compiere nuove azioni così da modificare le relazioni inopportune e cominciarne di nuove con spirito rinnovato. Così è possibile evitare le trappole in cui siamo finiti nel passato tra cui tutte le convinzioni erronee come “non ci riesco”, “cosa penserà di me?”, “e se mi aggredisce?”. Basta partire dalle piccole azioni, non occorrono grandi stravolgimenti.

Paolo Praticò
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