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Letteratura, chiave per leggere il cuore

Letteratura, chiave per leggere il cuore

Quest’anno la Settimana di Spiritualità a Magenta sarà aperta da don Paolo Alliata, che aiuterà a scoprire come la letteratura sia utile per trovare risposte, per meditare e per riflettere il mistero del nostro cuore

Sarà don Paolo Alliata a condurre le prime tre serate della Settimana di Spiritualità indetta dalla Comunità Pastorale di Magenta. Il sacerdote, responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano, è un esperto e appassionato lettore di letteratura: da anni riesce ad abbinare con padronanza letteratura laica e Sacra Scrittura.

È autore di vari libri sull’argomento, tra questi “Dove Dio respira di nascosto” (edito da Ponte alle Grazie), titolo scelto anche per le serate di riflessione e di lettura sapienziale da testi non religiosi che conduce lo stesso sacerdote, ripresi e visibili mediante il suo canale YouTube.

Nei tre giorni in basilica, la riflessione partirà da Il pastore d’Islanda, il romanzo breve di Gunnar Gunnarsson che ispirò Hemingway per “Il vecchio e il mare”. Ma come nasce questa proposta rivolta alla Comunità Pastorale magentina e, soprattutto, perché è stato scelto questo racconto? «Innanzitutto, il racconto si presta bene per l’Avvento appena cominciato e lo si comprende fin dalle prime righe:

Quando una festa si avvicina, gli uomini si preparano per celebrarla, ognuno a modo suo. Ce ne sono molti e anche Benedikt aveva il proprio, che consisteva in questo”.

Quindi, per preparare il cuore alla celebrazione del Natale, “la prima domenica d’Avvento, si metteva in viaggio…” avviando così il suo pellegrinaggio iniziato 27 anni prima, salendo agli altipiani d’Islanda, immersi nella neve, per andare a recuperare le pecore disperse. Tra l’altro, esse non sono di sua proprietà e quindi qualcuno gli chiede ragione del gesto. La motivazione è semplice: “se non lo faccio, muoiono di freddo e di fame”. Questo è il modo che ha Benedikt di preparare il Natale».

È da intendersi un’allegoria del Buon Pastore, quindi, anche se non è mai citata esplicitamente nel testo. Nella sua semplicità evocativa, Il pastore d’Islanda è il racconto di un’avventura che diventa parabola universale, in cui compare una curiosa trinità formata dal pastore, dal suo cane Leo e dal montone Roccia.

È un pellegrinaggio non privo di rischi e il racconto ha dei momenti drammatici. Ma promette di essere un’utile riflessione per tutti di avviare il percorso verso il Natale.

Ogni serata prevede un momento dedicato alla lettura del testo, svolta da alcuni attori della compagnia del Cinemateatronuovo di Magenta, cui seguirà un approfondimento del sacerdote, che rimanderà a brani sapienziali e di Vangelo.

Don Paolo, com’è possibile trasporre un testo laico in un contesto sacrale e renderlo appropriato e fruibile?

Spesso dico che “Dio respira di nascosto” anche dove non si parla esplicitamente di lui. La grande letteratura è un luogo privilegiato dove ciò accade, dove un grande scrittore o una grande scrittrice esplora il mistero della vita, della morte, dell’amore, dei sentimenti o delle paure, dei segni del tempo. Dove un cuore umano esplora in profondità il mistero del vivere, lì Dio è presente. Il testo di Gunnarson non è religioso, ma trasuda la presenza del Mistero in ogni pagina.

Anche quando si legge un testo di un grande autore, come può essere Shakespeare o Dostoevskij, siamo in grado di riconoscere la loro ispirazione. Certo, non è la stessa che troviamo in un libro di dottrina cristiana canonica, ma il fatto stesso che parliamo di “ispirazione” ci fa comprendere che qualcuno sta…respirando in quelle righe. C’è una quantità enorme di spirito di vita, di Spirito del Signore che si muove al fondo delle cose, soprattutto al fondo delle pagine letterarie.

Anche la letteratura più lontana dal senso di vivere cristiano può essere spirituale?

La grande letteratura può essere quanto più lontana dalla visione delle cose tipiche del Cristianesimo, ma se è un grande autore a esprimere il suo travaglio, la sua ricerca sul mistero di vivere e di morire, sta emergendo l’inquietudine, il desiderio, il tormento, l’aspirazione alla gioia. Se ognuno di noi se ne lascia raggiungere, risuona questa profondità e ciò è spiritualmente arricchente.

Un esempio: Niente di nuovo sul fronte occidentale di Erich Maria Remarque non è un testo di letteratura religiosa, ma quanto vi è presente del mistero di cui abbiamo detto? Quanto Dio “respira” nelle pagine di questo libro? Remarque parla di vita, parla di noi tutti e al fondo di questo capolavoro si può vedere emergere la presenza del Signore.

Come dovrà predisporsi all’ascolto chi assisterà alle sue riflessioni di questi tre giorni di Spiritualità?

Direi vivendo i momenti in cui “passeggiamo” in testi di questo tipo come un’occasione d’incontro col mistero di Dio che vive e parla al fondo delle cose. Se uno viene col desiderio di lasciarsi raggiungere da una parola sapiente scritta da un autore altrettanto sapiente e si apre con la fiducia di essere raggiunto da questa parola viva, credo che lo aiuterà a vivere e a varcare la soglia dell’Avvento con una dimensione in più da esplorare. Personalmente, mi aiuta sempre leggere questo racconto all’inizio dell’Avvento.

L’anno scorso l’inizio di questo periodo forte l’ho trascorso in ospedale, causa Covid-19. Nell’occasione ho chiesto che mi venissero portati due testi, che – semmai avessi dovuto morire – avrei voluto rileggere: uno era proprio Il pastore d’Islanda. L’altro era La vita davanti a sé di Romain Gary.

L’appuntamento in basilica segna anche un nuovo momento di incontro, possibilità che ci è mancata durante la fase più critica della pandemia. Quanto c’è bisogno ancora oggi di parlare di spiritualità, stante quello che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo in parte ancora oggi?

È evidente che tutti abbiamo bisogno e desiderio di incontrarci, di tornare quanto prima a momenti di semplice, ma essenziale, convivialità. Quanto abbiamo vissuto e stiamo vivendo ci insegna a pensare che non dobbiamo mai dare nulla per scontato.

Di spiritualità, invece, ce n’è necessità oggi come prima. Abbiamo bisogno di Spirito per vivere.

Tornando poi all’importanza di leggere la grande letteratura, essa è legata alla sua capacità di aiutarci a trovare le giuste parole per mettere a fuoco momenti come quelli che stiamo vivendo.

Lo stesso protagonista de Il pastore d’Islanda vive una solitudine mai cercata né assoluta, ma profonda e che lo porta a cercare le profondità del suo cuore. Noi abbiamo trascorso un tempo in cui la solitudine si è presentata in tanti modi. La domanda che dovremmo porci è: “cosa faccio della solitudine che ho vissuto e che ho scoperto (o riscoperto) essere una dimensione della mia vita?” Anche in questo la letteratura ci viene in soccorso per trovare una risposta.

Quindi, le tre serate che vivremo potranno essere un’occasione per fermarci, riflettere e affrontare il mistero del proprio cuore, il mistero del cuore umano.

 

 

 

 

 

 

 

 

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