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Cultura e arte: la primavera del Guado lungo il Naviglio

Cultura e arte: la primavera del Guado lungo il Naviglio

Domenica 21 marzo si inaugura la stagione primaverile del Guado di Robecchetto con Induno con il cantautore Mario Lavezzi. Ma varie iniziative sono pronte, per l’arte e la cultura

Negli anni Settanta Robecchetto con Induno è stata teatro di una rivoluzione silenziosa, ma importante, per la cultura dell’epoca, per l’arte, per il modo di pensare. La Cascina del Guado ha avuto il merito di essere epicentro e laboratorio di quel moto rivoluzionario. Un centro di vita pulsante, che ha ospitato artisti del calibro di Mogol e Battisti (musica), Franco Manzoni (poesia), Pino Colla (fotografia), oltre che personaggi estrosi come Max Capa, nome d’arte di Nino Armando Ceretti. Quest’ultimo è stato il creatore dell’insegna “Bar Italia”, un laboratorio di incontro e di socialità d’avanguardia per il paese, ma anche per l’epoca.

«Fu il primigenio tentativo di cooperativa culturale, fu la sede anche della LAL (Libera Associazione del Libro) che si occupò di “alfabetizzazione culturale” su questi territori e oltre», racconta Francesco Oppi, il direttore delle Officine Creative del Guado. Da anni è attivo promotore culturale e artistico, proseguendo e innovando l’opera del padre Daniele. Fu quest’ultimo, negli anni Settanta, a portare in quella Comune del Guado una larga fetta di intellettuali italiani e stranieri, dei più disparati campi. Quello musicale vide anche la presenza di Mario Lavezzi, compositore, cantautore e produttore discografico italiano. All’epoca era il fondatore e cantante del complesso Flora Fauna e Cemento che si esibì proprio da Mariuccia grazie al Bar Italia in un concerto gratuito aperto a tutti. Era il 1973…

Cinquant’anni dopo Mario Lavezzi è ancora protagonista al Guado. Sia pure virtualmente, in un web incontro che si terrà domenica 21 marzo alle ore 12.00.
L’appuntamento con l’apprezzato musicista, firma di alcune delle più belle canzoni, tra queste E la luna bussò per Loredana Bertè, e Vita interpretata da Lucio Dalla e Gianni Morandi, è inserito nel programma di “Incontriamoci … al GUADO”, Incontri d’arte e cultura dalla Cascina del Guado. Un progetto curato da Francesco Oppi con Franco Manzoni.

La Cascina del Guado

Il primo giorno di primavera
La data del 21 marzo, primo giorno di primavera, non è casuale: è frutto di una precisa richiesta di Lavezzi, artefice della musica de “Il primo giorno di primavera” cantata e portata al successo dai Dik Dik: è stata una hit del 1969 (fu prima in classifica per settimane), con testi di Mogol e con Lucio Battisti alla chitarra acustica.

«Il primo contatto che ho avuto con Mario Lavezzi è stato qualche tempo fa, via social: avevo trovato un reperto di quel concerto al Guado del 1973 e gliel’ho inviato. Mi ha risposto poco dopo ringraziandomi di quel bel pensiero. Qualche tempo dopo mi è venuta l’idea di coinvolgerlo, invitandolo a uno degli incontri al Guado», racconta Oppi.

L’appuntamento con Lavezzi è certamente importante, ma non l’unico: gli incontri bisettimanali vedranno imprenditori illuminati e artisti, personaggi di spettacolo, «in un contesto informale, quasi familiare. Vogliono essere come una finestra spalancata per fare entrare un po’ d’aria diversa in un periodo così difficile come quello che stiamo vivendo», afferma il direttore delle Officine Creative del Guado.
Quella con Lavezzi sarà l’occasione per raccontare di un artista e di un percorso eccezionale, che vede i più grandi musicisti della canzone italiana di almeno tre decenni. Ma anche uno dei tanti importanti testimoni del Guado.

InverArt e Padiglione Arte Giovane: il ruolo del Guado

Francesco Oppi e il Guado portano avanti un progetto che guarda all’arte e alla promozione dei giovani: Inverart. Il Padiglione d’Arte Giovane di Inveruno da quasi vent’anni è un punto di riferimento per le giovani promesse artistiche e creative del territorio e non solo. La manifestazione ha visto la partecipazione attiva di oltre 750 giovani creativi e ha ottenuto riconoscimenti da Regione Lombardia, Città metropolitana di Milano, dall’Accademia di Belle Arti di Brera e dalla gloriosa Società Umanitaria.

«Stiamo studiando una programmazione con il Comune di Inveruno, a maggio, e proprio per la Società Umanitaria – partner istituzionale, insieme all’Accademia di Belle Arti di Brera e Fondazione per Leggere – a giugno/luglio di Padiglione Arte Giovane. Vogliamo allestire mostre in presenza (se possibile, altrimenti via web) di giovani artisti. È un modo per promuovere e sostenere la crescita personale e creativa di chi muove i primi passi sul palcoscenico artistico», racconta ancora Oppi. Quest’anno si apre con una mostra personale di Giorgio Aquilecchia.

Francesco Oppi, direttore delle Officine Creative del Guado

FAI: il Guado tra i Luoghi del Cuore
L’entrata della Cascina Guado tra i candidati ad essere Luogo del Cuore del Fondo Ambiente Italiano (con un inaspettato exploit) è la conferma che questa realtà è riconosciuta come centro pulsante di arte e cultura. «L’idea ora è di promuoverlo, anche insieme ad alcuni enti pubblici del territorio, sempre più per la sua funzione pubblica. Puntiamo così a trovare supporti ma anche opportunità biunivoche che valorizzino la nostra realtà, il territorio e lo stesso FAI.

Con questo ente vorremmo ragionare, infatti, su questa possibilità di scambio reciproco. Certo, resta l’esperienza positiva che ha avuto il concorso per i Luoghi del Cuore», spiega Oppi. Anche attraverso questa esperienza, il Guado può essere sempre più un luogo d’incontro, una fucina d’idee dove fare arte e cultura, crearla ed esportarla. «In realtà non ha mai smesso di svolgere questo ruolo tra gli addetti ai lavori: oggi però è il momento di aprirlo maggiormente a un rapporto con i cittadini, con il territorio e, anche attraverso le nuove tecnologie, perché no con il mondo.

La cultura, del resto, ha questo scopo: essere parte integrante della società, anzi meglio, essere nerbo dell’intervento sociale. In questo senso, l’artista non deve essere ridotto a mero creatore di prodotti, invece deve essere messo nelle condizioni di svolgere l’importante (e poco riconosciuta) funzione di operatore socio culturale di cui spesso è portatore. L’artista è enzima di progresso», conclude Oppi.

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