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Post Covid-19: per chi suona la campana online

Post Covid-19: per chi suona la campana online

Alcune insegnanti delle elementari, medie e superiori offrono il loro punto di vista sulla didattica a distanza e su come sia stato vissuto questo 2020 a scuola da docenti e dagli studenti

A scuola ormai terminata, è possibile fare una riflessione su quanto accaduto a livello didattico nella fase Covid-19. Dalle elementari, alle medie, fino alle scuole superiori, la didattica a distanza come è stata affrontata e vissuta dai docenti e dagli studenti? Perché va detto che tutti loro, in maniera differente, hanno affrontato una prova straordinaria, costretti a vivere una situazione senza precedenti. Per comprendere meglio la scuola nell’era Covid-19, abbiamo raccolto il parere di un’insegnante della scuola primaria e secondaria di primo e secondo livello.

Photo by National Cancer Institute on Unsplash

Scuola online nell’era Covid-19: l’esperienza alle elementari
«È stato sicuramente un periodo molto impegnativo sia per me come docente che per le famiglie – racconta Maria Grazia Catenazzi, insegnante dell’ Istituto comprensivo statale “Edmondo De Amicis” di Marcallo con Casone. – Tuttavia posso ritenermi soddisfatta perché ho avuto la collaborazione da parte della maggior parte dei genitori nel seguire i propri figli nella gestione delle varie piattaforme da noi utilizzate (zoom e padlet), nell’invio dei lavori richiesti… Sono contenta anche perché siamo riuscite a raggiungere tutti gli alunni».

Come hanno reagito gli studenti? «I bambini hanno risposto positivamente, in generale, a questo modo di fare didattica d’emergenza anche se a lungo andare qualcuno si è demotivato, proprio perché è mancata una relazione vera e propria», rileva. Da una parte «da docente è stata un’esperienza particolare e un’occasione per formarmi in modo più approfondito sulle risorse tecnologiche». Dall’altra è consapevole che la modalità virtuale non può sostituire certamente la didattica in presenza, «soprattutto per questa fascia d’età della scuola primaria dove la relazione è fondamentale»: l’incontro di sguardi, le attività di gruppo, i litigi, le discussioni, il far pace…, il divertirsi insieme «sono alla base della crescita personale di ciascuno bambino. Può essere da supporto alla didattica, ma non come sostituzione».

Tuttavia la stessa insegnante sottolinea l’importanza della tecnologia nella digitalizzazione della scuola: «Bisogna guardare avanti ed essere consapevoli che la tecnologia sarà sempre più presente tra le nuove generazioni e sta a noi capire come usarla al meglio e a pensare a un nuovo modo di fare didattica, usandola come attività complementare alla didattica tradizionale».

Scuola online nell’era Covid-19: com’è andata alle medie
Angela Cancelliere, insegnante presso la Scuola Secondaria “4 giugno 1859” di Magenta, concorda per diversi aspetti con la collega delle elementari: «È stato un quadrimestre molto faticoso sia per noi insegnanti che per le famiglie. Ci è stato chiesto di riprogrammare un tipo di didattica che non avevamo mai affrontato, con strumenti mai utilizzati in maniera così diffusa con i ragazzi, dovendo poi conciliare le esigenze di tutti. Le difficoltà ci sono state, per i più diversi aspetti, dalla disomogeneità o mancanza degli strumenti alla stessa connessione di rete. Al di là dei problemi tecnici, questo tipo di didattica non ha naturalmente nulla a che vedere con quella in presenza: è mancata la relazione, il rapporto umano insegnante-studenti. La classe è un mondo, e questo mondo è mancato moltissimo ai ragazzi e ce l’hanno comunicato in molti modi».

Ma non sono mancati gli aspetti positivi: «La situazione straordinaria vissuta causa pandemia Covid-19 ha impresso un’accelerazione alla digitalizzazione delle scuole, un tema di cui si parlava già da tempo, ma che non è mai decollato per le oggettive difficoltà di molte scuole di poter far fronte a nuove modalità di insegnamento e supporti adeguati».

L’auspicio è che «questa situazione abbia fornito uno stimolo efficace perché si investa su questi aspetti». Cosa si potrebbe tenere di questo modo di fare didattica online? «Quello che abbiamo vissuto è comunque un patrimonio di esperienze e di competenze che va considerato – sottolinea – Potrebbe essere un valido strumento per fini compensativi, specie per quegli studenti che oltre alle lezioni potrebbero avere bisogno di un supporto nello studio. Si potrebbero pensare delle modalità di aiuto a distanza a questo proposito, sicuramente con l’ausilio dei genitori, la cui presenza – specie nei casi più complessi – è stata fondamentale».

Photo by Annie Spratt on Unsplash

Scuola online nell’era Covid-19: il punto di vista delle superiori
Affrontare la didattica a distanza non è stato facile neppure per insegnanti e studenti delle superiori. Lo rileva Elena Di Caro, docente del Liceo statale “S. Quasimodo” di Magenta. «Dal punto di vista dei docenti, abbiamo frequentato un corso di formazione digitale che nessun ministero al mondo ci avrebbe mai fatto fare, il tutto in una sola settimana. Siamo passati da una competenza digitale per lo più scarsissima a una accettabile, ottenuta grazie alla grande forza di volontà degli insegnanti di mettersi in gioco, superando ostacoli impensabili proprio grazie alla motivazione».

Per contro, la quarantena e la necessità di fare didattica online ha messo in risalto il livello di competenza digitale degli studenti: «Forse non abbiamo tenuto conto delle difficoltà presenti negli studenti – ammette – Ci siamo resi conto che i giovanissimi usano sì i social, ma molto spesso non hanno la minima idea di cosa sia o come s’invii un’email, di cosa sia una videoconferenza. La loro preparazione informatica, quindi, si è dimostrata carente».

Dal punto di vista personale, umano, invece «ho visto gli studenti comportarsi in modo encomiabile, dimostrando una maturità e una resilienza davvero elevate». Malgrado l’annuncio del “tutti promossi” avventatamente sbandierato, ben pochi hanno tirato i remi in barca: «La stragrande maggioranza si è data da fare, non ha approfittato minimamente della situazione. Bambini e ragazzi sono stati abbandonati dalla politica, si sono trovati immersi in una situazione molto complicata, ma in molti casi è stata una situazione affrontata egregiamente dai singoli e che, per molti versi, ha anche cementato i rapporti familiari».

Anche in questo caso: di questo periodo di forzata digitalizzazione cosa si dovrebbe tenere in considerazione per il prossimo anno scolastico? «Ci siamo resi conto, noi insegnanti, di aver svolto il programma in meno di un terzo del tempo normalmente necessario». Qui è il punto focale, ben evidenziato dalla docente: «L’insegnante ha una funzione fondamentale: mediare tra la cultura e i ragazzi. Nella relazione si trasmettono loro i contenuti più mirati, privilegiando però la capacità di stimolare riflessioni anche sulla quotidianità. L’insegnante non deve informare, bensì formare, considerando anche una dimensione più empatica con gli studenti».

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