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Coronavirus e Fase 2: conseguenze e consigli utili

Coronavirus e Fase 2: conseguenze e consigli utili

Quali ripercussioni avrà a livello psicologico l’emergenza coronavirus per bambini, adulti e anziani? La risposta alla psicologa e psicoterapeuta Olga Solmi

L’emergenza Coronavirus ha causato pesanti perdite di vite umane. Ora rischia di avere pesanti effetti a livello economico. Ma quali saranno le conseguenze psicologiche più pesanti che pagheremo da quanto stiamo vivendo? Secondo Olga Solmi, psicoterapeuta e psicologa del lavoro, delle organizzazioni e dello sport, «le conseguenze psicologiche più pesanti stanno già facendo capolino: i disturbi del ciclo sonno-veglia e dell’alimentazione, le dipendenze da alcool, le progettualità suicidarie e i relativi tentativi. Oltre a forme di paure che temo si trasformino in fobie, ovvero paure intense ed immotivate che emergono in situazioni di assenza di pericolo e attivano la persona».

A lei abbiamo chiesto quali ripercussioni potranno esserci e qualche consiglio utile per affrontare al meglio la “Fase 2”.

Come si rischia di vivere la Fase 2 in questa emergenza Covid-19?
In molteplici modi. In alcuni insorgeranno pensieri ossessivi, altri svilupperanno comportamenti compulsivi, vale a dire azioni vere e proprie che la persona sente la necessità di compiere nell’immediato (per esempio, lavarsi le mani oltre il necessario), tutti riconducibili a uno stato di estrema tensione mentale e corporea.
Non mancherà la sensazione di essere sempre in allerta, uno stato di iper-vigilanza potrebbe cronicizzarsi nel corpo, aggravando quelle che sono sofferenze pregresse e creandone di nuove anche in persone che fino ad ora non ne hanno mai sofferto.

Dottoressa Olga Solmi

Questi comportamenti che ricadute avranno sulla società?
Dubiteremo delle persone che incrociamo per strada, quelle con cui parliamo e ci incontriamo. L’applicazione “Immuni” potrebbe essere lo specchio di questa paura: “scarico l’applicazione così sono certo/a di chi incontrerò”. Sarà una garanzia illusoria perché cercheremo certezze in una situazione in cui l’unica certezza è quella che non ne esiste una.
In queste nuove sofferenze non si dovranno mettere in secondo piano i disturbi legati allo stress e al conseguente bisogno di ricodificare le proprie capacità per fare fronte a questa nuova situazione di vita (le strategie di coping e la resilienza): le preoccupazioni per la perdita del lavoro e le difficoltà economiche a cui dovremo rispondere su larga scala.
L’Italia è il paese più colpito dalla pandemia: un’indagine effettuata dall’Istituto Piepoli per il CNOP, ad aprile, sottolinea un disagio psicosociale molto diffuso: stress/ansia (42%), disturbi del sonno (24%), irritabilità (22%), tristezza e umore depresso (18%), problemi relazionali (13%), problemi alimentari (10%). Questo disagio va monitorato in quanto indice di malessere che può degenerare e avere ricadute più pesanti sulla salute fisica e nella performance lavorativa e nel sistema di relazioni delle persone.

Quale aiuto può fornire la psicologia e la psicoterapia e come?
Il Covid-19 ha apparentemente azzerato qualsiasi altra forma di patologia a suo favore. La psicologia ci aiuterà a prendere contatto e a conoscere le emozioni che stiamo vivendo in questo momento con un’intensità del tutto inedita. Nuove paure, nuove angosce ma anche nuove identità e nuovo modo di vivere che vanno affrontati con nuovi strumenti, l’unica certezza è che non potrà essere recuperato lo stile di vita precedente.
Ci vorrà tempo per costruire un nuovo modello di vita del “noi” (ovvero questo “nuovo inizio”) che vive l’adesso incerto e potenzialmente rischioso insieme alla comunità intera, non il domani sicuro, onnipotente e per certi versi egoistico. Siamo tutti presi dalla frenesia di capire con precisione quando potremo riprendere: settembre? Oppure meglio aspettare qualche mese autunnale per vedere cosa succede e ripartire a dicembre? Non lo sappiamo. Le persone devono fare i conti con tutto ciò che non è certo ma che si può co-costruire momento per momento. Solo in questo modo avverrà il vero cambiamento potenzialmente salvifico del “nuovo inizio”, dove tutti avremo bene presente il valore autentico del rispetto dell’altro, anche nel nostro interesse. Questo cambiamento deve avvenire nella vita quotidiana di ogni persona dal singolo cittadino alla maggiore carica dello Stato, nessuno escluso.

Come sarà meglio affrontare il momento, quindi?
Dovremo familiarizzare con l’incertezza e integrarla nella nostra esistenza. Firmiamo per mutui trentennali, programmiamo le ferie per tutto l’anno e appena succede qualcosa che ci sposta quella tre giorni fuori porta viviamo con la rabbia sentendoci deturpati del sogno di essere da un’altra parte in quel momento, rovinandoci il presente. In tutto questo non ci accorgiamo che il domani è già oggi e nel mentre non abbiamo vissuto, non c’è ricordo emotivo se non quello legato al puro ragionamento del “devo stare in casa a non fare niente e annoiarmi!”, perdiamo frammenti di vita fossilizzandoci in ciò che non si può fare. La codifica di un nuovo modo di pensare la resilienza e le strategie di coping, può favorire davvero questo “nuovo inizio”, a patto che ci sia la disponibilità delle persone ad avvicinarsi alla Psicologia, e quando serve alla Psicoterapia come percorso di sostegno alla vita e mai di sostituzione, con l’obiettivo della progressiva autonomia di vita.

Quali consigli puoi fornire per riuscire a trovare una chiave di lettura corretta a quanto stiamo vivendo e come ne potremmo venire fuori?
In prima battuta la Psicologia aiuta a sviluppare il doveroso esame di realtà finalizzato a concretizzare la prospettiva di un “nuovo inizio” e non di un “ritorno”: il rischio di tornare come prima è troppo verosimile. D’altra parte fino a qualche mese fa siamo stati occupati in mille attività tanto da doverci fermare simbolicamente alla ricerca di una giornata da istituire per “non dimenticare” ciò che è successo in passato, dalla giornata della Memoria a quella per la lotta contro l’Aids. L’agenda deve servirci per ricordare cosa abbiamo in programma in futuro, non a vivere l’attesa in modo frigido. La Psicologia ci ricorderà di vivere pienamente il presente per non cadere nel futuro irrealistico e frustrante. Questo implica la capacità di fare delle rinunce, in chiave di co-esistenza con l’altro, di tutela mia e dell’altro: salute, ambiente, clima.

Può suggerire qualche rimedio pratico per allentare lo stress e vivere con più serenità il momento? In particolare per i bambini?
I bambini vivono e sentono tutti i discorsi e le emozioni che li circondano. Hanno un loro linguaggio ed è fondamentale parlare loro di questa situazione attraverso il loro linguaggio, utilizzando metafore, storie e racconti. È importante spiegare e descrivere a loro cosa stanno dicendo “i grandi” in modo che anche loro facciamo esperienza con “i grandi” di ciò che sta succedendo. Solo accompagnandoli possiamo aiutarli a vivere questo momento insieme. Il rischio è che vivano un isolamento entro le mura domestiche, relegati ai giochi “da bambini”, con i quali possiamo parlare con loro della realtà, senza smorzare la loro energia creativa nel desiderio di uscire in modo leggero dai problemi.

Gli anziani stanno pagando pesantemente gli effetti nefasti del Coronavirus, sia in termini di perdite di vite umane sia nella solitudine. Quali consigli particolari ha per loro?
Gli anziani, in particolar modo se vivono soli e se hanno già manifestato i segnali di declino cognitivo, possono essere più ansiosi o arrabbiati per questa situazione. Tutte le relazioni di vicinato e le reti di sostegno familiare possono essere di supporto nell’aiutarli a restare in contatto con altre persone e sottrarsi per quanto possibile dall’isolamento assoluto. Il dialogo sui fatti quotidiani, anche se scontati e ripetitivi li aiuta a tenere la mente in attività e impegnata. Importante è aiutarli a rispettare le misure di sicurezza e ripeterle loro per accertarsi della comprensione e del ricordo, soprattutto in caso di forme di demenza. Ricordiamoci che sono la categoria maggiormente colpita dal Covid-19, oltre ad essere i primi spettatori delle tv che hanno bersagliato la popolazione di notizie spesso non del tutto attendibili e con modalità comunicative quasi terroristiche. Molti anziani non hanno accesso alla messaggistica istantanea come WhatsApp, quindi è importante passare le informazioni in modo semplice e preciso sulla progressione della situazione. Consiglio caldamente ai familiari di telefonare spesso e insegnare l’uso del cellulare e delle chiamate in presenza di video, è un pretesto per tenere le loro menti impegnate nel ricordare alcuni semplici procedimenti con un obiettivo significativo per entrambi: restare in contatto.

E per gli adulti, che consiglio si sente di dare?
È fondamentale ricordarsi che contagio non significa sviluppare la malattia in modo drammatico, le manifestazioni di questo virus sono molteplici, per questo l’invito è quello di eseguire la ricerca delle fonti per ogni informazione che arriva, senza lasciare al caso il passaggio di questa, in modo da evitare circoli viziosi di fake news. Questo significa anche non fomentare le ansie e le paure, nella quotidianità non esiste soltanto il Covid-19, l’indicazione è quella di occuparsi di altro e porsi degli obiettivi per diversificarsi le attività quotidiane. Il Consiglio Nazionale Ordine Psicologi ha dedicato una sezione per dare indicazioni concrete alla popolazione.

Foto di Orna Wachman da Pixabay

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