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Ciclismo e coronavirus: parla Andrea Noè

Ciclismo e coronavirus: parla Andrea Noè

L’emergenza Covid-19 ha fermato anche lo sport. Il ciclismo, che vive più di tutti il contatto con le persone, come vive il momento? L’abbiamo chiesto a un protagonista

Come sta vivendo l’emergenza coronavirus il mondo dello sport e chi ne fa parte? L’abbiamo chiesto a un ex ciclista professionista, oggi ancora parte integrante del settore nonché presidente dell’associazione ciclistica dilettantistica Brontolo Bike, che conta più associati d’Italia: Andrea Noè. «Penso come tutti gli italiani, vivo le paure, i timori, le incertezze, ma sono consapevole che tutti insieme, con il contributo di ognuno, supereremo questo bruttissimo periodo e ne usciremo più forti di prima. Tuttavia di sicuro questo periodo, questo terribile momento ci cambierà e dovremmo affrontare il cambiamento per migliorare la nostra vita e tutti gli aspetti collegati, professionali, sociali, economici».

Un uomo come lui, abituato a percorrere in bici migliaia di chilometri ogni anno, prima impegnato nelle tante gare che l’hanno visto protagonista al Giro d’Italia, di cui detiene ancora il record di ciclista più longevo ad averla indossata, a 38 anni, come sta affrontando lo stop dall’attività? «Diversamente da tanti, sono due settimane che non pedalo, ma sicuramente presto inizierò a fare qualcosa. Non sono abituato all’inattività fisica». Consiglia comunque ai tanti appassionati ciclisti oggi “ai box” causa Covid-19 di mantenersi pronti o comunque di vivere al meglio possibile questo momento, di tenersi in forma fisicamente e mentalmente. «È giusto fare attività fisica, senza esagerare, ma consiglio di impiegare il tempo libero per leggere, documentarsi e a pensare positivo, progettando ciò che si vorrebbe fare quando tutto sarà finito, vivere questo periodo e non subirlo».

Il ciclismo professionistico nei tempi del Coronavirus: Nibali e gli altri
Ma se gli appassionati possono consolarsi con qualche sgambata sui rulli o sulla cyclette come si sta preparando un campione come Vincenzo Nibali? Andrea lo conosce bene prima da compagno di squadra e poi come amico e che segue anche professionalmente attraverso la sua società di procura. Che allenamento svolge un professionista in questo periodo?

«Vincenzo come i tanti professionisti, nell’incertezza della situazione ha preso una pausa dall’attività fisica ciclistica tradizionale per avviare un allenamento specifico finalizzato a mantenere al meglio tono muscolare ed elasticità. Stare in casa, pur allenandosi al meglio e soprattutto senza obbiettivi, non è facile. Fino a quando non vi saranno certezze e non riprenderà la stagione agonistica, l’importante è non appesantirsi, mantenere una vita regolare, facendo attività quotidiane previste da un programma definito con il preparatore e il team».

Quali saranno i possibili contraccolpi sul mondo del ciclismo questa situazione? Nel mondo del calcio si parla di perdite enormi per le società. Sarà così anche per il mondo delle due ruote? «I problemi sono generali, quelli del calcio sono identici a quelli che sconta il ciclismo e ogni disciplina sportiva. Il mondo sportivo è legato a sponsorizzazioni di aziende private, il ciclismo è un veicolo pubblicitario e in questa situazione di crisi economica tutti ne risentono».

Oltre il ciclismo: guardare avanti
Ci accomiatiamo da quest’incontro virtuale con Andrea Noè chiedendogli se riesce a scorgere almeno un elemento positivo di questo momento per il mondo dello sport: «Non vedo elementi positivi se non riflettere in ogni campo e settore in quello che negli anni non si è fatto, sui settori cruciali su cui non si investito, così da ripartire senza sbagliare nuovamente».

Il calo dello smog è un elemento su cui riflettere e «dovrebbe motivare maggiormente a investire sul movimento lento e quindi sulla bici a discapito delle auto. Mi auspico che sia la volta buona che chi deve, faccia uno sforzo per qualificare la bicicletta non solo dal punto di vista agonistico, ma soprattutto turistico e come mezzo di trasporto per gli usi quotidiani. Significa investire per realizzare infrastrutture dedicate: come presidente della Brontolo Bike ce la metteremo tutta come sempre per organizzare eventi, raduni, iniziative che – al momento opportuno, passato il momento di quarantena – sappia aiutare a incentivare la bici, il mezzo più bello, emozionante e affascinante oltre che l’unico davvero sostenibile».

Quindi si sta già pensando a organizzare un’iniziativa una volta terminata la quarantena? «Certamente. La speranza e la volontà da parte mia e di tutto lo staff organizzativo è pensare a un momento di aggregazione: un raduno, un’uscita collettiva, finalizzata a riunire i tanti amici ciclisti che non vedono l’ora di ritornare a pedalare sui bellissimi percorsi che l’Italia ci regala».

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