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Il nome di Dio non va invocato per una politica di parte

Il nome di Dio non va invocato per una politica di parte

Don Giuseppe Marinoni esprime indignazione per gli ultimi interventi politici, riportando le parole dell’Arcivescovo Delpini e una preghiera di Carlo Maria Martini

Solitamente i contributi per questo blog mi vengono richiesti. Questa volta, invece, sono io a chiedere uno spazio di espressione, del quale ringrazio.
Mi sia concesso, come uomo e cittadino italiano, cristiano per Grazia di Dio e prete per vocazione nella Chiesa cattolica, di esprimere oggi tutta la mia indignazione, che so non essere soltanto mia in quanto molti si sono pronunciati: non si può in modo strumentale nominare il Nome Santissimo di Dio, fare appello al cuore immacolato della Madre, invocare i Santi in un comizio elettorale per la vittoria del proprio partito.
Esprimo questa mia indignazione con molta umiltà e mitezza e altrettanta fermezza. E perché non sia soltanto emotiva, suscitando comprensibilmente reazioni contrastanti, vorrei dare voce a una riflessione semplice, diretta e pacata del nostro Arcivescovo Mario Delpini – pubblicata su Avvenire domenica 19 maggio – e concludere con una preghiera per l’Europa dell’Arcivescovo Cardinale Carlo Maria Martini, del 26 maggio 2005.

Convergere su un’Europa che sa promuovere la pace
“Spesso, rileggendo la storia, noi cristiani restiamo umiliati e confusi.
Avremmo dovuto essere l’anima del mondo, invece, ci siamo, come tutti, lasciati sedurre dall’avidità delle ricchezze e dalla bramosia del potere.
Avremmo dovuto essere un principio di unità tra i popoli e, talvolta, siamo stati un elemento di divisione tra cristiani, credenti nell’unico Signore.
Avremmo dovuto essere il popolo della pace e, invece, in alcuni momenti – in troppo lunghi momenti -, ci siamo fatti la guerra.
Avremmo dovuto essere gente solidale, attenti ai poveri, disponibili all’accoglienza e, invece, troppe volte, siamo stati popoli conquistatori, che hanno saccheggiato il pianeta e hanno umiliato i popoli.
Rileggendo la nostra storia, tanto spesso ci sentiamo umiliati perché non possiamo recidere il nostro legame con le generazioni che ci hanno preceduto e non possiamo dire che non c’entriamo con la storia che è stata scritta.
Anche per questo motivo ci sentiamo umiliati: perché i popoli europei, molti, in Europa, hanno pensato che fosse meglio fare a meno del cristianesimo per costruire la pace, la civiltà. Ma questa decisione, di lasciare perdere il riferimento a Gesù Cristo e alle Chiese, ha creato drammi peggiori e guerre più tremende.
Così, il continente Europa ha delle buone ragioni per sentirsi umiliato, quando rilegge la sua storia.
Ma questa umiliazione – in questo tempo, dai Padri fondatori dell’Europa e per tutti questi decenni – non ci induce allo scoraggiamento. Ci insegna che costruiremo l’Europa non perché saremo più bravi dei nostri padri, più spirituali e più liberi, ma perché ci affideremo alla preghiera di Gesù.
Camminiamo verso una nuova Europa, noi, Chiese cristiane, perché lasciamo che Gesù preghi per noi: «Che siano tutti una cosa sola, come tu, Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano in noi. Così il mondo crederà che tu mi hai mandato».
Perciò, umiliati da alcuni episodi drammatici della nostra storia, forse, è tempo che impariamo l’umiltà.
Così, consapevoli dei fallimenti della nostra intraprendenza, è tempo che impariamo la docilità.
Persuasi che siamo un popolo che, forse, ha troppo dimenticato la preghiera, vogliamo metterci dentro la preghiera di Gesù. Vogliamo essere l’anima dell’Europa perché vogliamo pregare, vogliamo imparare a pregare.
Vogliamo imparare a camminare in umiltà e mitezza.
Vogliamo guardarci gli uni gli altri come fratelli e sorelle che sono chiamati a dare compimento, per grazia di Dio, a questa preghiera, «Perché siano tutti una cosa sola».
Non siamo perfetti, non abbiamo imparato tutto dalla nostra storia; però, siamo qui, a proporci che – per grazia di Dio – scriveremo una storia nuova.” Mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano.

Preghiera di Carlo Maria Martini per l’Europa
Padre dell’umanità, Signore della storia,
guarda questo continente europeo
al quale tu hai inviato tanti filosofi, legislatori e saggi,
precursori della fede nel tuo Figlio morto e risorto.
Guarda questi popoli evangelizzati da Pietro e Paolo,
dai profeti, dai monaci, dai santi;
guarda queste regioni bagnate dal sangue dei martiri
e toccate dalla voce dei Riformatori.
Guarda i popoli uniti da tanti legami
ma anche divisi, nel tempo, dall’odio e dalla guerra.
Donaci di lavorare per una Europa dello Spirito
fondata non soltanto sugli accordi economici,
ma anche sui valori umani ed eterni.
Una Europa capace di riconciliazioni etniche ed ecumeniche,
pronta ad accogliere lo straniero, rispettosa di ogni dignità.
Donaci di assumere con fiducia il nostro dovere
di suscitare e promuovere un’ intesa tra i popoli
che assicuri per tutti i continenti,
la giustizia e il pane, la libertà e la pace.
Amen

Ho condiviso queste riflessioni con i membri del Consiglio Pastorale della Comunità Pastorale di Magenta e, dopo aver avuto assenso dalla maggioranza dei consiglieri, con loro firmo questa lettera, nella ferma convinzione che la “forza” della Chiesa sta nella preghiera: nella concordia di questa preghiera, nel darle concretezza, nella fiduciosa Speranza che non sarà senza effetto.
In spirito di civica amicizia, nel rispetto di tutti e con affetto fraterno.

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