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5 consigli su come evitare la solitudine degli anziani

5 consigli su come evitare la solitudine degli anziani

La solitudine è un problema serio specie in Italia dove la percentuale di anziani è alta. Ecco 5 consigli utili per evitarla o per aiutare chi ne soffre

La solitudine è un problema presente da sempre nella storia dell’umanità. Già nella Bibbia si legge che “non è bene che l’uomo sia solo”. Oggi questo fenomeno, che colpisce maggiormente le persone anziane, assume dimensioni sempre più ampie ed è causa di problemi e di patologie. Secondo uno studio recente condotto dalla Florida State University, la solitudine aumenta il rischio di demenza del 40%.

Italia, un Paese sempre più anziano e preda della solitudine
In Italia vi sono più over 60 che under 30, rileva l’Istituto Cattaneo: quasi una persona su tre (28,7%) rientra nella terza età. Secondo l’Istat, il nostro è il secondo Paese più vecchio del mondo, con 168,7 anziani ogni cento giovani. Ed è anche più fragile rispetto agli altri Stati membri Ue: il 17,2% delle persone della terza età si sente privo o quasi di sostegno sociale. “Gli anziani che vivono soli passano oltre dieci ore senza interazioni con altri”, sottolinea l’Istituto nazionale di statistica.

Consigli utili contro la solitudine
Per evitare questa situazione «c’è un bisogno vitale di stabilire contatti umani», afferma Nunzia Pastore, psicologa e psicoterapeuta, sottolineando come negli ultimi anni siano aumentati i pazienti over 65 che le richiedono un supporto terapeutico. «Lo considero un po’ lo specchio dei tempi: c’è maggiore richiesta di aiuto e l’allungamento dell’aspettativa di vita ha stimolato l’esigenza di avere un supporto per guardare in avanti. Ma si avverte, soprattutto, un bisogno di contatto, di relazioni».
Con la terza età diminuisce la volontà, «si è meno motivati, fisicamente ed emotivamente, quasi che aumenti la consapevolezza che si stia avvicinandosi la fase conclusiva della vita – illustra la specialista – Per questo sono importanti le figure che circondano l’anziano, rappresentando validi riferimenti e preziosi stimoli».
La perdita del partner spesso aggrava la situazione, specie negli uomini, più dipendenti e meno propensi a reagire, a rimettersi in gioco, a reinserirsi nel tessuto sociale, magari nel volontariato, nei circoli parrocchiali come nell’associazionismo.
Cosa fare allora per ridurre la solitudine? Insieme alla dottoressa Pastore abbiamo provato a mettere a punto qualche consiglio utile per chi si trova solo, ma anche per chi vive a contatto, più o meno stretto, con gli anziani e può dare loro una mano.

1 – Chiedere aiuto
La persona sola deve avere la capacità, la forza di chiedere aiuto, di cercare dei contatti esterni, di trovare l’occasione, attraverso un gesto abituale come fare la spesa per uscire, per incontrare altri. La vita dell’anziano si riduce molto, in termini di raggio d’azione; la situazione naturalmente peggiora nel caso di anziani malati e allettati. Quando questa capacità di aiuto viene meno, i famigliari o anche i vicini di casa possono aiutarli o farsi portavoce di questo bisogno, creando situazioni anche solo a livello domestico che possano mettere in relazione con gli altri le persone svantaggiate. Il pranzo della domenica, per esempio, è un’ottima consuetudine; ma anche la visita occasionale, una semplice telefonata sono essenziali in questo senso.

2 – Creare occasioni per stare a contatto con gli altri
Un caffè, offerto dalla vicina, dall’amica o dalla figlia diventa una piacevole abitudine, un momento per scambiare due chiacchiere. Ma anche la sala d’attesa a volte diventa il momento per rapportarsi con gli altri, per confrontarsi anche solo sui malanni o gli acciacchi dell’età. È importante creare occasioni e condizioni per mettersi in relazione con gli altri.

3 – Confrontarsi con i coetanei
Lo stimolo di un contatto con persone della stessa età o condizione è fondamentale: riconoscersi tra simili è cruciale anche come stimolo per evitare il rischio di rimanere soli o isolarsi. Questo meccanismo di confronto con i coetanei ci accompagna tutta la vita ed è un meccanismo positivo. Stare a contatto con i pari età funziona anche nel senso di condivisione degli aspetti tipici dell’età. Il detto “mal comune mezzo gaudio” è quanto mai vero: rapportarsi con individui anche loro alle prese con problemi fisici o malesseri è prezioso perché porta a raccontare ad altri i propri dolori. «Da esperta in materia, confermo che raccontarsi, condividere, trovare chi ascolta aiuta enormemente ed è terapeutico», evidenzia Nunzia Pastori. Pensiamo alle persone sole con i propri pensieri, senza alcun ausilio se non la televisione: avere l’occasione di uno scambio con altri individui assume un’importanza vitale. Trovare una mano tesa sicuramente agevola nel percorso di uscita dalla propria condizione solitaria.

4 – salvaguardare la quotidianità
I gesti abituali, ripetitivi, le azioni che si fanno tutti i giorni hanno un’importanza cruciale nel mantenere viva la mente: nel momento stesso in cui si delega anche solo la piccola spesa, la pulizia di casa o la stessa cura personale si vanificano stimoli essenziali. È nella ripetitività, infatti, che la mente di una persona anziana riesce a restare attiva. Quindi, finché si è in grado di poterli svolgere, questi piccoli rituali quotidiani sono fondamentali per la propria esistenza e per allontanare o, quantomeno, ridurre il rischio di incorrere in problemi seri quali la demenza.

5 – mantenere viva la curiosità
Leggere un libro, il giornale o una semplice ricetta, svolgere un cruciverba o esercitarsi su altri giochi simili aiuta moltissimo a esercitare la memoria e le facoltà intellettive. Un altro ottimo esercizio può essere, per esempio, dare una mano ai nipoti a svolgere i compiti, raccontare loro vicende del passato o momenti di vita vissuta. Sono tutte occasioni utili per mantenere in forma la mente oltre che attivare la curiosità verso il mondo esterno. Anche piccoli lavori fisici, come coltivare i fiori o cucinare, aiutano.
Occorre invece evitare se possibile la televisione: tenerla accesa, specie per ore, “spegne” la fantasia, la voglia di fare.

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