Cefalea psicosomatica. Impara a rompere i rigidi schemi che determinano la tua giornata per vivere meglio
La testa, con la sua posizione elevata rispetto al resto del corpo e il contenuto particolarmente prezioso, viene considerata la parte più importante dell’organismo. Come scrive Gilbert Durand riferendosi a moltissime culture antiche “la testa è allo stesso tempo il segno, il riassunto astratto della persona ed ugualmente la gemma per la quale l’individuo cresce in età come in saggezza”.
La conseguenza diretta di questa posizione d’onore è che il mal di testa è solo un sintomo tangibile di un qualcosa che agisce a livello più profondo. Avvertire un dolore, spesso è il risultato di un tentativo di bloccare una testa che pensa e programma troppo o un tentativo di bloccare un mondo emotivo che ci fa paura.
Lo stesso accade con gli istinti e così va a finire che tratteniamo aggressività e sessualità oppure non ci sentiamo pronti per assumere la responsabilità delle nostre azioni. Se considerassimo inoltre che durante le ultime generazioni si ha avuto un processo di iper intellettualizzazione – cioè viviamo troppo nella testa (razionalità) a discapito del cuore (emozioni) e pancia (istinti) – appare quasi inevitabile che la testa sia un luogo prediletto per la nascita e l’evoluzione di disturbi psicosomatici.
Si dice che il mal di testa parla di noi. Infatti, il disturbo va a colpire la sede del pensiero: vi è conflitto tra istinto e ragione, tra il corpo con i suoi bisogni ed impulsi e la testa con gli eventi programmati e che impone la sua dittatura ai livelli inferiori. In alcuni casi quindi l’attacco di cefalea “mima” il blocco del pensiero di fronte a situazioni nuove, pericolose o inopportune. Il dolore costituisce quell’interruttore che obbliga il sistema a spegnersi, a bloccarsi, a perdere il controllo sulle redini della nostra vita.
Ci sono altri motivi che si celano dietro un “inspiegabile mal di testa”. Chi sta sempre sulla difensiva preoccupato da “attacchi esterni” tende ad assumere particolari posture ed atteggiamenti, nello specifico una contrazione costante dei muscoli della nuca. Da questo atteggiamento di difesa si compromette una corretta ossigenazione dei piani alti che sommati alla stessa tensione muscolare rendono il terreno particolarmente fertile per l’insorgenza di attacchi di cefalea.
Generalmente le persone che soffrono di cefalea vivono “molto nella testa” ed hanno un grande controllo razionale sulle attività che svolgono. Questo genere di atteggiamento tende a negare il bisogno di irrazionalità o di spontaneità. Secondo le Parole di Harold Wolff: di solito, coloro che sono soggetti ad emicranie frequenti preferiscono vivere secondo un piano prestabilito, Evitano l’incerto e generalmente non intraprendono nulla sotto l’impulso momentaneo”.
Quando arriva la crisi? Un esempio classico è il weekend in cui, data l‘incapacità di molte persone di rilassarsi, viene mantenuto il proprio stile rigido anche in mancanza di un carico di lavoro. Una variante del mal di testa da weekend è il mal di testa da inizio vacanze… Altro momento critico è il lunedì mattina, momento in cui si torna a lavoro e ci si carica dei pesi della settimana che entra.
Ma accade anche la sera, prima di coricarsi quando la frenetica attività della mente può avere una serie di reazioni – dal giudizio circa la propria persona a nuovi piani di lavoro ancora più dettagliati – che sfociano nel mal di testa. Anche il rapporto con il partner e la sessualità possono essere uno stimolo in grado di far scattare il mal di testa…
Che fare quindi? Esistono degli atteggiamenti, sia fisici che mentali, in grado di abbassare la tensione e lasciare che i flussi energetici riprendano a scorrere naturalmente.
Un primo consiglio è quello di trasgredire le regole e rompere i rigidi schemi che determinano le nostre giornate.
Non è necessario che le trasgressioni siano di larga portata, è importante però riacquistare un senso di libertà e istintività che se repressa è in grado di causare molti problemi. Un altro consiglio è quello di esternare ciò che si pensa, aprire il rubinetto della spontaneità e liberarsi dalle parole stantie che inquinano la mente: buttiamo fuori i nostri pesi!
In generale tutte le occasioni in cui ci si lascia andare un po’ servono a liberarci dal peso della struttura pensante rigida: si può cantare, andare a ballare, ridere e scherzare con gli amici, dare in escandescenze, lasciare fluire le lacrime, lasciarsi andare in qualche sport mai praticato prima…
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