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I santi della porta accanto possiamo essere anche noi

I santi della porta accanto possiamo essere anche noi

A Magenta parla il giornalista Luigi Accattoli, raccontando della vocazione quotidiana alla santità. Una scelta di vita che può riguardare tutti

Chi sono i santi? Figure soprannaturali, dotate di aureola e poteri straordinari? Niente di più lontano dalla realtà. Certo, nella storia non mancano persone che, anche grazie a fatti miracolosi, hanno lasciato un’immagine leggendaria di sé.
Ma se vogliamo immaginare oggi una figura più vicina alla santità è bene farlo con esempi di persone che vediamo intorno a noi, che vivono la nostra stessa realtà, che affrontano difficoltà quotidiane come facciano tutti. Papa Francesco nell’ultima sua esortazione apostolica Gaudete et Exsultate parla di “santi della porta accanto”. Per far capire a chi si riferisca, scrive:
“Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante.”

Proprio dei “Santi della porta accanto” lo scorso 5 giugno a Magenta ne ha parlato il giornalista e vaticanista Luigi Accattoli, firma storica de La Repubblica prima e del Corriere della Sera poi. Accattoli, affiancato dal parroco don Giuseppe Marinoni che lo ha presentato, è anche autore di vari libri, tra i quali “Cerco fatti di Vangelo”, una raccolta di esempi quotidiani di vite vissute nella santità.

Storie di tutti i giorni e di straordinaria santità
Per illustrare chiaramente il concetto di santità quotidiana ha mostrato una foto, apparsa proprio sul Corriere della Sera, di una madre e un padre con due bimbe piccole in braccio: un’immagine normale, ma è il contesto che la rende straordinaria. Le due bimbe, di appena un anno, hanno vissuto per vari mesi della loro vita unite all’altezza dell’addome, il fegato in comune. Due piccole siamesi, che sono state divise dopo un delicato intervento chirurgico.

«La loro vita è stata difesa sin dalla prima ecografia», fa notare Accattoli, che narra le scelte dei genitori, che hanno affrontato con spirito cristiano una situazione davvero complessa e che poteva tradursi in un futuro drammatico, per le piccole e per loro. Questo è un esempio di santità, ovvero persone normali che vivono la realtà di tutti i giorni. «La santità è la risposta alla chiamata del Signore nelle forme più varie», sottolinea ancora il giornalista, padre di cinque figli.

«Dimentichiamoci gli stereotipi del santo, come persona che prega sempre, che recita la Liturgia delle Ore, che è una persona necessariamente consacrata», rivela, parlando alla platea. Da S. Tommaso Moro a S. Gianna Beretta Molla, sono trascorsi vari secoli senza che fosse riconosciuto santo dalla Chiesa uno sposo o una sposa. Ma non per questo la Chiesa non ricorda tutti coloro che hanno vissuto e vivono in modo degno la propria vita coniugale. È bene ricordare le parole di Papa Francesco: “ci sono molte coppie di sposi sante, in cui ognuno dei coniugi è stato strumento per la santificazione dell’altro.”

Scegliere la santità, una proposta aperta
«L’unica certezza alla via della santità è l’affidamento allo Spirito», sottolinea Accattoli, parlando dell’importanza del discernimento, ossia – in estrema sintesi – la capacità di capire ciò che è bene e ciò che è male, una capacità che, afferma Papa Francesco, “non richiede solo una buona capacità di ragionare e di senso comune, è anche un dono che bisogna chiedere”.

Ed è qui che si rivela l’importanza di affidarsi e chiedere a Dio qual è il senso e la missione che lui intende affidarci. Che non significa per forza una vita ascetica, fatta di grandi penitenze. Il santo è chi sa mettersi al servizio degli altri, facendo volontariato, è chi sa amare un figlio con handicap o difficoltà, che sa perdonare chi magari gli ha ucciso un parente, chi vive le sofferenze di una malattia, della vecchiaia con accettazione e positività.
Lo possiamo fare tutti, credenti o no. «La santità non è uno stato, ma un cammino», conclude Accattoli. Mettiamola anche così: è una porta aperta che va solo varcata. Sta a noi scegliere di farlo.

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