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Birra artigianale, una rivoluzione anche italiana

Birra artigianale, una rivoluzione anche italiana

In dieci anni c’è stato un boom dei birrifici artigianali in Italia: +400%, ma la crescita è notevole in tutto il mondo. Lo rivela uno studio

Ma quanto piace la birra artigianale: tutta la costellazione che parte dai birrifici artigianali, di cui fanno parte microbirrifici e brewpub, e arriva ai clienti ha di fatto trasformato il mercato globale della birra negli ultimi vent’anni. Più che di trasformazione si può parlare di una vera e propria rivoluzione. Lo afferma, nero su bianco, lo studio Economic Perspectives on Craft Beer. A Revolution in the Global Beer Industry, ovvero “Prospettive economiche della birra artigianale. Una rivoluzione nell’industria brassicola globale” condotto da Christian Garavaglia, docente di Economia industriale e ricercatore presso l’Università degli Studi Milano Bicocca, insieme a Johan Swinnen, direttore del Licos Centre for Institutions and Economic performance dell’Università di Leuven (Belgio).

Nello studio, da poco pubblicato e presentato, si raccolgono dati in tutto il mondo e che racconta di una autentica rivoluzione nell’industria birraria mondiale “che non è ancora terminata”. Garavaglia e Swinnen scrivono: “I birrifici artigianali e i loro clienti hanno trasformato il mercato globale della birra negli ultimi vent’anni. Hanno concluso un secolo di consolidamento dei birrifici, con il conseguente dominio di alcuni grandi birrifici e l’omogeneizzazione della birra”.

Birrifici artigianali, dallo studio internazionale…
La ricerca, frutto di un lavoro di quattro anni, indaga sulla nascita e l’evoluzione dei birrifici artigianali in tutto il mondo. Microbirrifici, brewpub, considerati sotto il termine di birrifici artigianali, sono riferiti a un nuovo tipo di produzione nell’industria birraria contrapposta alla produzione di massa della birra, avviata e diffusa in quasi tutti i Paesi industrializzati negli ultimi decenni.
Sono diversi i motivi che hanno spinto all’affermazione di questa tendenza, secondo gli autori dello studio: la standardizzazione del prodotto di grandi produttori, l’emergere di una nuova domanda più sofisticata e di una serie di consumatori, l’effetto del contagio e gli aspetti tecnologici sono analizzati come i principali fattori determinanti di questa “rivoluzione”. E nel libro si passano in rassegna molti paesi rilevanti come Stati Uniti, Australia, Giappone, Cina, Regno Unito, Belgio, Italia e molti altri paesi dell’UE.

…al boom italiano: + 400% in dieci anni
Arriviamo all’Italia: se si pensa che il primo birrificio artigianale è nato in epoca abbastanza recente, ovvero, nel 1988, di strada ne hanno percorsa parecchia i birrifici artigianali nel nostro Paese, dove se ne contavano 60 nel 2000, per passare a 132 nel 2005, raggiungendo i 311 nel 2010. Un successo già travolgente ma che cinque anni dopo (2015) è più che raddoppiato, raggiungendo i 670.
Da qui si certifica il boom nazionale dei birrifici artigianali, che nel decennio 2005-2015 ha riscontrato un aumento del 400%. Nello stesso periodo l’Italia, dopo USA, Spagna e Regno Unito, è la nazione che ha riscontrato la crescita annuale maggiore nel numero complessivo dei birrifici (+71,8 in media), superando Paesi quali il Belgio o la Germania, dove la birra ha una storia e una tradizione pluricentenaria.
Questi dati, riferiti all’Italia, si completano in qualche modo con quelli di Unionbirrai in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano, presentati a Beer Attraction secondo cui nel 2016 è aumentata anche la domanda di birra artigianale, passata dal 3 al 3,5% del totale con stime di ulteriore crescita nel 2017 e previsione di superare il 6% nel 2020. Questa crescita ha comportato anche un aumento dei birrifici artigianali, passati dai 113 del 2008 ai 718 del luglio 2017 cui vanno aggiunti 225 brew pub (locali con annesso microbirrificio).

Foto del post – By Michael Stern (10000000042291_001600) [CC BY-SA 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)], via Wikimedia Commons

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