La spesa sanitaria lombarda per la cura di questa malattia è raddoppiata passando da 12 a 24 milioni di euro
Collaborare è importante soprattutto nel campo della ricerca scientifica, quando occorre sconfiggere una brutta malattia e salvaguardare la salute dei cittadini. È il caso della sfida lanciata nei giorni scorsi contro l’epatite B cronica, una patologia causata dal virus HBV che intacca pericolosamente un organo vitale come il fegato.
Il 5% degli adulti e oltre il 50% dei bambini al di sotto dei 5 anni infettati da questo virus diventa malato cronico. Su scala mondiale sono 300 milioni le persone affette da questa patologia, di cui 1 milione muore ogni anno.
La Regione Lombardia intende contribuire alla realizzazione di farmaci innovativi per curare definitivamente l’epatite B cronica. Tutto questo attraverso l’Accordo per la Ricerca sottoscritto dall’assessore all’Università, Ricerca e Open innovation, Luca Del Gobbo, con il presidente di Promidis srl, Pietro Di Lorenzo.
In campo, accanto a Promidis, ci sono anche l’Istituto nazionale di genetica molecolare, l’Università degli Studi di Milano, il Policlinico San Matteo di Pavia e l’Ospedale San Raffaele di Milano. Un’impresa e quattro centri di ricerca d’eccellenza che uniscono le loro forze in un progetto per trovare la prima cura definitiva. È una ricerca da 5,6 milioni di euro per i primi tre anni di lavoro, cui a Regione Lombardia dà un importante contributo di 3,3 milioni (fondi FESR 2014-2020), grazie all’Accordo.
«Attualmente la medicina offre vaccini in grado di prevenire l’infezione, ma non di curare definitivamente l’epatite B cronica. – spiega l’assessore regionale Luca Del Gobbo – I malati quindi devono assumere farmaci per tutta la vita e questo significa costi elevatissimi per il sistema sanitario e la non certezza di ridurre il rischio del cancro al fegato». Dal 2009 al 2015 la spesa sanitaria per la cura dell’epatite B, in Lombardia, è raddoppiata passando da 12 a 24 milioni di euro.
Il progetto su cui hanno già cominciato a lavorare Promidis e gli altri partner della rete intende assicurare proprio questo risultato: la cura definitiva di un male ancora fortemente diffuso. In questo scenario, favorito dalla Legge regionale 29 “Lombardia è Ricerca”, muta il ruolo della Pubblica amministrazione. «Vogliamo aprire spazi e creare dinamiche per le quali cittadini, famiglie, imprese, centri di ricerca non sono più solo destinatari delle politiche, ma sono anzitutto protagonisti, con una voce in capitolo e con la possibilità di dare gambe a idee anche rivoluzionarie, ma sempre con una ricaduta positiva sulla vita delle persone», ha aggiunto l’assessore regionale.
Leave a Comment
Your email address will not be published. Required fields are marked with *