Andrea Bianchi nel suo libro conduce il lettore a scoprire una pratica di benessere tanto semplice quanto piacevole
Camminare a piedi nudi. Chissà perché, se ci capita, è spesso e volentieri in spiaggia. Eppure è un piacere che dovremmo applicare ed estendere in molteplici luoghi e occasioni. Perché venire a contatto con il terreno naturale è davvero un’esperienza appagante, oltre che salutare. “Il cammino a piedi nudi è una pratica che ci ricollega alla terra e alla sua energia, che ci aiuta a conoscere noi stessi… senza le scarpe il nostro passo diventa leggero e silenzioso, non lascia tracce e suscita una gioia genuina”, scrive Andrea Bianchi in “A piedi nudi” (Ediciclo editore), un libro nato dall’esperienza sul campo dell’autore che da tempo ha cominciato a portare questa pratica, denominata del barefooting, in giro per l’Italia, dalle Dolomiti alla Via Francigena.
Si potrebbe definire “A piedi nudi” un abecedario del camminare scalzi, dato che il testo è strutturato in ordine alfabetico, spiegando anche con aneddoti i motivi che fanno del camminare a piedi nudi una pratica di benessere. D’altronde, come ricorda Bianchi, il piede umano è il risultato di un’evoluzione durata quattro milioni di anni. È un capolavoro di biotecnica in sé perfetto per svolgere al meglio le funzioni per cui è stato formato dagli adattamenti naturali. Per motivi biomeccanici, però, indossando delle scarpe risulta impossibile adattare quell’andatura naturale che in un milione e mezzo di anni ci ha portati a conquistare il mondo a piedi nudi.
Camminare a piedi nudi fa bene, ecco perché
Camminare a piedi nudi è salutare. Alla lettere E si parla dell’Earthing, ovvero della connessione elettrica che si stabilisce tra il nostro corpo e la terra quando siamo a piedi nudi su un terreno naturale, recando benefici confermati dalla pratica scientifica che collegano gli effetti dell’earthing alla risposta immunitaria dell’organismo umano sui meccanismi di infiammazione e di guarigione delle ferite, e in relazione alla prevenzione e al trattamento di infiammazioni croniche e di malattie autoimmuni nonché sui meccanismi di danneggiamento muscolare.
“I risultati ai quali sono pervenuti” i ricercatori statunitensi autori dello studio “indicano che la connessione elettrica del corpo umano con la terra ha degli effetti positivi su tutti questi aspetti e in misura proporzionale al tempo stesso di durata del contatto terra-corpo”. Mettere in pratica il beneficio del contatto piedi-terra è semplice: è sufficiente qualche metro di prato o di qualsiasi terreno naturale, su cui rimanervi a contatto, senza la necessità di camminare. Anche star seduti coi piedi per terra è sufficiente.
A contatto con la natura
Un altro dei concetti forti del libro è quello che unisce la pratica del camminare a piedi nudi all’amore per la natura, la biofilia, un tema spesso ricorrente e che ha uno spazio dedicato: l’autore spiega perché la sua decisione di camminare scalzo non sia una pratica radicale, da mettere in atto ovunque, come è alla base dello “scalzismo” che porta, infatti, chi adotta questa scelta di vita a non indossare più calzature durante qualsiasi attività quotidiana.
E motiva perché sia arrivato alla scelta di camminare scalzo, una scelta fatta fin dall’inizio connessa con l’ambiente naturale: “La camminata scalza è diventata per me una dimensione non solo naturale, ma di cui sento l’esigenza per il mio benessere psicofisico e il mio equilibrio”. Una passione curata con attenzione e frutto di studi, che riversa in questo libro e che insegna negli stage di barefooting in giro per l’Italia e anche con indicazioni pratiche nel testo offerti al lettore.
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