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Salute, quella digitale potrebbe stare meglio

Salute, quella digitale potrebbe stare meglio

Nel 2016 gli investimenti nella digitalizzazione della Sanità italiana sono diminuiti. Eppure pazienti e medici danno prova di apprezzarla

Il digitale avanza a fatica in Sanità. Ed è un peccato perché sia i cittadini che i medici apprezzano molto le soluzioni tecnologiche applicate alla salute. Basti pensare che il 42% degli internisti e il 53% dei medici generici utilizza WhatsApp per comunicare con i propri pazienti. Eppure gli investimenti lo scorso anno sono diminuiti (-5% rispetto al 2%), con una spesa complessiva per la digitalizzazione della Sanità italiana di 1,27 miliardi di euro, che resta lontana dagli standard dei Paesi europei avanzati.

A sentire il polso della e-Sanità è la Ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, presentata nei giorni scorsi a Milano e che evidenzia una diffusione della tecnologia a macchia di leopardo nella Penisola.

Ombre e luci – Oltre alle ombre ci sono anche diverse luci, evidenzia il report: innanzitutto, prosegue il percorso di digitalizzazione di base delle aziende sanitarie, con la cartella clinica elettronica che rappresenta l’ambito di investimento più significativo e in crescita rispetto al 2015. “Le direzioni strategiche sono ormai consapevoli dell’importanza di offrire servizi digitali ai cittadini”, segnalano gli analisti dell’Osservatorio, evidenziando come l’80% delle strutture offre già il download dei referti via internet e la prenotazione delle prestazioni via web.

Cittadini attivi – Utenti e medici danno segnale di grande rapidità nell’apprezzare i benefici e gli strumenti tecnologici a loro disposizione. Gli italiani sono sempre più in rete per quanto riguarda la salute: più della metà (51%) ha utilizzato almeno un servizio online in ambito sanitario (contro il 49% dell’anno prima), in particolare per chiedere informazioni sulle strutture (32%) e per prenotare online esami e visite (22%). I medici sono sempre più attenti alle tecnologie soprattutto per acquisire informazioni o comunicare: oltre la metà degli internisti e quattro “generici” su dieci utilizzano app per aggiornare le loro competenze, il 42% dei medici di medicina interna e il 53% dei medici di medicina generale utilizza WhatsApp per comunicare con i pazienti.

Le soluzioni su cui si punta di più – La Cartella Clinica Elettronica è lo strumento più apprezzato tra i diversi ambiti della sanità digitale. Le Direzioni aziendali delle strutture sanitarie gli riconoscono un ruolo chiave per supportare gli obiettivi strategici, considerandola molto rilevante (per il 59% del campione). Sono ormai presenti e diffuse le funzionalità di consultazione di referti e immagini (nell’88% delle strutture rispondenti) e l’order management (nel 70%), ma mancano ancora funzionalità quali la gestione del diario medico e infermieristico o la gestione della farmacoterapia, presenti in modo diffuso solo nel 38% e 39% delle strutture.

Anche i servizi digitali al cittadino sono ritenuti dalle direzioni strategiche un ambito di investimento rilevante: il 56% lo segnala come prioritario, contro il 36% dell’anno precedente. Nel 2016 le strutture sanitarie hanno investito 14 milioni di euro in servizi digitali al cittadino e gli addetti ai lavori prevedono aumenti di budget nel 2017. I servizi digitali più diffusi nelle aziende sono il download dei referti via web (lo offre l’80% delle strutture) e la prenotazione delle prestazioni via web (61%).

Sul lato mobile, il ritardo delle strutture sanitarie sulle tecnologie specifiche risulta meno evidente, quanto meno se si considerano le soluzioni di mobile hospital. Il 26% le ritiene rilevanti, nel 2015 era solo il 10% a considerarle tali, e cresce la quota di aziende che utilizzano strumenti mobile per accedere a funzionalità della cartella clinica elettronica (54% contro 43% nel 2016), così come la spesa dedicata a questo ambito (12 milioni di euro contro i 9 milioni dell’anno precedente). Tuttavia, tale quota è ancora limitante, poiché l’utilizzo della CCE al letto del paziente (e quindi in mobilità) rappresenta un requisito fondamentale per coglierne appieno i benefici. Tra gli strumenti prioritari, il 39% delle direzioni strategiche la ritiene un ambito prioritario, valore decisamente superiore a quanto rilevato nel 2016 (21%), e crescono gli investimenti.

Quanto piacciono le App – L’indagine condotta dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità in collaborazione con Doxapharma mostra che, pur rappresentando una quota ancora minoritaria dei servizi digitali, l’utilizzo delle app per monitorare lo stile di vita è sempre più frequente, in particolare tra i cittadini under 44. I dispositivi wearable associati alle app più utilizzati sono gli orologi, seguiti dai braccialetti. Il 7% dei cittadini, soprattutto nella fascia 35-44 anni, utilizza WhatsApp per comunicare con il proprio medico di base e/o con il medico specialista.

Le app piacciono anche ai medici, che si mostrano sempre più aperti e interessati alle tecnologie digitali e, in particolare, al mondo delle applicazioni. Le ricerche realizzate dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità mette in evidenza che il 52% degli internisti e il 39% dei medici generici utilizzano app per consultare informazioni e linee guida, e rispettivamente il 45% e il 32% per visionare articoli scientifici, report ecc. Tra i servizi online maggiormente utilizzati dai “generici”, invece, si segnala la consultazione dei referti di laboratorio (47%) e dei referti di visite specialistiche (32%).

Cosa serve per dar slancio all’innovazione – Per dare avvio a quel rinnovamento organizzativo e tecnologico che consentirebbe di offrire servizi efficienti e di qualità a cittadini, pazienti e medici, alla Sanità italiana servono vari rimedi. Innanzitutto, servono maggiori risorse economiche (65%) e umane (50%). Oltre ai ritardi normativi, secondo le Direzioni strategiche delle strutture sanitarie la principale barriera allo sviluppo della sanità digitale è proprio la mancanza di questi due presupposti a ostacolare la crescita verso la digitalizzazione e l’innovazione. Il digitale stenta a decollare spesso a causa di una bassa cultura digitale tra gli addetti ai lavori: barriera riconosciuta dal 34% delle direzioni strategiche, dal 43% degli internisti e dal 51% dei medici di medicina generale.

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