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Bici e ciclabilità, l’Italia è un paradosso

Bici e ciclabilità, l’Italia è un paradosso

Crescono le piste ciclabili e le vendite di bici, ma la percentuale d’italiani che le usano è sempre quella. Eppure i vantaggi sono molti, anche per l’economia

Nel periodo in cui il nostro Paese vive il Giro d’Italia è il momento giusto per fare un bilancio sul mondo della bici. Crescono le piste ciclabili, siamo il maggior produttore in Europa, ma non cresce la ciclabilità. Infatti, in sette anni (2008-2015), le infrastrutture riservate a chi pedala nei capoluoghi sono cresciute addirittura del 50%, mentre nello stesso periodo la percentuale di italiani che usa la bici per gli spostamenti è rimasta la stessa: nel 2008 era il 3,6% e nel 2015 era il 3,6%. A fare il bilancio è stata Legambiente, in collaborazione con VeloLove e Grab+, attraverso il report “L’A Bi Ci – 1° Rapporto sull’economia della bici in Italia e sulla ciclabilità nelle città di Legambiente”.

Città italiane e bici, le buone notizie
Senza prendere i modelli virtuosi delle città della Danimarca e dell’Olanda, anche in Italia si contano eccellenze e buone pratiche, ma sono concentrate in alcuni Comuni e in una data area geografica.

A proposito di cittadini che usano sistematicamente la bici per andare da casa al luogo di lavoro, l’Italia non se la cava male: 743 mila, con percentuali davvero elevate nella provincia autonoma di Bolzano (13,2% di persone che usano la bici per il tragitto casa-lavoro), in Emilia Romagna (7,8%) e in Veneto (7,7%). Addirittura a Bolzano e a Pesaro si raggiungono quote del 28%, a Ferrara il 27% e a Treviso il 25%. Percentuali ottime o buone si registrano in almeno 12 città italiane: la più vicina alla Lombardia è Novara con il 17%.

Tra i modelli virtuosi è da citare la Bicipolitana di Pesaro: una metropolitana di superficie, dove al posto delle rotaie ci sono i percorsi ciclabili e le bici sostituiscono i vagoni. “Alla fine del 2016 sono 85 i chilometri di Bicipolitana e la rete, visto il successo, continua a estendersi” si segnala nella ricerca. Ma altrettanto virtuose sono le esperienze di Milano che, da quando ha introdotto l’Area C e ha ripensato alcuni spazi ha visto crescere la ciclabilità e oggi il 6% dei milanesi si sposta in bici. Al contrario una città come Roma conta solo lo 0,5%.

Perché ci si sposta poco in bici
Tra i motivi per cui gli italiani sono restii a muoversi in bici c’è sicuramente quello dell’insicurezza stradale. Nel 2015 si sono verificati in Italia 174.539 incidenti stradali con lesioni a persone, che hanno provocato 3.428 morti e 246.920 feriti (dati Istat). Sono aumentati i decessi (+1,4% sull’anno precedente) e i feriti gravi (+6,4%). Come si sottolinea nel documento, la cosiddetta utenza vulnerabile, ovvero i pedoni (602 vittime nel 2015) e i ciclisti (251), è particolarmente esposta e l’insicurezza delle strade è un ostacolo evidente all’uso delle bici.

La qualità delle infrastrutture è un motivo altrettanto cruciale. Non importa che aumentino le piste ciclabili, è fondamentale che siano ben concepite. Altrimenti offrono un falso senso di sicurezza non solo al ciclista, ma anche all’automobilista: ciascuno si sente sul suo terreno e pretende il rispetto dell’altro, ottenendo il risultato opposto a quello sperato e facendo aumentare il rischio di incidenti.

In ogni caso, sono incrementati i chilometri di percorsi ciclabili urbani nelle città capoluogo di provincia realizzati tra il 2008 e il 2015: 1.346,1 km con un aumento delle infrastrutture riservate a chi pedala del 50% in questi sette anni. Ma, ribadiamo, ecco il paradosso: nello stesso periodo la percentuale di italiani che utilizzano la bici per gli spostamenti è rimasta immutata: 3,6%.

Un altro motivo che aiuterebbe a migliorare l’uso della bici è anche contare su posti sicuri dove lasciarla senza l’incubo dei furti. Le città in grado di fornire informazioni complete relative alla disponibilità di stalli riservati ai veicoli a due ruote sono il 57% e di queste, poco più della metà dichiara di non avere nessuno stallo disponibile o inferiore all’1% dei totali. Va meglio se si considerano i parcheggi di interscambio nei pressi delle stazioni ferroviarie: il 70% dei Comuni ha allestito postazioni di interscambio in tutte (50%) o almeno una stazione ferroviaria, mentre il 30% ne è ancora sprovvisto.

Usare la bici fa bene alla salute e all’economia
È un vero peccato che non si possa contare su strade o piste ciclabili quanto più sicure perché gli italiani danno l’idea di apprezzare la bici. Basti pensare che il bike sharing è piuttosto diffusa su tutto il territorio: infatti, sono 51 i Comuni in cui i cittadini possono usufruire di un servizio di bike sharing, ovvero il 60% del totale.

Ed è altrettanto un peccato perché la bici fa bene all’economia: il fatturato generato dall’insieme degli spostamenti a pedali in Italia è di 6,2 miliardi di euro. Un valore che supera abbondantemente i ricavi dell’export del vino, uno dei… cavalli di battaglia del made in Italy. Di questa cifra si tiene conto di una serie di parametri due dei quali sono legati alla sfera della salute: 960 milioni si ricavano quali benefici per la salute dei bambini, oltre 1 miliardo per quelli sanitari.

La voce più importante è quella riguardante il cicloturismo, con 2,05 miliardi di euro. Un valore sottostimato, tenendo conto che questo valore si basa su una serie di informazioni che in alcuni casi sono vecchie di oltre un decennio. “Se si applica il dato di Trento, opportunamente ridotto del 25% per prudenza, ai circa 17 mila km di piste ciclabili nazionali tra Grandi Vie e Vie dei Mari si ottiene un valore potenziale del cicloturismo italiano di circa 3,2 miliardi di euro”, è la stima degli analisti.

Infine, c’è da considerare il mercato delle bici. Nel 2015 nell’Unione Europea (a 28 Paesi) sono state prodotte 13.149.000 bici. L’Italia è il maggior produttore, ed è una conferma, con una quota di mercato che sfiora il 18%. “Tuttavia non c’è simmetria tra produzione e vendite, dal momento che in rapporto alla popolazione l’Italia ha un numero di unità vendute di gran lunga inferiore a tante nazioni continentali” è la considerazione della ricerca.

Il quadro delle vendite dell’ultimo quinquennio è decisamente oscillatorio. Le più recenti statistiche di Confartigianato segnalano che nel primo bimestre 2016, la produzione segna un +13,8% rispetto al 2015, un trend più che doppio rispetto al +6,6% registrato nell’Ue.

Al di là del numero di unità vendute è curioso notare che gli italiani, come peraltro i francesi e i britannici, acquistino in media veicoli di valore compreso tra i 300 e i 325 euro, circa un terzo di quello che investono nella bici gli olandesi e la metà di quello che spendono i danesi che sono quelli che usano più la bici in Europa. Forse compriamo una bella bici, ma poi la lasciamo in box, sperando di trovare la voglia e, soprattutto, una sicurezza sulla strada che oggi rimane troppo spesso sulla carta.

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