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L’obesità dilaga, ma si può curare. Ecco come fare

L’obesità dilaga, ma si può curare. Ecco come fare

Colpisce 6 milioni di italiani e provoca gravi problemi di salute. Un bambino su tre è in sovrappeso e uno su 4 risulta obeso. Le cure ci sono e la scienza aiuta

Italiani popolo di santi, navigatori e obesi. Verrebbe da pensarlo guardando ai dati riferiti dalla Società italiana di chirurgia dell’obesità: 6 milioni di connazionali risultano tali e 500 mila grandi obesi. L’Italia spicca ai primi posti in Europa anche per quanto riguarda l’obesità infantile: un bambino su tre è in sovrappeso e uno su 4 risulta obeso.

Una malattia sociale – Sono cifre considerevoli che identificano una vera e propria “malattia sociale” come veniva definita in occasione del recente Congresso nazionale della Sicob. Una condizione che ha conseguenze gravi: ogni anno 57 mila persone muoiono per le complicanze dell’obesità. La stessa Società segnalava che sovrappeso ed eccesso ponderale sono responsabili di circa l’80% dei casi di diabete, del 55% dei casi di ipertensione e del 35% di quelli di cardiopatia ischemica e di tumore.

Tra l’altro, in occasione della decima edizione dell’Italian Diabetes & Obesity Barometer Forum si è evidenziata una crescita significativa del diabete in Italia: nel confronto dei dati 2000/2015 si contano oltre un milione di malati (per la precisione 1.118.000) in più nel corso degli anni. Le persone colpite nel 2000 erano il 3,8%, nel 2015 il 5,4%. Tutto questo ha un riflesso anche in termini economici: l’obesità, infatti, è stata responsabile (dati 2012) del 4% della spesa sanitaria italiana per 4,5 miliardi di euro circa.

Soluzioni al problema – Ma da cosa è provocata l’obesità? Oltre a fattori genetici, è imputabile principalmente a cambiamenti negli stili di vita come scorretta alimentazione, sedentarietà, inattività fisica. Che fare per affrontare questa situazione?

Per la Sicob la soluzione nei casi più gravi è la chirurgia bariatrica: secondo un’indagine dell’Università Milano Bicocca, con la chirurgia bariatrica si può ottenere un guadagno per paziente di oltre 3 anni di vita, in condizioni di salute ottimali e una riduzione della spesa per paziente di 11.384 euro. Nei casi meno gravi, un regime dietetico attento e l’attività fisica sono alleati preziosi.

Nel caso dello sport c’è anche un’evidenza scientifica in più a supporto: come riporta il sito web Humanitas Salute, da quanto emerso da uno studio dell’Erasmus University Medical Centre di Rotterdam (Olanda) e pubblicato su European Journal of Preventive Cardiology fare attività fisica fa bene al cuore nonostante i chili in più. I benefici derivanti dell’attività fisica riuscirebbero, infatti, ad attenuare l’impatto del sovrappeso e dell’obesità sulla salute cardiovascolare nelle persone di mezza età e anche più anziane.

La ricerca scientifica dà una mano – Sui benefici dell’esercizio fisico c’è anche una motivazione biologica: è stato da poco presentato il risultato di uno studio coordinato dall’Università Statale di Milano che dimostra come i livelli di una molecola chiamata irisina aumenti nei soggetti che svolgono attività fisica, diminuendo l’insorgenza di malattie metaboliche. Ora il team di ricerca sta lavorando a sviluppare farmaci capaci di “mimare” il suo effetto apportando alla nostra salute gli stessi benefici dell’attività fisica.

Un’altra attività di ricerca, condotta anche in questo caso dalla Statale di Milano insieme a un team dell’IRCCS Policlinico San Donato, ha evidenziato un prezioso aiuto offerto dalla stimolazione magnetica transcranica nello sconfiggere l’obesità modificando i batteri intestinali, denominati “microbiota”.

La stimolazione magnetica transcranica profonda è una tecnica non invasiva, attualmente usata per curare emicranie resistenti ai trattamenti farmacologici, depressioni maggiori, dipendenze e alcuni disturbi motori. In pratica, al paziente viene fatto indossare un casco leggero che applica dall’esterno una sollecitazione elettromagnetica a differenti regioni del cervello. Dopo cinque settimane di trattamento, i soggetti a cui era stata effettivamente erogata la terapia avevano perso più del 3% del loro peso e più del 4% del loro grasso corporeo.

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