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Scuola digitale, cosa va e cosa no

Scuola digitale, cosa va e cosa no

A livello di digitalizzazione, è una situazione chiaroscurale quella vissuta nelle scuole italiane. Due ricerche mostrano i pregi e i difetti

La scuola italiana alla sfida del futuro, come è messa? A guardare il bicchiere mezzo pieno, bene: a livello strumentale, nelle scuole, si registra un’ampia diffusione della banda larga. Il 55% ha una connessione internet DSL, il 29% in fibra ottica e il 21% tramite operatore wireless fisso.

E ancora: attività come la gestione delle classi, delle iscrizioni, del rilascio dei diplomi o delle comunicazioni scuola – famiglia, parte integrante dei processi primari, è digitalizzato nel 75% degli istituti in parte o completamente. Il “lato oscuro” è costituito dalla immatura diffusione delle tecnologie nell’attività didattica, per cui a oggi sono utilizzate in larga scala solo le dotazioni minime, come la connessione Internet in classe, la LIM, i PC e Tablet personali forniti in alcuni casi dalla scuola.

La ricerca in sintesi – Ad analizzare la situazione digitale scolastica sono due indagini realizzate dall’Osservatorio eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano sul tema della diffusione del digitale all’interno dei processi scolastici e da Link Campus University, con il supporto dell’Università degli Studi Roma Tre sull’utilizzo del digitale nella didattica. Entrambe sono state svolte in collaborazione con ANP – Associazione Nazionale Dirigenti e alte professionalità della scuola.

Ecco alcuni dei dati raccolti: l’85% delle scuole dichiara di avere personale con competenze tecniche necessarie per utilizzare i software, nonostante non manchino criticità nell’introduzione: prima di tutto la resistenza al cambiamento (40%) e la mancanza di competenze interne (40%), poi la carenza di risorse economiche (34%), la scarsa disponibilità di infrastrutture tecnologiche (25%).

Di positivo c’è, a livello di digitalizzazione dei processi, che solo il 4% delle scuole italiane è poco o per nulla digitalizzata (“Non digital”), con una bassa diffusione dei software a supporto dei processi e in media oltre il 70% degli stessi gestito attraverso l’uso del cartaceo. Il 39% delle scuole risulta completamente digitalizzato: il 100% dei processi primari sono digitalizzati e almeno il 95% di quelli di supporto, adottando un software in quasi tutti i processi.

Quando si arriva alla voce “competenze” le cose si fanno più critiche: persino il 28% delle scuole completamente digitali lamenta una mancanza di competenze interne, e la percentuale sale al 48% per i “Beginners” e al 53% per i “Non digital”. Fondamentale poi è la disponibilità di personale amministrativo da dedicare alla digitalizzazione: il 15% delle scuole “Fully digital” lamenta una mancanza di personale da dedicare, il 24% delle “Beginners” e il 40% delle “Non Digital”.

Didattica poco digitale – Si arriva poi alla ricerca realizzata (su più di 1000 docenti) da Link Campus University. Essa si è proposta di indagare la situazione di partenza delle scuole italiane di ogni ordine e grado circa: l’uso delle tecnologie e delle risorse personali; la pratica didattica quotidiana; le esperienze e competenze diffuse oggi tra i docenti; i bisogni di formazione e accompagnamento.

L’indagine cosa mostra? Una scuola in cui le strumentazioni tecnologiche disponibili quotidianamente sono solo quelle di configurazione minima. Per lo svolgimento delle attività didattiche, infatti, si rileva una buona diffusione della connessione Internet in classe (83%), della LIM (70%), del personal computer/Tablet personali forniti dalla scuola (57%).

Tuttavia, secondo gli insegnanti, i principali ostacoli o freni all’innovazione a scuola sono dati da una certa resistenza al cambiamento da parte del corpo docente (20%), l’assenza di personale interno competente e formato (18%) e l’assenza di misure di accompagnamento specifiche (circa 15%).

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  • Piero
    29 Marzo 2017, 13:48

    Ci sono ancora molti insegnanti che temono l’innovazione. Ci sono casi in cui Lim restano inutilizzate perché molti non sanno neanche come accenderle

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