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Cari animali, per voi si può fare di più in ogni città

Cari animali, per voi si può fare di più in ogni città

Il rapporto tra uomini e animali e le sfide da affrontare in ogni città per una migliore convivenza. Un’indagine svela che cosa stanno facendo amministrazioni comunali e Aziende sanitarie

La gestione di cani, gatti & C., impone scelte non più procrastinabili, specie in città. Per il loro benessere e per una civile convivenza nel rispetto delle regole. A leggere alcuni dati raccolti nell’indagine “Animali in città”, realizzata da Legambiente emergono situazioni non più accettabili. Ad esempio: nel 2015 amministrazioni comunali e Asl hanno stanziato più di 245 milioni di euro in termini di spesa pubblica per la gestione degli animali (d’affezione e non) nelle nostre città. Quattro volte la somma impegnata in Italia per tutti i 23 Parchi nazionali italiani e le 14 Riserve Naturali dello Stato oppure 70 volte la somma impegnata in Italia per tutte le 27 Aree marine protette.

Una cifra decisamente eccessiva rispetto ai risultati raggiunti, se si considera che solo il 12% dei Comuni e il 43% delle aziende sanitarie locali che hanno risposto al questionario inviato da Legambiente ottengono la sufficienza. Troppo anche perché, buona parte dei costi (l’80% per i Comuni), è assorbita dai canili rifugio, strutture indispensabili secondo il modello attuale, ma fallimentari rispetto al benessere animale e alla prevenzione del randagismo. Questi e altri dati e aspetti emergono dall’indagine dell’associazione ambientalista mirata a valutare le performance che amministrazioni comunali e aziende sanitarie locali dichiarano di offrire ai cittadini che hanno animali d’affezione e, in generale, per la migliore convivenza in città con animali padronali e selvatici.

Le città ago della bilancia nel rapporto uomini-animali
Come spiega Legambiente, oggi nelle aree urbane italiane si giocano alcune delle principali sfide del Paese ed anche quella per rinnovare la complessa e plurale relazione con gli animali si vince o si perde nelle città. “Il quadro che emerge dal VI rapporto nazionale rimarca l’urgenza di una visione e di una strategia condivisa tra i diversi attori istituzionali maggiormente responsabili di tali aspetti: Amministrazioni comunali, Regioni e Governo, anche e soprattutto per costruire un’effettiva conoscenza del mondo animale, superare la conseguente scarsa educazione alle esigenze di coesistenza con gli animali in città e l’insufficiente consapevolezza delle fondamentali responsabilità individuali dei cittadini per poter giungere a risultati di maggior benessere degli altri esseri senzienti e di civile convivenza”.

Le risposte dai Comuni e dalle Asl
Cominciamo con l’Ufficio preposto a cani, gatti & C. Il 39,3% delle amministrazioni comunali sostiene di aver attivato l’assessorato e/o l’Ufficio dedicato al settore. Il 98,7% delle Aziende sanitarie locali ha risposto di avere almeno il canile sanitario e/o l’Ufficio di Igiene urbana veterinaria. “Teoricamente, dunque, più di un terzo dei Comuni e la quasi totalità delle Aziende sanitarie locali dovrebbe essere in grado di fornire risposte adeguate, ma non è così. Solo 3 città (0,3% del campione) totalizzano i punti necessari a raggiungere una performance ottima. Ventidue città (il 2% del campione) ottengono una performance buona, 132 città (l’11,9% del campione) una performance sufficiente.
Cani e gatti, c’è poca conoscenza

Altro indice fondamentale per comprendere il controllo e l’attenzione agli animali in città è l’anagrafe canina (l’unica anagrafe obbligatoria per gli animali in città), lo strumento principale per conoscere le presenze dei cani padronali sul territorio. La media nazionale segnala un cane per ogni sette abitanti, mentre nelle regioni più virtuose (Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Emilia Romagna e Veneto) il dato arriva a un cane ogni quattro abitanti.

Delle spese ingenti abbiamo già scritto: il paradosso è che solo un quinto dei Comuni dichiara di sapere quante siano le strutture dedicate agli animali d’affezione. E non va certo meglio con i gatti: tutti i contesti urbani hanno gatti liberi più o meno “autorganizzati” in colonie. “La corretta gestione delle colonie feline è uno degli elementi che facilita il buon rapporto con gli animali in città o che, al contrario, può ingenerare frequenti conflitti”, rileva Legambiente. Solo il 22,22% dei Comuni dichiara di monitorare le colonie feline presenti nel proprio territorio.

Il randagismo costituisce l’elemento principale di sofferenza e conflittualità per gli animali e il costo economico più significativo a carico della collettività. I problemi si ravvisano anche in altri aspetti: per esempio, il fatto che meno della metà (48,87%) dei Comuni dichiara di avere un regolamento per la corretta detenzione degli animali in città, mentre l’accesso ai locali pubblici e negli uffici è regolamentato in poco più di un Comune su nove.

Cosa pensano i cittadini
Arriviamo, infine, a comprendere cosa pensino i cittadini o come percepiscano la situazione. Il sondaggio d’opinione è una novità nel rapporto di Legambiente e mostrano diversi aspetti da considerare.Il primo riguarda il giudizio sull’azione di controllo e vigilanza delle Polizia municipale su maltrattamenti animali o mancata raccolta degli escrementi: il giudizio è insufficiente o mediocre da più di otto cittadini su dieci. Ma anche il giudizio sull’interesse verso gli animali dei loro concittadini non è certo tanto migliore: cinque su dieci lo ritengono insufficiente o mediocre e lo stesso giudizio lo esprimono sei cittadini su dieci riguardo all’impegno del proprio sindaco in tema di tutela degli animali.

E ancora: sette su dieci hanno una percezione insufficiente o mediocre del numero, della pulizia e della fruibilità delle aree verdi. Più di cinque cittadini su dieci esprimono lo stesso giudizio sull’offerta di locali pubblici in cui è possibile accedere con il proprio cane e più o meno lo stesso numero di persone giudica in maniera negativa il servizio offerto dalle Asl su cani o gatti vaganti. La percentuale sale leggermente (6 su 10) nell’esprimere analogo giudizio sullo stesso aspetto relativamente al ruolo delle amministrazioni comunali. Ultimo dato: poco meno di sei cittadini su dieci ritiene insufficiente o mediocre il servizio ricevuto dalle amministrazioni comunali per i propri amici a quattro zampe.

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