“Cresceva in età, sapienza e grazia”: questo il titolo del convegno organizzato dall'Unità Pastorale Giovanile della Comunità di Magenta.
Nel Cinema Teatro Nuovo di Magenta: il 24 gennaio 2017 si è svolto un incontro pubblico dal tema “Cresceva in età, sapienza e grazia”, organizzato dall’Unità Pastorale Giovanile della Comunità di Magenta. Mi è piaciuta la proposta e mi sono piaciute le argomentazioni dei vari relatori.
Prima di parlare del convegno mi soffermo sul titolo della tavola rotonda: è tratta dal Vangelo di Luca ed è una frase che conclude un episodio della giovinezza di Gesù. I suoi genitori stanno tornando da Gerusalemme dopo la festa di Pasqua. Sono stati giorni intensi e viaggiano in comitiva. A un certo punto si accorgono che il loro figlio non è con loro. Tornano in città e lo ritrovano che sta discutendo con i maestri del tempio. Ma di questo passo a me piace ricordare la frase di Maria quando rivede Gesù: «Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Qui si rivelano la preoccupazione e l’amore per una mamma (e un papà) per il proprio figlio.
È a questa stessa attenzione che ha puntato questa tavola rotonda: la preoccupazione di chi opera per accompagnare i ragazzi nella fede, nella scuola, nello sport. A volte, ha ricordato Rocco Persampieri, ex calciatore professionista e oggi preparatore federale, occorre insegnare ai genitori a riappropriarsi del giusto equilibrio con il mondo dello sport, col calcio – che troppo spesso diventa un idolo – perché i figli possano godere di un momento piacevole e formativo come è appunto lo sport.
Per questo Rocco ha svolto iniziative originali come allenare i genitori, non tanto per insegnar loro i rudimenti del calcio quanto per fargli comprendere i veri valori che una disciplina, svolta in modo equilibrato e piacevole, può offrire ai loro figli. Bene ha detto che «il genitore è l’elemento portante per creare uno sviluppo armonico dei giovani».
Evitare che lo sport diventi un elemento di illusione e di frustrazione è fondamentale per la crescita dei nostri figli. L’ha espresso bene Danilo Lenzo, moderatore della serata, nonché giornalista e scrittore, nel suo libro “Un papà nel pallone”, raccontando in maniera semiseria situazioni paradossali di padri (e madri) ossessionati per il calcio, trasmettendo ansie e false aspettative ai propri pargoli, anziché lasciarli liberi di divertirsi accettando le regole.
Suor Maridele Sandionigi, salesiana impegnata nella formazione professionale, ha posto l’accento sulla fede, che deve essere considerata non come un’osservanza, ma come una relazione: «Gesù ci ha insegnato a chiamare Dio “padre” e ad amare», invitando la platea a pregare per i ragazzi i quali «mettono il massimo impegno quando vedono e sentono che gli adulti ripongono fiducia in loro».
Mauro Colombo, direttore del Centro Formazione Professionale dei Salesiani ad Arese, ha parlato come dirigente ma anche come papà di un figlio 14enne (e in cui mi sono rivisto e sentito ben rappresentato…). Ha esposto quattro punti dell’azione educativa dei genitori: non far evitare fatica e avversità ai ragazzi, ma dar loro le chiavi di lettura per affrontarle; impegnarsi a scegliere bene le strutture educative (scuola, sport…) partendo dalle persone che qui operano e, una volta fatta la scelta, rispettare le professionalità; dare massima enfasi al valore dell’istruzione/cultura e del lavoro; raccontare ai ragazzi la speranza, non il pessimismo.
Altrettanto bene ha rilevato Marco Invernizzi, sindaco di Magenta, che sempre più si assiste a una frattura tra un modello passato legato alla cultura del lavoro, che costruiva e progettava presente e futuro, e quello odierno basato sul consumismo, che distrugge tutto ciò che trova al suo passaggio: prospettive, legami, valori.
Don Emiliano Redaelli, responsabile UPG, ha tirato le fila di questa serata ponendo l’accento sul valore che tutti noi genitori, educatori, allenatori, insegnanti, catechisti, sacerdoti abbiamo. «Occorre parlarsi» ha concluso don Giuseppe Marinoni, parroco della Comunità Pastorale magentina, ricordando l’insegnamento del “Santo dei Giovani” quel don Giovanni Bosco che ha fatto dell’amabilità e dell’infondere e trarre fiducia nei giovani uno scopo di vita e una ragione di santità.
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