A Casate Ticino sta per chiudere un negozio storico del paese. Un esempio della crisi dei negozi di vicinato, autentici spazi sociali prossimi all'estinzione. Secondo Confesercenti chiudono 27 negozi al giorno
Ogni volta che entro nel negozio della signora Serena è come se facessi un passo nel passato. Sul muro un telefono a rotella campeggia in bella vista, i conti si fanno sul quadernino, così i clienti storici si fanno segnare la spesa che puntualmente salderanno a fine mese. Sul banco c’è la carta pacco con cui ricoprire i generi alimentari. La vetrata del banchetto delle caramelle accoglie ogni dolciume che mi ricordo da bambino, più le immancabili novità. E poi due sedie di legno accolgono i clienti che vogliono cercare un momentaneo ristoro.
Lei, “La Serena” come è chiamata con il dovuto rispetto, è lì ad accogliere tutti. Ma soprattutto, specie al mattino, è un centro di vita pulsante del borgo di Casate Ticino, frazione di Bernate Ticino, in provincia di Milano.
Tutto questo a fine luglio non ci sarà più. Dopo 55 anni di onorata carriera La Serena ha deciso di tirà giò la clèr, come si dice in dialetto milanese che qui ancora si ha il piacere di ascoltare come lingua principale.
Voi direte: perché questa notizia locale dovrebbe interessare ognuno di noi? Perché la sorte in cui versa questo negozio è comune a quello di molti presenti nei Comuni italiani. Sono realtà storiche, senza bisogno di certificazioni o targhe, ma sono premiati dalla gente che li vive tutti i giorni. Ma soprattutto sono negozi di vicinato. Significa che qui molte persone, specie quelle anziane, trovano ancora un riferimento non solo per acquistare il pane e il latte, ma per scambiare due chiacchiere, sapere cosa accade in paese, per stabilire relazioni sociali.
1963-2018 la storia nella storia di un negozio
Dicevamo della signora Serena: ha aperto il negozio nel 1963 insieme al marito, scomparso prematuramente qualche decennio fa. In quell’anno, giusto per citare qualche avvenimento importante, Martin Luther King faceva il suo famoso discorso “I have a dream” a Washington, era eletto Papa Paolo VI, J.F. Kennedy veniva assassinato.
Intanto che nel mondo avvenivano grandi cambiamenti, marito e moglie e il loro piccolo mondo antico creavano la loro epopea, alzandosi alle 5 del mattino, preparando i dolci e distribuendo il pane, facendo diventare un momento abituale l’acquisto di michette e rosette, del latte o dei biscotti. Così Serena Pisoni ha dato vita a un piccolo esercizio commerciale e ha creato uno spazio sociale. «E pensare che quando abbiamo aperto, in paese c’erano 500 abitanti e si contavano numerosi negozi di varie attività», spiega.
Oggi, a più di 70 anni e con una lunga e onorata carriera, ha deciso di dire basta. Nessuno lo porterà avanti, perché condurre oggi un negozio specie in un piccolo paese significa fare enormi sacrifici e contare su guadagni risicati: «a me piace ancora tanto condurre il negozio, ma è un lavoro duro, un bell’impegno».
L’allarme di Confesercenti: 27 negozi al giorno spariti nel 2017
Solo cinque anni fa Confesercenti lanciava l’allarme: entro 10 anni non ci saranno più negozi di vicinato, il commercio al dettaglio sparirà. Profezia che non si è del tutto avverata, ma intanto il commercio online spopola, mentre le realtà fisiche soffrono. E la stessa confederazione proprio in questi giorni ha rinnovato l’invito di spendere nei piccoli negozi sotto casa.
Diverse cause stanno facendo sparire questi esercizi commerciali in Italia, lo spiega la stessa Confesercenti: “Le piccole superfici scontano anche un livello di tassazione molto alto, dovuto agli aumenti di imposta seguiti alla crisi. La difficoltà dei piccoli è evidente anche dai dati sulla natimortalità del settore. Nel 2017, infatti, l’emorragia di attività di attività di vicinato non si è fermata: complessivamente hanno chiuso senza essere sostituite, circa 10 mila imprese del commercio al dettaglio in sede fissa, al ritmo di 27 negozi in meno al giorno”.
Altre cifre, sempre allarmanti, arrivano dalla associazione Cgia di Mestre che segnalava come negli ultimi 8 anni l’Italia abbia perso quasi 158 mila imprese attive tra botteghe artigiane e piccoli negozi di vicinato.
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