Culinary gardener e Seed saver. Primo piano su due professioni “green” che stanno influenzando la cucina (e il benessere) del nuovo Millennio
Uno è l’ortolano di fiducia dello chef, colui che si impegna a far crescere verdure di stagione per valorizzare piatti e ricette gourmand. L’altro raccoglie specie di semi da tutto il mondo, salvando quelli a rischio di estinzione. Culinary Gardener (il giardiniere culinario) e Seed Saver (il Conservatore di Semi) sono due preziose professioni dell’agricoltura del nuovo Millennio. Un’agricoltura sana, che punta alla qualità, alla storia della terra e del territorio, alla tradizione, al rispetto della natura e dei suoi tempi, al suo potenziale e straordinario apporto al benessere.
In un’epoca dominata da allergie, intolleranze alimentari e celiachia, in cui nutrirsi senza “effetti collaterali” sembra una vera impresa, questi due nuovi “custodi” dell’alimentazione sana rappresentano una speranza per la cultura gastronomica e la salute alimentare su cui vale la pena puntare.
«Il Seed Saver è il passato: cerca e conserva i semi forti e sani e ormai obsoleti per l’alimentazione umana di oggi che richiede energie diverse rispetto a quelle di 200 anni fa. Il Culinary Gardener è invece il presente: propone allo chef sapori, colori, forme di antiche tradizioni locali ma anche di Paesi lontani», spiega Lorena Turrini, modenese, fondatrice, insieme al compagno Davide Rizzi, di Culinary Gardeners, progetto che li vede entrambi produttori e consulenti agricoli, impegnati nello studio continuo e approfondito della “materia edibile” (fiori, piante aromatiche, ortaggi) e delle loro proprietà nutraceutiche, ovvero medicinali e nutrizionali.
Entrambi con una formazione d’arte alle spalle (pittura lei, musica lui), Lorena e Davide hanno “trasferito” le loro passioni artistiche in un contesto diverso ma estremamente affine: la natura, lì dove la bellezza prende forma e sostanza.
Obiettivo dei Culinary Gardeners, quello di ricercare nuove varietà, nuovi sapori, colori e profumi per la cucina. Il tutto, costruendo un orto-giardino in armonia, dove la produzione, lo studio e la ricerca di ortaggi e piante sempre diversi viene attuata attraverso la rigenerazione dei semi e il metodo biodinamico.
«Puntiamo al miglioramento nutrizionale dei prodotti dell’orto per questo applichiamo il metodo biodinamico: il prodotto deve nutrire non solo “riempire”. Per fare ciò teniamo conto di tanti aspetti del sapere umano: del movimento e dell’influsso dei pianeti, della fisica, della chimica, della botanica, ma anche della musica e di varie forme d’arte», precisa Davide.
Del resto, quando mangiamo un prodotto, mangiamo la sua storia, il suo passato, ne ricordiamo la memoria. «Usare sementi autoprodotte da agricoltura biologica-biodinamica, di provenienza locale, ci permette di valorizzare prodotti del territorio, incidendo sia sotto il profilo culturale sia sotto quello nutritivo», aggiunge Lorena. «Gli ortaggi coltivati nel loro territorio d’origine risulteranno più “forti” e ricchi di sostanze nutritive. Crediamo che la genetica dolce sia l’unico sistema di miglioramento genetico per le piante, in modo che sia sempre la natura a scegliere cosa cambiare».
Nato nel 1924, il metodo agricolo biodinamico permette di rivitalizzare il suolo affinché le piante possano ottenere sempre maggiore fertilità e crescere ancora più sane e buone. «Se la pianta è sana, il suo seme sarà sano e forte. Come culinary gardener creiamo varietà nuove partendo da semi antichi naturali non modificati e seminandoli secondo gli influssi del sistema solare – come insegna appunto la biodinamica – per portare nuove e maggiori informazioni nutrizionali», precisa Lorena.
«Attraverso il nostro lavoro portiamo un messaggio per il futuro: un messaggio di vita che passa attraverso la terra e si trasforma in cibo buono, bello e soprattutto sano».
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