Il ritorno del lupo è un ottimo segnale ecologico, non lo sono invece le varie specie aliene nel Parco del Ticino, contro cui è in atto una lotta impari
Il lupo è tornato nel Parco del Ticino. Proprio così: è tornato, perché era presente qui come su gran parte del territorio italiano almeno fino a un paio di secoli fa. «Era dal 1830-1850 che non si aveva notizia del lupo nella valle del Ticino», ci segnala Adriano Bellani, responsabile fauna del Parco del Ticino, con il quale abbiamo fatto il punto su questo straordinario avvistamento, più precisamente “fototrappolaggio” che ha destato un grande interesse. Non è il primo in assoluto dall’Ottocento, in quanto un accertamento della presenza del lupo nell’area dell’ente regionale risale al 2012, quando “un giovane maschio in fase di dispersione fu investito da un’auto a Somma Lombardo (Varese)”, scrive in una nota l’ente Parco.
In ogni caso, sottolinea Bellani, «è un ottimo indizio del ritorno del lupo perché rappresenta il super predatore», e il suo essere all’apice della catena alimentare lo pone come elemento riequilibratore naturale delle popolazioni di ungulati in una determinata zona. «Il fatto che usi il territorio del Parco e che vi sosti per un certo tempo significa che l’area ha mantenuto o ha acquisito una naturalità tale da permettere il sostentamento di una specie così difficile in questo senso com’è il lupo, legato a ritmi biologici così particolari e a una certa disponibilità di prede, oltre ad altri fattori. La presenza del lupo, come ha ricordato il direttore Claudio Peja, esalta la biodiversità e la naturalità del Parco proprio in questo senso».
Si parla di un esemplare, forse due, precisa l’Ente. Ma sono da considerare come avanguardie oppure sono dei casi isolati? La risposta è prematura, sottolinea il responsabile fauna. «Si tratta di animali di cui abbiamo rilevato la presenza solo da maggio, di sicuro il lupo sta conoscendo una fase di espansione generale in Italia e quindi ci sono dei soggetti che si spostano nei territori. Probabilmente quelli segnalati nel Parco fanno parte di questo tipo di soggetti che si disperdono in forza di questa fase espansiva. Tantissime specie animali conoscono fasi di regresso e di espansione. Il lupo, per una serie di motivi è in questa seconda fase». I motivi possono essere vari, tra cui appunto la folta presenza di ungulati (cinghiali, innanzitutto, e caprioli) che ne garantisce la base alimentare.
L’invasione degli alieni
Se il lupo nel Parco è un’eccezione, le specie aliene purtroppo sono la regola. E non sono certo poche. Tra i mammiferi il caso forse più evidente è quello dello scoiattolo grigio, «che ha alcune sue peculiarità in termini di dannosità, ma è bene tenere presente che qualsiasi organismo vivente preso dal suo habitat e inserito in uno diverso, reagisce normalmente in modo aggressivo nei confronti delle popolazioni autoctone», spiega Bellani.
Non avendo, quindi, controllori di popolazione naturali, gli “alieni” si espandono a spese delle specie residenti. «Lo scoiattolo grigio lo sta facendo a spese di quello rosso, che è soccombente, ma ce ne sono altri di esempi: la nutria, i cui danni principalmente sono quelli arrecati all’agricoltura, ma anche a spese di specie ornitiche sui corsi d’acqua in quanto tende a modificare il loro ambiente; nelle acque c’è poi la fauna ittica, costituita ormai al 30% da specie alloctone, fra cui il siluro, particolarmente aggressivo e in grado di modificare la componente dei pesci di un corso d’acqua. Fra gli insetti, l’ultima comparsa è la popilia japonica, che si è dimostrata di una virulenza importante, costringendo a interventi particolarmente pesanti finalizzati al contenimento del problema». L’esempio sono le trappole che compaiono e che raccolgono gli insetti.
Ma per riuscire a contenere queste e altre specie aliene la battaglia è purtroppo improba, ammette il responsabile. «O si ha a disposizione una quantità incredibile di finanziamenti che permettono di intervenire metro per metro, oppure è una battagli persa».
Qualche tempo fa era stata la processionaria a gettare scompiglio, con la sua espansione cui fanno le spese gli alberi per il suo potere urticante che crea problema alle persone, ma anche agli animali, cani in particolare, abituati ad annusare il terreno.
Buone notizie dal Parco del Ticino
Oltre alla ricomparsa del lupo ci sono altre buone notizie del valore del Parco, dove «si contano circa 320 specie di uccelli, un numero davvero importante (costituiscono oltre l’80% di quelle conosciute in tutta la Lombardia – nda), contando poi su alcune assai rare. Come nel caso del lupo, alcune di esse sfruttano il Parco come corridoio ecologico. Gli esempi sono il picchio nero che dall’arco alpino si è diffuso in pianura, e l’istrice, proveniente forse dall’Appennino, recentemente segnalata tramite “foto-trappola” nella zona di Turbigo (Milano). Sono indizi, questi, che confermano lo straordinario valore di biodiversità del parco. Vale anche per i pesci che, “alieni” a parte, conta anche molte specie endemiche e, nel caso degli insetti, per le farfalle», conclude Bellani.
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