La parrocchia S. Famiglia e la Comunità Pastorale di Magenta hanno avviato un rapporto di vicinanza alla omonima comunità parrocchiale di Gaza
Vivere nella Striscia di Gaza non è facile. In quella terra, estesa su 363 chilometri quadrati e si estende a nord-est della penisola del Sinai, lungo la costa mediterranea. Confina, oltre che con Israele, con l’Egitto. Luogo di conflitti lunghi e di una difficile convivenza, qui vivono due milioni e 200 mila persone. Il tasso di disoccupazione è del 22% e la popolazione che vive sotto la soglia della povertà è del 38%.
L’emergenza a Gaza è quotidiana: mancanza di cibo, acqua ed energia. Non c’è una fornitura elettrica costante. E a tutto ciò si aggiunge ora l’emergenza legata alla pandemia, in una situazione sanitaria già normalmente inadeguata.
In tutto questo panorama complesso vive una – ormai – piccola comunità cristiana: una minoranza religiosa di poco più di un centinaio di persone, che si raccoglie alla parrocchia Sacra Famiglia di Gaza. Con questa, la omonima parrocchia di Magenta ha sviluppato una sorta di gemellaggio, una fratellanza di fede e di solidarietà che prosegue. A Pasqua la Comunità Pastorale di Magenta ha raccolto più di 14mila euro per sostenerla.
Sul perché sia nata questa bella storia di vicinanza, di fratellanza di fede e di aiuto concreto, lo spiega don Davide Fiori, vicario parrocchiale della parrocchia magentina di Sacra Famiglia.
Sacra Famiglia: Magenta e Gaza unite
«Tutto è nato da una mia esperienza personale: ho avuto occasione di stare in Terra Santa con alcuni gruppi di giovani e lì abbiamo conosciuto dei sacerdoti e dei cristiani locali», racconta don Davide. Ma la storia di vicinanza tra Magenta e Gaza nasce qualche anno fa: «vedendo alla TV un servizio giornalistico sulla parrocchia medio-orientale e riconoscendo due sacerdoti con i quali ero rimasto in collegamento, ho scoperto e conosciuto la storia di quella comunità cristiana. Attraverso poi il contatto col sacerdote del posto ho chiesto informazioni ed è nata questa sorta di gemellaggio spirituale favorito dalla protezione degli stessi Santi patroni».
Il primo contatto si è stabilito col parroco di allora, padre Mario da Silva, oggi in Brasile, che nel corso di un’intervista a Ats, ong della Custodia di Terra Santa, segnalava le difficoltà vissute dalla Chiesa locale che, tramite i suoi donatori, sta portando avanti un progetto di creazione lavoro, di cui beneficiano 64 famiglie. “Vogliamo sopperire alla mancanza di lavoro cercando di raggiungere principalmente i giovani che stanno sempre più andando via da Gaza”, aveva segnalato nell’occasione.
Successivamente la Comunità Pastorale magentina, sempre attraverso don Davide, si è messa in contatto e ha potuto incontrare il successore di don Mario, padre Gabriel Romanelli, missionario dell’Istituto del Verbo Incarnato, la stessa congregazione religiosa delle suore presenti nella Comunità Pastorale magentina, residenti alla parrocchia di San Giuseppe Lavoratore, a Pontenuovo. Coincidenza vuole che Suor Milagro, presente fino a non tanto tempo fa, aveva fatto un’esperienza proprio a Gaza, il che ha consolidato la possibilità di andare a trovarli.
Gaza: le difficoltà di essere una minoranza cristiana
Perché sostenere la comunità cattolica di Gaza? «Innanzitutto perché vanno sostenuti i cristiani che vivono una situazione di mancanza di libertà quale minoranza religiosa – motiva don Davide – A maggior ragione in Terra Santa, luogo comunque di testimonianza preziosa di fede e in particolare nella striscia di Gaza dove si amplificano le difficoltà sia di vita in generale sia per il fatto di essere una minoranza. Anche se i cristiani in Medio Oriente appartengono generalmente a quello che può corrispondere al ceto medio, le difficoltà che scontano sono diverse».
Le criticità che si riscontrano sono legate anche ai vincoli di movimento: «Dipende dalle zone. Non ovunque è evidente questo problema: ma anche durante il nostro breve soggiorno abbiamo avuto questa percezione; anche solo il fatto di essere stranieri in una terra “calda” ha richiesto qualche raccomandazione in più, per una questione territoriale. Ma a impressionare di più sono stati per esempio i tre controlli da parte di tre forze militari differenti, mitra imbracciati, alla frontiera del territorio».
Il fatto di vivere questa condizione complessa, favorisce il desiderio nella comunità cristiana – soprattutto nei giovani – di andarsene altrove a cercare miglior fortuna. E pensare che 15 anni fa i cristiani erano 3500, mentre adesso sono poco più di un centinaio. Oltre alla cattolica, è presente anche una comunità cristiano ortodossa.
Sostenere questa minoranza è una testimonianza concreta di fratellanza, evitando l’abbandono completo della presenza cristiana nella Striscia di Gaza. Lo stesso discorso vale per l’Iraq, il Libano, la Siria…
La raccolta fondi: un gesto per dare speranza
I fondi raccolti dalla Comunità Pastorale di Magenta come saranno impiegati? Innanzitutto per aiutare alcune coppie giovani a sposarsi e avviare la loro vita lavorativa, nonché per sostenere famiglie nelle loro necessità quotidiane oltre alla parrocchia. «In particolare, sarà favorita la nascita di due piccole ma importanti attività lavorative: una vedrà l’avvio di un auto lavaggio e l’altra, invece, riguarderà la possibilità di attrezzare un furgoncino per le consegne di cibo nella zona della costa, le cui spiagge sono frequentate nella bella stagione da molte persone», spiega don Davide. L’idea di sostenere le due attività mini-imprenditoriali non è però pensata dalla parrocchia di Gaza come un dono a fondo perduto. L’intenzione è far sì che una volta avviate e consolidate, gradatamente i giovani titolari dell’attività restituiscano gradualmente quote di denaro che verranno riutilizzate a loro volta per favorire altri giovani al mondo lavorativo e favorire così la vita di comunità.
Tuttavia altri progetti saranno pensati per favorire la permanenza qui, malgrado alcune strutture siano ben gestite, in primis le scuole del Patriarcato Latino. Ma anche soddisfare la necessità di favorire la continuità dell’erogazione dell’energia, dato che il problema delle interruzioni è presente. Il progetto già avviato dal Patriarcato e da diverse associazioni è di favorire l’installazione di pannelli fotovoltaici per dare continuità energetica.
Il sogno: creare una rete tra parrocchie “Sacra Famiglia”
L’idea che vorrebbe portare avanti don Davide è creare una sorta di rete tra le parrocchie della Sacra Famiglia della Diocesi di Milano, e di metterle in contatto anche con quella più lontana di Gaza. «Se ne contano sette e avevo cominciato a contattarle. Ma poi la pandemia ha interrotto il progetto. Lo riprenderemo più avanti, quando sarà possibile: il desiderio comunque è vivo».
Desiderio di don Davide è poter raccontare alla Comunità Pastorale di Magenta e a tutti coloro che vorranno il viaggio svolto a gennaio 2020 (poco prima della pandemia) a Gaza, in quella terra dove a sole poche decine di km è nato Gesù, il figlio di quella Sacra Famiglia che pure conobbe tante difficoltà, il soggetto e il senso della Fede cristiana.
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