La crisi pandemica e la necessità di distanziamento si riflette sulle vite degli adolescenti. La psicologa Chiara Crivelli fornisce una lettura del momento e qualche consiglio utile
Come vivono i nostri figli, bambini e ragazzi, il momento che stiamo vivendo, questi lunghi mesi segnati dalla pandemia e dalle restrizioni richieste per ridurre il contagio da Covid-19?
Se il lockdown e i vincoli si sono resi necessari per fronteggiare la crisi sanitaria, dall’altra parte limitano la vita sociale di tutti. I rischi che questa situazione provochi seri riflessi nella sfera psicologica e affettiva c’è, soprattutto nei giovani e giovanissimi: «Innanzitutto occorre differenziare per fasce d’età. Ma a tutti è stato tolto qualcosa: dai bambini, ai ragazzi, agli adulti. Ci stiamo perdendo dei pezzi della nostra vita», afferma Chiara Crivelli, psicologa e psicoterapeuta.
Covid-19, distanziamento ed effetti secondari
Tutto questo ha conseguenze differenti: «Gli adulti, già strutturati e in grado di trovare modalità compensative efficaci, possono ricrearsi più facilmente un equilibrio. Gli adolescenti sono quelli maggiormente colpiti: da febbraio, tolti alcuni brevi periodi, hanno vissuto la scuola esclusivamente tramite DAD (didattica a distanza). Se le misure prese per contenere l’epidemia hanno motivi comprensibili, d’altra parte ha tolto l’elemento fondamentale per i ragazzi: la relazione».
Per loro la frequentazione della scuola è molto di più che un semplice apprendimento di nozioni. «Va considerato l’aspetto cruciale delle relazioni non solo con i pari età, comunque importantissimo, ma anche con gli adulti che hanno un ruolo educativo e pure con i coetanei con cui non hanno un rapporto di amicizia, ma con cui imparano a convivere». Tutto questo ha un effetto collaterale: da una parte l’enorme uso del “virtuale”, dell’online, che in un periodo “normale” quale quello pre-Covid 19 sarebbe stato motivo di biasimo in quanto già esposti eccessivamente alla dimensione online. «In questi mesi, invece, tutte quelle che erano le normali regole sono state sovvertite. E così oggi l’uso di smartphone, tablet e pc è l’unico mezzo per mettersi in relazione».
Tale situazione porta all’insorgere di vari problemi: «Come psicologa, ho potuto registrare da una parte un aumento di crisi d’ansia e depressive, con attacchi di panico o manifestazioni psico-somatiche, dall’altra crisi aggressive. Questo perché l’adolescente, soprattutto maschio, trova nella relazione e nel contatto – fatto anche di pacche sulle spalle, di spintoni, di abbracci – è un’energia, che viene sospesa».
Anche la sfera sessuale, che nell’adolescente è particolarmente accentuata ne risente da questa sospensione forzata. Cosa succederà poi, a pandemia rientrata, nessuno può immaginare come torneremo. «Per ora il rischio è togliere il desiderio di incontrarsi, perché ci si crea una “dimensione su misura” che è un elemento preoccupante presente e futuro, anche nella costruzione della propria identità, compito evolutivo che nell’adolescenza ha una parte determinante. Non per niente questa fase della vita è considerata una seconda nascita: quella dell’individuo».
Adolescenti e pandemia: consigli per i genitori
Se per gli adolescenti si apre una crisi al buio, per i genitori gestire questa fase è assai complesso.
«È un ruolo assai difficile oggi essere madri e padri in piena pandemia. Da una parte c’è la necessità, anzi l’istanza civica legata al bisogno di preservare la loro salute, dall’altra c’è il bisogno di tutelare i figli, adolescenti e non, dal punto di vista fisico e psicologico. Bisogna trovare un equilibrio tra queste due priorità».
Proprio la psicologa e psicoterapeuta offre qualche consiglio: «Occorre evitare di essere eccessivamente castranti verso i ragazzi che pure continuano ad alimentare un bisogno di relazione. Ma serve anche trovare i giusti modi per fargli mantenere i contatti. Dato che per i ragazzi costretti in DAD e per lo più con l’unico vero contatto “reale” con mamma e papà, è l’occasione per stabilire o rafforzare un rapporto più prossimo, parlandogli, standogli vicini. Quindi è fondamentale ascoltare i loro bisogni, le loro passioni e interessi. Sembra banale, ma non è assolutamente così». La stessa psicologa suggerisce di condividere delle esperienze insieme, cercando di fare con loro delle cose che a loro piacciono, dagli hobby alla PlayStation, fino a insegnar loro a cucinare.
Occorre considerare che se in un periodo normale, gli adolescenti si creavano i propri spazi, lasciando un po’ al di fuori i propri genitori, per avere una loro dimensione e la possibilità di crearsi la loro identità, oggi non è più così: madri e padri sono presenti ovunque. «Pensiamo solo alla didattica a distanza: i genitori a volte ascoltano e vanno oltre, rischiando di essere eccessivamente intrusivi in uno spazio normalmente a loro esterno».
Occorre tutelare gli spazi dei ragazzi, stando però attenti che non si isolino, che non restino troppo in modalità online. «Come dicevo, è un momento assai complesso per mamme e papà, perché devono ponderare bene le legittime necessità dei figli, dando loro autonomia, ma anche evitare il rischio di un eccessivo isolamento. Stiamogli vicini, cerchiamo di conoscerli e di aiutarli ad andare oltre questo momento di difficoltà», conclude Crivelli.
La Settimana dell’Educazione – La Comunità Pastorale di Magenta promuove dei momenti di riflessione con educatori, psicologi ed esperti sui giovani ai tempi della pandemia. Dal 25 al 29 gennaio, in collaborazione con Radio Magenta, l’associazione E.comunità e il Progetto “Adolescenza, Disagio giovanile, Territorio” si terranno al termine delle edizioni delle 13.00 e delle 20.20 del radio giornale brevi interviste sul tema. Interviste che poi saranno disponibili anche nel canale www.soundcloud.it/radiomagenta di Radio Magenta, per essere riascoltate in qualsiasi momento.
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