Il progetto ResQ coordinato dall'Università di Pavia studia stress climatici e biotici e le caratteristiche genetiche della farnia, la “quercia robusta”, protagonista delle foreste lombarde
Si chiama farnia, è una quercia, anzi è una delle più diffuse querce europee. Il suo nome scientifico è quercus robur ed evoca una pianta forte come in effetti è. Nell’antichità era un protagonista nella Pianura Padana, quando questa si presentava come un’unica immensa foresta nordica popolata dalle varietà della famiglia delle querce, dal Piemonte fino a Ravenna.
Negli ultimi decenni, casi di declino e mortalità di foreste sono ormai registrati ovunque intorno al globo terrestre e stanno interessando diverse specie forestali.
Le farnie soffrono molto lo stress climatico e ambientale: l’aumento delle temperature, ma anche la pressione antropica sono elementi che incidono su questa e altre specie che costituiscono le foreste planiziali lombarde, ecosistemi piccoli e frammentati, ma dal grande valore ecologico e sociale. Per cercare di comprendere i motivi di questa sofferenza e mettere in atto i dovuti accorgimenti è dedicato il progetto ResQ, mirato a comprendere la relazione tra le risposte a stress climatici e biotici e le caratteristiche genetiche individuali nella farnia.
La farnia: cos’è e perché va tutelata
La farnia cresce spontanea in Europa centrale, estendendosi dalla Scandinavia al Mediterraneo. È uno dei simboli dell’Europa: è raffigurata persino sulle monete da 1, 2 e 5 centesimi di euro della Germania. È una “casa” per uccelli, ma anche per tantissimi insetti: secondo alcuni studiosi britannici una farnia matura può ospitare sino a 284 specie di invertebrati. Il suo legname, bruno-scuro con alburno bianco, pesante e durevole, è molto ricercato per la costruzione di mobili, pavimenti e botti per l’invecchiamento di vino pregiato.
Questa specie di quercia oltre ad avere interessanti potenzialità economiche, rappresenta anche una delle specie più promettenti per attuare strategie di contrasto al cambiamento climatico. Ma i servizi ecosistemici forniti dalla farnia, e i risultanti benefici per la collettività, sono fortemente minati da fattori di stress climatico ed ambientale. L’aumento delle temperature e della siccità estiva, la maggior frequenza ed intensità di eventi climatici estremi, così come la diffusione di specie esotiche e fitopatie spesso dovute all’ingresso di nuovi patogeni, hanno contribuito notevolmente all’innesco di diffusi fenomeni di deperimento dei boschi di farnia.
A questi temi è dedicato, appunto, ResQ: un progetto che è stato avviato nel 2018 e dura tre anni. Lo coordina l’Università degli Studi di Pavia, in collaborazione con l’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del CNR di Firenze e la Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali dell’Università degli Studi della Basilicata, ed è finanziato dalla Regione Lombardia (Bando 2018 per Progetti di ricerca in campo agricolo e forestale).
ResQ intende individuare sia le cause che favoriscono il deperimento, sia le caratteristiche fenotipiche e genotipiche dei singoli alberi che lo rallentano, al fine di fornire strumenti per contrastare tale fenomeno particolarmente diffuso nelle aree protette della pianura lombarda.
Un altro progetto che intende proteggere la farnia
In Lombardia sono presenti 718 milioni di alberi. E se la specie più numerosa è il carpino nero, la farnia è quella che vanta il più alto volume medio per individuo, con 0,53 metri cubi a pianta. Lo segnala il Rapporto sullo stato delle foreste in Lombardia curato dall’ERSAF – Ente regionale per il servizi all’agricoltura e alle foreste. Lo steso ente ha avviato da tempo un progetto per la tutela della farnia. Dopo la redazione di un Piano di coltivazione il personale ERSAF del Vivaio Forestale Regionale di Curno (Bergamo) ha provveduto alla raccolta e alla semina di 100 chili di semi di questa specie, provenienti da boschi selezionati come “boschi da seme”. Le aree di raccolta hanno interessato i territori di Pumenengo e Sorisole (Bergamo), Capriano del Colle (Brescia), Monza e Misinto (Monza Brianza), aree distanti tra loro in modo da garantire una maggiore diversità genetica.
Le semine completate a novembre del 2018 hanno dato vita nella primavera 2019 a nuove piantine di farnia che ora crescono nel vivaio in uno spazio a loro specificatamente dedicato.
La loro destinazione finale sarà poi quella di andare ad arricchire il patrimonio genetico dei boschi esistenti e a ricreare nuovi boschi nei siti Natura 2000 lombardi e nella Rete Ecologica Regionale, attraverso le azioni LIFE, migliorando lo stato di conservazione dei querceti di interesse comunitario, tra cui gli Habitat.
Le piantine, 15 mila in tutto, potranno lasciare la “nursery” soltanto a partire dal prossimo settembre.
Foto di Kevan Craft da Pixabay
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