L’Associazione Architetti Arco Alpino e il collettivo Urban Reports hanno preparato un racconto fotografico delle Alpi, per scoprire natura e architettura del paesaggio
La montagna si apprezza in molti modi. Anche ammirando fotografie, come i 274 scatti che compongono “Attraverso le Alpi”, il racconto fotografico delle trasformazioni del paesaggio alpino voluto dall’Associazione Architetti Arco Alpino e realizzato dal collettivo Urban Reports.
L’obiettivo è: leggere, isolare, comporre e ricomporre in fotogrammi d’autore la quotidianità dei paesaggi delle ‘terre alte’. La presentazione progetto — evento on line – si terrà il prossimo venerdì 3 luglio (ore 17.30-19.30) iscrivendosi al seguente link: https://bit.ly/312GFWa fino a esaurimento posti virtuali. L’evento dà diritto a 2 CFP per architetti. La mostra si terrà nella seconda metà di settembre (date e luoghi saranno comunicati in seguito).
L’Arco Alpino in fotografia: dove nasce il progetto
I 274 scatti di Urban Reports provengono dalle strade e dai sentieri delle Val Tanaro (CN), Val Chisone (CMTO), conca di Saint-Nicolas (AO), Val Sermenza e Val d’Otro (VC), Val Divedro (NOVCO), Valmalenco (SO), Val di Rabbi (TN), Val Martello (BZ), e dai territori tra Cadore e Comelico (BL) e Val Canale (UD). A promuoverla è l’Associazione Architetti Arco Alpino, composta dagli Ordini degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Aosta, Belluno, Bolzano, Cuneo, Novara e Verbano Cusio Ossola, Sondrio, Torino, Trento, Udine e Vercelli.
Attraverso le Alpi è il secondo progetto dell’Associazione, che nel 2016-17 lanciò il contest Rassegna di Architettura Arco Alpino, cui presero parte ben 246 progetti realizzati, per dare, attraverso l’architettura, una lettura e un’interpretazione dei paesaggi alpini.
Questo secondo progetto parte dall’estremo confine occidentale francese a quello orientale sloveno, selezionando 274 scatti, con 10 territori provinciali coinvolti e indagati a fondo, migliaia di chilometri di percorsi, 12 valli, soprattutto secondarie, e un proposito: rintracciare i segni, le tracce e i caratteri che servono a raccontare la storia del vasto paesaggio culturale alpino fatto di architetture, linguaggi e usi.
E rintracciarne – attraverso le forme dell’abitare, le risorse, le produzioni e i meccanismi di ieri e oggi – segnali e moniti di abbandono e degrado e, all’opposto, esempi di riappropriazione contemporanea.
Montagna, natura e presenza dell’uomo: ecco il racconto
Cosa intende raccontare la sequenza di immagini? Un paesaggio che “mostra sulla propria pelle le stratificazioni di storie, culture, modi di abitare e operare nei tempi. Centri abitati, infrastrutture, opere, coltivazioni, allevamenti, costruzioni, scavi… sono segni – sovente cicatrici – profondi di un passato e un passaggio dell’uomo che, nei tempi recenti, ha compiuto col turismo un rapido ribaltamento del rapporto uomo-natura”, spiega l’Associazione.
Da patrimonio comune, la montagna è diventata prodotto e i territori un valore economico. “Fatto spesso di lottizzazioni e sovraproduzione di seconde case. Sono cambiate le forme dell’abitare (primo capitolo), spostatesi con le residenze in bassa-media valle, lasciando comunità rese mute dallo spopolamento, immobili abbandonati o vuoti per lunghi periodi; e un’urbanizzazione del fondo valle con un carattere fortemente estraneo al contesto alpino”.
Vi è poi il secondo capitolo dedicato alle risorse e alla produzione, in cui le immagini amplificano i segni di un tempo che ha sfruttato le risorse locali (agricole, industriali o estrattive) plasmando il territorio: lo ha reso fertile e produttivo, ha costruito condotte e impianti e ha scavato pietra ed estratto metalli. Lasciando poi sul terreno, una volta abbandonate, piloni, involucri vuoti, cave dismesse, borghi in rovina, voragini, scavi, esempi di archeologia industriale, divenuti talvolta landmark o land-art.
Il terzo e ultimo capitolo d’indagine riguarda i meccanismi, ossia le micro e le macro-infrastrutture che per rendere possibile la convivenza uomo-montagna – reti, chiodature, protezioni, strade, ponti, sentieri, bacini di raccolta, terre armate, dossi, muri e parcheggi, ma anche piccoli e misteriosi marchingegni segnalati come pericolosi – che imbrigliano, avvolgono, tagliano, superano i pendii, sostengono, creano connessioni, avvicinano, aderiscono alla roccia e disegnano paesaggi. La riflessione qui si concentra tra la forza immensa dell’elemento vivo naturale e l’azione di contenimento dell’uomo.
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