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Il filmmaker di Magenta che ha conquistato New York

Il filmmaker di Magenta che ha conquistato New York

Matteo Belletta è un giovane professionista del grande schermo che lavora in America, dove è molto ricercato da registi e produttori

Matteo Belletta, classe 1993, è cresciuto a Magenta in provincia di Milano per spostarsi subito dopo la maturità in Australia, poi Londra e dal 2015 a New York, dove ha iniziato un percorso professionale che lo ha portato a diventare uno dei più ricercati filmmaker indipendenti. È un autore di film ma distinto dal regista in quanto segue in prima persona tutte le fasi di lavorazione dell’opera. Ha anche scritto, diretto e montato un film, “The Painting”, che è stato pluripremiato. Per saperne di più lo abbiamo intervistato.

Matteo, ci racconti da dove nasce la tua passione per il cinema? Qual è stata la tua formazione? «Ho sempre voluto fare l’attore fin da bambino. Quando mi sono trasferito a New York, ho provato ad entrare in alcune scuole di recitazione. Ho subito capito che prima avrei dovuto imparare molto bene l’inglese e, pertanto, mi sono iscritto ad una scuola per studiare la lingua. Un giorno, però, ho realizzato che avrei dovuto aspettare chissà quanti anni prima di poter essere chiamato per una parte in un film, cosi ho pensato di occupare il tempo scrivendo un film. Ho cominciato così a scrivere qualche riga e da allora non ho più smesso. Ho anche iniziato a studiare tutto quello che potevo sul mondo dietro la telecamera. Da lì ho conosciuto in America diversi filmmaker che ho seguito all’opera imparando ogni giorno qualcosa in più su questo mestiere.
Ho trascorso giorni e notti, a guardare qualunque tipo di pellicola potessi trovare e poco dopo, ho iniziato più a studiarli che a guardarli. Ho cominciato le mie prime riprese nel mondo degli eventi e dopo mi sono spostato nel mondo “corporate”, in cui bisogna girare interviste di personaggi importanti in una determinata compagnia, da lì il salto ai documentari è stato abbastanza facile in quanto si tratta di girare sempre interviste anche se in uno stile molto diverso.
Dai documentari mi sono poi spostato alla pubblicità, fashion show e anche al mondo “narrative” o in Italia “il cinema”. Il mio ruolo principale è il direttore della fotografia e montatore, ma dipende dal progetto a cui sto lavorando. Ho anche operato come regista, camera operator e “colorist” (un ramo del montaggio che riguarda il “color grading” di un film, ossia ciò che definisce il “look” o “mood” di una pellicola)».


The Painting, è il primo film personale che hai scritto, diretto e montato. Ci racconti brevemente qualcosa di questa esperienza? «The Painting, al momento è stato decisamente il progetto che mi ha dato più soddisfazioni. Realizzato a New York, è stata un’esperienza unica. Girare il tuo film è decisamente molto complesso, il livello di stress ed emozioni è altissimo. E alla fine mostrare dieci minuti del tuo film in un teatro a New York, di fronte a centinaia di estranei che non sanno dei mesi che hai speso a curare qualsiasi tipo di dettaglio, è l’esperienza più agghiacciante e grandiosa del mondo. Non sai mai come il tuo film venga percepito dal pubblico e non puoi fare altro che sperare che il pubblico colga il messaggio che vuoi comunicare. Il fatto che il film sia stato accettato e mostrato in svariati film festival in America, nonché ottenuto riconoscimenti e premi, è decisamente qualcosa che avrei potuto solo sperare, e sono molto orgoglioso di poter dire che, fino ad ora, è stato un successo».

A che cosa stai lavorando? «Oltre a progetti importanti che non posso rivelare, sto lavorando su altri due documentari, un cortometraggio e un mio lungometraggio. Inoltre, sto girando e montando due pubblicità, lavorando per svariate compagnie per progetti di ogni tipo, eventi, interviste, documentari, music videos».

Matteo Belletta

Che cosa comporta lavorare a New York? «In America, il mondo dell’arte è decisamente ancora molto vivo e rispettato. Detto questo, nessuno regala niente a nessuno. È decisamente un mondo basato sulla meritocrazia. Se non dimostrerai di essere il migliore, nessuno ti chiamerà per un secondo lavoro. Come filmmaker indipendente puoi valutare il tuo lavoro in base a quanto continui a collaborare con registi e produttori e a quanto puoi espandere il tuo giro di conoscenze. Venuto a New York nel 2015 non conoscevo nessuno, oggi nel 2019 lavoro a tempo pieno con svariate case di produzione e independent filmmakers».

Che cosa ti manca di Magenta? «I miei amici di infanzia. In tutti i miei viaggi non ho mai sviluppato amicizie vere e profonde come in Italia».

Danilo Lenzo
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