Robot, sistemi in 3D, tecnologie di imaging computerizzate: l’hi-tech scende in campo nella lotta al tumore. La Lombardia fa scuola
Tumore. Basta questa parola a evocare ricordi e percorsi dolorosi legato a questo male che esiste fin dall’alba dell’umanità. Oggi è la seconda causa di morte a livello mondiale. Solo nel 2018 è stato responsabile di circa 9,6 milioni di morti, secondo i dati della Organizzazione mondiale della Sanità. Ma la speranza di sconfiggerlo c’è. Già oggi la medicina ha fatto notevoli balzi in avanti e tra gli alleati su cui la medicina può contare c’è la tecnologia. Robotica, diagnostica avanzata, stampa 3D: da qui passerà il presente e il futuro della medicina. In Lombardia vi sono diversi casi all’avanguardia mondiale. Andiamo a scoprire alcuni dei più recenti e interessanti.
Tecnologia anti tumori, l’hi-tech arriva in corsia
Il “da Vinci X” è un robot chirurgico presente a Castellanza (Varese), all’Istituto Humanitas Mater Domini, impiegato in urologia per il trattamento del tumore alla prostata. Il sistema robotico traduce in tempo reale i movimenti del chirurgo, azzerandone però il tremore fisiologico, aumentando notevolmente il grado di precisione. Inoltre, permette una reale visione 3D, con una efficace magnificazione dei dettagli anatomici. Tra i vantaggi vanno considerati anche la minore necessità di trasfusioni, un minore dolore post-operatorio e tempi di degenza addirittura dimezzati.
All’ospedale di Codogno (Lodi) è presente uno degli strumenti hi-tech più avanzati al mondo, Tomosintesi 3D in grado di rintracciare il tumore al seno allo stadio iniziale con un elevatissimo livello di accuratezza diagnostica. A Pavia, invece, è attivo il primo laboratorio clinico in Italia di stampa 3D, uno strumento prezioso per per pianificare più precisamente gli interventi chirurgici oltre a permettere attività di formazione e apprendistato per i giovani medici.
A Milano, presso l’Istituto Carlo Besta è da poco stata sperimentata con successo la LITT, Tecnica di Termoterapia Interstiziale Laser, nella prima operazione di questo tipo in Europa. La pratica permette di trattare tumori cerebrali, primari e metastatici di piccole/medie dimensioni, servendosi di una sonda dotata di fibra ottica, posizionata con precisione millimetrica, grazie a tecniche avanzate di imaging computerizzata.
Sempre nel capoluogo lombardo è proprio di questi giorni la notizia secondo cui un team di ricercatori di Policlinico di Milano, Istituto Nazionale di Genetica Molecolare e Università Statale di Milano che raggruppa bioinformatici, ricercatori clinici, neurochirurghi e patologi, hanno messo a punto due studi per predire il decorso del glioblastoma, uno tra i più aggressivi tumori del cervello, nei pazienti che ne sono affetti. Lo stesso gruppo di ricercatori, in uno studio condotto in parallelo, ha anche compreso un modo in cui questo tipo di tumore può influenzare le cellule sane circostanti. Tutto questo grazie al valore immenso dei dati, racchiusi nelle banche dati dedicate e all’analisi dedicata.
A Brescia, invece, il team medico guidato da Filippo Alongi, professore associato all’Unità di Brescia, ha messo a punto una tecnica in grado di colpire diverse metastasi cerebrali contemporaneamente, bloccandone la progressione. In pratica la metodologia radioterapica non invasiva permette di irradiare piccole lesioni tumorali con un’elevata dose di radiazioni. Il team di ricerca del professor Alongi ha trattato 381 metastasi encefaliche in 64 pazienti, mostrando a una prima visita di controllo a due mesi di distanza, un arresto della progressione e una remissione parziale o completa di ogni metastasi trattata nel 99% dei casi.
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