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Dallo studio del DNA del miele un aiuto all’ambiente

Dallo studio del DNA del miele un aiuto all’ambiente

Un team di ricercatori universitari ha identificato il DNA del miele, riuscendo a individuare diverse tracce di piante e organismi vari. Un alleato prezioso per aiutare le api e l’ambiente

Il miele è un alimento tanto dolce quanto antico. Nella storia dell’umanità trova posto fin dalla preistoria, come confermano alcune rappresentazioni rupestri ritrovate in Spagna. Non c’è civiltà antica in cui non si trovi traccia, tanto nei dipinti quanto nella prosa e nella poesia. Insomma, esagerando potremmo scrivere che è parte del nostro corredo genetico.

Il miele e il suo DNA
Non esagera affatto, invece, lo studio svolto da un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna che è riuscito a isolare tracce non solo di piante e di api, ma anche di altri insetti, di vari tipi di funghi, e persino di virus e batteri. Una fotografia ampia e precisa della storia di quel miele, dal fiore fino all’alveare, e del vasto ambiente in cui è nato. Tutto questo è stato possibile grazie ad un innovativo metodo di analisi bioinformatica del DNA, mediante cui si è tratto dalle “doppie eliche” del miele preziose informazioni che permettono, ad esempio, di valutare lo stato di salute delle colonie di api, o anche di monitorare la presenza dei microrganismi responsabili di molte malattie delle piante.

La rivista universitaria specifica che: “Per creare il miele, le api compiono un metodico e capillare lavoro di esplorazione del territorio lungo un raggio che, partendo dall’alveare, può estendersi fino a dieci chilometri. E nel corso dei loro innumerevoli viaggi, raccogliendo nettare o melata dai fiori e dalle piante, finiscono per catturare anche tracce di molti altri organismi che abitano quel territorio. Per questo, il DNA contenuto nel miele è considerato un ‘DNA ambientale’”.

Un aiuto prezioso per botanici e apicoltori
La ricerca avrà importanti risvolti per successive ricerche, sia a beneficio della botanica sia per l’apicoltura. Lo ha spiegato Luca Fontanesi, docente dell’Università di Bologna che ha coordinato lo studio, sottolineando il valore benefico del miele, le cui proprietà sono “scritte” nel suo corredo genetico. “Alcuni microrganismi che lasciano tracce nel miele contribuiscono alla formazione delle sue caratteristiche organolettiche e alle proprietà curative attribuite a questo alimento. Alcuni lieviti di cui abbiamo trovato traccia nel miele analizzato, ad esempio, sono considerati produttori naturali di sostanze ad effetto antibiotico”.

Saranno contenti gli apicoltori, che solo in Lombardia assommano a 5mila, di professione o per hobby, che hanno a cura i 143mila alveari in cui risiedono qualcosa come 4 miliardi di api. L’apicoltura in Lombardia non è solo un business per 705 imprese e 350 addetti ma è una tradizione che ha una storia antica: risale, infatti al 1871 il primo congresso degli apicoltori italiani a Milano.

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