Ecco il Riso di Magenta. Il ritorno all'agricoltura, una scommessa per le nuove generazioni
Il mondo agricolo con i prodotti della terra, gli strumenti e il lavoro degli agricoltori non passerà mai di moda. Molte le realtà che vogliono rilanciare questo settore che ancora adesso è primario in molte regioni. Ultimamente si è costituito il Comitato agricolo del Magentino, proprio per valorizzare la cultura rurale del nostro territorio. Se da un lato fa pensare ad un mondo passato, l’agricoltura è invece ancora forte nel tessuto del nostro paese e c’è bisogno di chi sappia cogliere la tradizione per affrontare le sfide del futuro.
Le statistiche ci dicono che molti giovani “stanno ritornando alla terra”, giovani con grandi potenzialità e titoli di studio di livello. Il richiamo alla vita rurale diventa così forte che porta i giovani contadini a lasciare le caotiche città, le vite frenetiche e a riprendere con passione la tradizione agricola, introducendo anche fattori di sviluppo e di innovazione. Come il caso della storia di Lucrezia.
Lucrezia Bianchi, 21 anni, magentina, fa parte della famiglia dell’Azienda agricola Bianchi dove lavorano lo zio Tiziano, il padre Marco e il cugino Matteo. Lei con i suoi cugini non sono ancora a tempo pieno contadini anche se non manca loro la passione per il lavoro in azienda agricola.
«Sono diplomata ragioniera, e mio padre mi ha consigliato – vista la giovane età – di fare prima un’esperienza lavorativa fuori dalla cascina, per conoscere come si vive in un contesto lavorativo diverso e non a conduzione familiare. Lavoro infatti come contabile in un’azienda a Milano. Quando sarò più grande invece vorrei dedicarmi interamente all’azienda di famiglia».
Lucrezia è quindi lavoratrice di giorno e contadina nel resto del tempo, quando ritorna a casa dal lavoro e nel weekend. Come si fa a passare dalla grande città alla quiete di campagna? «Milano è una città molto smart, piena di gente, per carità molto stimolante, il ritmo della vita è anche più veloce e stressante. Poi c’è il ritorno alla provincia, a casa mia, dove c’è silenzio e la giusta calma per rigenerarsi dai ritmi lavorativi. Credo che la differenza tra città e campagna sia come si ponga la gente: a Milano le persone sono sempre fashion, più aperte, invece qui siamo più chiusi, però i rapporti sono più genuini».
Lucrezia si definisce fieramente contadina e ha già cominciato a pensare per il futuro: insieme alla sua famiglia infatti hanno deciso di coltivare il riso, adesso è l’unica cascina agricola che produce e vende riso di Magenta. «Questa idea è nata insieme a mia nonna che ha fatto la mondina, qui a Magenta un tempo si produceva il riso. Così insieme a mio padre in un periodo buono di vendita del riso abbiamo pensato di produrlo anche noi. Passo dopo passo, curando la semina, la crescita e la cura del riso siamo riusciti a mettere in commercio un buon prodotto che vendo fino a Milano».
Oltre ad essere stata la pioniera del riso di Magenta, Lucrezia cura la parte di vendita e di marketing del riso mentre lo zio Tiziano cura la semina, il cugino Matteo l’irrigazione e il padre Marco il confezionamento. Proprio in questo l’agricoltura si fonde con la tecnologia e la creatività: «Mi sono specializzata alla vendita al dettaglio e nella comunicazione sui social network. Partecipo a fiere e propongo modalità innovative di vendita come i sacchetti regalo per il Natale. Ci vuole creatività e impegno sia nel vedere crescere il riso ma anche dopo venderlo». Molti si ricordano il suo video girato per il Riso di Magenta fatto con l’aiuto di un drone, che ha regalato delle immagini suggestive delle campagne magentine.
Le abbiamo chiesto come si svolge la giornata tipica di una contadina: «Alle 6.30 si è già pronti per seguire la mungitura, poi dipende dai periodi a febbraio e a marzo bisogna arare, ad aprile/maggio c’è la semina e poi la raccolta. Alle 12 tutti con i piedi sotto il tavolo per il pranzo, poi si riprende con i lavori di semina, raccolto, ecc. Alle 18 fino alle 20 c’è ancora il lavoro dedicato alla mungitura serale. Chi fa il contadino deve avere passione per questa vita, nessun vincolo di orario e tanta pazienza».
Contadini si nasce o si diventa? «Penso che l’amore per questa attività si trasmetta in famiglia, mi ricordo che da piccolo mio padre mi portava sul trattore. Mio padre mi ha sempre coinvolto nelle attività della cascina sia per la parte amministrativa sia la parte sul campo».
Per essere giovani contadini bisogna avere una tradizione alle spalle, fatta di valori trasmessi dalla famiglia. Un bagaglio forte che aiuta per il futuro «rispetto a mio zio e a mio padre, mi piacerebbe in futuro superarli, cioè far crescere la nostra azienda con le nuove tecnologie. Quello che mi fa piacere maggiormente è quando dopo tanto lavoro e sacrificio arrivano le soddisfazioni, che sia dalla vendita del riso ma anche da altre cose, come quando aiuto a far nascere un nuovo vitello della nostra cascina».
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