A Palazzo Litta la storia di una collezione confiscata alla criminalità organizzata in Lombardia
A Milano, nelle sale nobili di Palazzo Litta, Corso Magenta 24, è stata allestita una mostra dedicata a una collezione d’arte contemporanea confiscata alla criminalità organizzata in Lombardia e assegnata al Ministero per i beni e le attività culturali.
Si tratta di sessantanove opere di autori italiani e stranieri del XX e XXI secolo, taluni di grande rilievo nel panorama artistico internazionale. Opere queste che raccontano il percorso di redenzione dell’importante collezione che, sottoposta a sequestro preventivo nell’ambito di un procedimento per gravi reati finanziari e passata alla gestione dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, torna oggi alla collettività sotto forma di raccolta museale.
La mostra potrà essere visitata con ingresso libero dal 28 settembre al 18 novembre 2018 ed è curata da Beatrice Bentivoglio-Ravasio, organizzata dal Segretariato regionale del Ministero per i beni e le attività culturali per la Lombardia, in accordo con l’Agenzia Nazionale e realizzata dallo staff tecnico dello stesso Segretariato.
Il lavoro, svolto in partenariato con il prof. Paolo Campiglio dell’Università degli Studi di Pavia, ha mostrato come le opere esposte siano tutte autentiche. Arte Liberata, che comprende anche dei veri e propri capolavori, permette di seguire per tappe la storia dell’arte dalla seconda metà del Novecento ai giorni nostri, con una particolare predilezione per le poetiche astratte e informali e per le neo-avanguardie degli anni Sessanta.
In mostra si ritrovano una rara scultura di Jean Arp e due di Arnaldo Pomodoro, una serie di opere su tela di Victor Vasarely, un precoce empaquetage di Christo, un’importante grafica di Andy Warhol che ritrae Giorgio Armani, nonché capolavori dei principali rappresentanti dell’Arte Povera e concettuale da Giuseppe Penone a Pier Paolo Calzolari.
Notevoli anche i lavori di Castellani e Spalletti, le accumulazioni di Arman, il Senza Titolo di Gianni Colombo, la grande tela di Emilio Vedova che esprime la gestualità del colore come atto di protesta.
L’obiettivo primario è quello dell’allestimento in un Polo o Padiglione dell’Arte Liberata, una sorta di museo/centro studi permanente dedicato allo specifico tema del rapporto fra arte e criminalità e del riutilizzo sociale dei beni culturali confiscati.
Un Polo che si vorrebbe realizzare a Milano, in un immobile parimenti confiscato e pervenuto nella disponibilità dell’Agenzia nazionale, quale testimonianza tangibile di restituzione alla collettività di beni acquisiti con i proventi di attività illecite.
Orari di apertura: giovedì dalle ore 12.00 alle 22.00; venerdì/sabato/domenica dalle ore 12.00 alle 19.00. Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura. Aperture straordinarie la mattina per gruppi e scuole con prenotazione obbligatoria (tel. 0280291217, da lunedì a venerdì dalle ore 10.00 alle 13.00).
Sito web: www.lombardia.beniculturali.it. Informazioni: sr-lom.comunicazione@beniculturali.it
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