Nuove prospettive: alla ricerca dell’essenza delle cose tra una chiesa a cubi, un invito frainteso e qualche sorpresa inaspettata
Sono un paio di mesi che per vicissitudini varie mi perdo gli incontri mensili di Urban Sketchers Milano. La sera di venerdì 13 aprile, alle 23.00, ricevo un messaggio da un mio amico sketcher: ma lo sai che domani c’è uno sketchmob?
Io leggo la parola “sketch”, ho mille impegni il giorno dopo, ma sono un po’ meno stanca delle settimane prima, quindi ok! È l’occasione per rimettersi in pista.
Devo trovarmi alle 10.00 presso la chiesa dei SS. Giovanni e Paolo, zona Bovisa. Senza grossi problemi arrivo puntuale. Mi guardo in giro, una chiesa piuttosto squadrata, “arancione” e come “a cubi” (da qui si vede la mia poca affinità con gli edifici e l’architettura). Penso: “Boh, cosa disegnerò? Cerchiamo gli altri”. Non vedo però nessuno del mio gruppo.
Una serie di persone inizia a circolare intorno all’ingresso. Mi pongo a debita distanza e li osservo: saranno una quindicina di persone, si confrontano abbastanza a bassa voce. Uno di loro, un uomo alto e carismatico, con un accento particolare che non riconosco, sembra fornire agli altri alcune indicazioni. Dal tono e da non so cosa sono fermamente convinta che siano un gruppo religioso, fino a quando sento alcune parole chiave che lasciano poco margine di dubbio, tipo … disegnare.
Mi avvicino, saluto, dico che sono anche io lì per disegnare, una ragazza mi saluta (ok, non l’avevo riconosciuta), le dico “ma oggi tutta gente nuova?” E lei mi fa: “Beh certo è un’altra cosa”.
Quello che non avevo chiesto al mio amico, nell’accogliere entusiasta la sua proposta, era: scusa ma cos’è uno sketchmob? Per cui avevo pensato di trovare le stesse persone, con una attività affine alle solite, magari con una partecipazione maggiore. Invece, mi trovavo in un altro gruppo, con grande partecipazione di architetti, tra l’altro. Per saperne di più: “Sketchmob Italia” su facebook, sito: http://www.sketchmob.it/.
Tornando a dove eravamo rimasti, ormai compreso che è un nuovo gruppo e mi devo presentare, mi allontano dalla ragazza per capire a chi stringere la mano. Nel mentre schiaccio un pensierino lasciato lì da un qualche animale … per cui la mia presentazione è “qualcuno ha un fazzoletto e dell’acqua? Piacere, sono Ste”.
Bene, l’incontro può incominciare! Ascolto Stefan Davidovici, il personaggio carismatico, che fornisce informazioni sulla chiesa, la struttura e spiega che a fine incontro potremo godere di una visuale dall’alto della chiesa, ospitati da un famoso illustratore che abita lì vicino. Wow. Forte.
Trovo l’unica postazione che mi piace: un angolino per terra, che si affaccia su una sorta di cortiletto interno, di dimensioni ridotte, caratterizzato da delle scale e da qualche pianta principalmente in vaso sparsa in giro. Dopo un po’ arrivano alcuni amici e amiche sketchers che non vedevo da un po’. Ci si accoglie con abbracci. Bellissime e strette le amicizie che nascono da una passione comune.
Luce negli occhi, disegno con quel dannato nervosismo che mi accompagna sempre nei “primi” incontri e rimango parecchio insoddisfatta del risultato finale.
Passata un’ora, è il momento di salire a casa di Thomas Cian, il famoso illustratore! Abbiamo l’occasione di vedere alcuni suoi bellissimi lavori dal vivo.
Ed è anche l’occasione di spargere per terra tutti i nostri disegni per ricevere osservazioni. Tentennando un po’, (di solito agli incontri degli urban sketchers non è presente questo momento) butto anche il mio schizzo per terra.
Il pensiero è “sono architetti, non ho beccato nulla della prospettiva, ci saranno tutti disegni di precisione”. Sono rimasta stupita. Ogni volta questi incontri lasciano il segno.
Stefan osserva i disegni parlando dell’essenza della struttura della chiesa: “Cos’è davvero importante di questa struttura?”. Non si cerca tanto la precisione quanto di avvicinarsi a ciò che distingue quella struttura dalle altre, ciò che la rende unica. Un uomo, per esempio, aveva tirato delle strisciate arancioni, molto semplici, veloci, dirette, che però bastavano per dire tutto.
Da ultimo si sofferma anche sul mio disegno, con delle note positive che non mi aspettavo appunto. Rimango affascinata dal suo modo di spiegare l’architettura. “Fa niente se ci sono errori di prospettiva, esistono le macchine fotografiche! Tu cerca altro! Sei tu che decidi sul tuo foglio, sei la regina in quello spazio. Qui hai messo le ombre e i due elementi che caratterizzano quello spazio. Arriva. C’è tutto”.
Mi sento di ringraziare tutte queste persone.
Nell’immagine il mio disegno in penne bic.
Se vuoi seguirmi: instagram @ste.balza
Leave a Comment
Your email address will not be published. Required fields are marked with *