Il pittore Kazuto Takegami ha avviato un percorso artistico che l’ha portato a Milano. Dipinge e disegna opere dedicate al triathlon, sport che pratica
Si può abbinare lo sport all’arte. Anzi, si può trarre dallo sport l’ispirazione per creare opere d’arte. Kazuto Takegami, pittore giapponese di nascita che ha scelto vent’anni fa di stabilirsi in Italia, dove oggi vive a Milano. Di recente ha esposto a Pavia in occasione di LeBici – Festival.
Laureato in pittura presso la Musashino Art University di Tokyo, è stato professore d’arte prima di decidere di dedicarsi esclusivamente alla pittura. Il suo arrivo in Italia nel 1998, anche grazie alla vincita di una borsa di studio alla Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano. Da qui un percorso ricco di esposizioni personali e collettive in Italia, Giappone e in Europa.
L’arte nel movimento
Se si parte dall’idea, affermata di un corridore storico quale Edwin Moses secondo cui “Un atleta in corsa è una scultura in movimento”, allora può essere anche un soggetto ottimo per la tela. Come pure il ciclista e il nuotatore: o, meglio il cultore del triathlon, sport che pratica lo stesso Takegami. «Ho cominciato con la corsa, dieci anni fa. In quel periodo dipingevo opere dedicate alla natura. Progressivamente ho cominciato a prestare attenzione al mio movimento, all’ombra proiettata a terra. Da qui è nata l’idea di trasporre su tela queste mie sensazioni, giusto come schizzi».
A 40 anni, la scomparsa di suo padre ha segnato la sua vita: « È stato lui a insegnarmi a correre e a nuotare, attività che seguiva come allenatore. Volevo ricordarmi di lui attraverso queste esperienze e i suoi insegnamenti, praticandoli». Da qui l’idea di abbinare anche il ciclismo e praticare triathlon. Dopo la sua morte, Kazuto vive un periodo particolare: «Non riuscivo a dipingere e a un certo punto pensai anche di smettere completamente. Nel frattempo mi diedi allo sport, praticandolo con assiduità». Due anni fa ritorna alla pittura grazie all’idea di riportare le sensazioni dello sportivo negli elementi naturali. Natura e sport diventano componenti indissolubili nella sua arte. Nel frattempo si cimenta nella gara più dura del triathlon: l’Iron Man.
Artisti e affinità sportive
Un altro artista, anch’esso giapponese, lo scrittore Murakami Haruki scrisse un libro ormai divenuto un classico della letteratura sportiva, “L’arte di correre”, anche lui basandosi sull’esperienza personale della corsa e del triathlon. Ci sono analogie tra i due connazionali? «Entrambi liberiamo la mente nella corsa, concentrandosi unicamente sul gesto: lui ha utilizzato lo sport e la sua esperienza personale come soggetto per un libro, io l’ho impiegato per la pittura», afferma Takegami.
Vivere personalmente l’esperienza sportiva gli permette di vedere il soggetto sotto un punto di vista unico: «Nuotando posso vedere e immaginare meglio lo specchio dell’acqua mentre ne sono immerso», spiega. Gli stessi colori offerti dalla cuffia, ma anche i rami, gli alberi, le persone, sono tutte tessere che compongono il suo ideale mosaico. È così che possiamo tentare un avvicinamento, per certi versi, con l’Impressionismo. Takegami sorride al paragone. Intanto ci mostra anche i lavori a inchiostro di china su carta di riso, una tecnica che gli permette di esprimere rapidamente il movimento.
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