In quattro anni è cresciuto sia il numero di tesserati sia le società. Tra queste c’è anche il Triathlon Team DoctorBike di Boffalora Ticino
Nuotano, salgono in bici e poi corrono, per chilometri e chilometri. Ma agli appassionati del triathlon tutto questo non spaventa, anzi piace sempre di più questa disciplina che abbina tre sport diversi ed esalta i suoi protagonisti fino a metterli alla prova in imprese titaniche come l’Ironman dove chi gareggia deve affrontare 3,8 chilometri a nuoto, 180 in bici e 42 di corsa.
In Italia la crescita è stata progressiva e sensibile. I numeri parlano chiaro: nel quadriennio 2012-2016 i tesserati (compresi giudici e tecnici) sono cresciuti da 16.663 del 2012 a 21.510 del 2016 (+ 29%), senza contare i tesseramenti giornalieri che sono stati circa duemila di media annuale dal 2013 al 2016. I giovani tesserati sono passati da 2.729 del 2012 a 3.938 del 2016, segnando un +45% in 4 anni. Infine, le società sono aumentate da 313 del 2012 a 426 del 2016 (+36%).
Il triathlon in sintesi – Come si struttura questo sport multidisciplinare di resistenza? L’atleta deve affrontare una prova di nuoto, una di ciclismo e una di corsa, senza interrompere la sua azione. Il triathlon classico, quello olimpionico prevede 1500 m a nuoto, 40 km in bicicletta e 10 km di corsa.
Ma numerose sono le varianti delle distanze del triathlon, a seconda dell’età e delle caratteristiche tecniche. Come evidenzia la Fitri, la Federazione italiana dedicata, “il triathlon è divertimento, salute, sfida con se stessi, impresa, armonia con la natura. È uno sport giovane, nuovo, che accomuna insieme le tre discipline più popolari e praticate, in un’unica prova”.
L’esperienza di Calcaterra, dalle Olimpiadi al suo team – Tra le società appena nate in Italia si segnala a Boffalora sopra Ticino (MI), il Triathlon Team DoctorBike. È nato per volontà di Massimo Calcaterra, titolare di un negozio ed esperto meccanico di bici. Ed è stata proprio la sua esperienza, abbinata alla competenza, a far nascere l’avventura nel “triplice sport”: «Quella del team è stata un’idea concepita insieme con mia moglie Giuliana anche per dare un seguito alla positiva esperienza delle Olimpiadi». Massimo, infatti, è stato responsabile della parte ciclistica della nazionale italiana di triathlon a Rio 2016.
«Quella olimpica, è stata un’esperienza nata tre anni prima. – racconta Calcaterra – Il mio nome è stato segnalato da una cliente, dirigente e membro dello staff della nazionale al direttore tecnico, Mario Miglio, che stava vagliando un professionista per ricoprire il ruolo di responsabile della parte ciclistica. Il mio incarico, oltre a svolgere il ruolo di meccanico, è stato quello di occuparmi del corretto posizionamento in sella degli atleti, della scelta dei materiali, della tecnica di gara. Quindi, tutto ciò che riguardava la frazione ciclismo è stato sotto la mia responsabilità».
Una positiva esperienza, la sua, che gli ha fatto “respirare” il clima della nazionale, «piacevolmente familiare, contando su atleti di livello mondiale che però si sono dimostrate persone molto umili e disponibili come pure tutto lo staff», racconta.
Da questa bella esperienza alla nascita del team il passo è stato relativamente breve. «Un paio di praticanti erano già iscritti al team ciclistico DoctorBike. – continua l’esperto – Poi un giorno mi ha contattato Fabrizio Castiglioni, l’attuale presidente, per promuovere la nascita di una compagine di atleti provenienti per buona parte da Milano e da Pavia.
Un gruppo che voleva unire sano agonismo all’intento aggregativo e crescere di numero. Oggi siamo circa 40 e ancora stanno avvicinandosi altre persone. Oltre al gruppo dei triatleti, è nato anche quello dei runner e ci fa davvero piacere che sia sbocciata questa ulteriore proposta sportiva, che tra l’altro ha una forte valenza territoriale».
Qual è il profilo base del triatleta? – «Ci sono imprenditori e liberi professionisti nelle fila degli appassionati. Anzi: più sono impegnati a livello lavorativo, più si programmano meticolosamente per trovare il tempo per allenarsi. – spiega Massimo Calcaterra – E più è duro l’impegno (penso all’Ironman) più è facile trovare, tra le file degli appassionati, manager e titolari d’impresa.
Conosco personalmente un grande imprenditore che viaggia spesso nel mondo, ma trova il tempo per allenarsi, magari alzandosi prima dell’alba per nuotare, poi si ritaglia tempo per correre in pausa pranzo e la sera sale in sella e “fa i rulli”. Te lo devi creare il tempo, ma i sacrifici vengono ripagati da questa bellissima disciplina».
Ecco come l’esperto delinea a livello sportivo, l’identikit di chi pratica il triathlon: «Difficilmente è un ciclista o proviene da questa disciplina. Più facilmente arriva al triathlon un runner o un nuotatore che pratica entrambi gli sport e poi vi aggiunge la bici.
Infatti, proprio la frazione ciclistica è stata per lungo tempo la meno curata, mentre negli ultimi anni se n’è compresa l’importanza. E questa rivalutazione si nota nella scelta dei mezzi, dei componenti e nell’attenzione al corretto posizionamento in modo che quando si scende dalla sella per affrontare la corsa si è più freschi per affrontare la corsa a piedi».
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