Dai dati CPI 2016 a livello globale sono più i Paesi che vedono peggiorare il proprio voto di quelli che registrano un miglioramento. Micro inversione di tendenza per l’Italia.
Il 2016 ha mostrato come corruzione e ineguaglianza, strettamente connesse e diventate ormai sistemiche, siano in grado di alimentare il crescente populismo e il disincanto dei cittadini nei confronti della politica in tutto il mondo.
Il 69% dei 176 Paesi analizzati nell’Indice di Percezione della Corruzione (CPI) di Transparency International nel settore pubblico e politico del 2016, ha ottenuto un punteggio inferiore a 50, su una scala da 0 (molto corrotto) a 100 (per nulla corrotto), mostrando come la corruzione nel settore pubblico e nella politica sia ancora percepita come uno dei mali peggiori che infesta il mondo.
Il CPI del 2016 mostra che la percezione della corruzione è aumentata in generale nel mondo. Infatti, sono più i Paesi che hanno perso punti di quelli che ne hanno guadagnati. Questo dato deve far riflettere, anche alla luce di ciò che sta avvenendo a livello globale.
Ancora una volta Danimarca e Nuova Zelanda (90) guidano la classifica dei Paesi virtuosi, seguiti a ruota da Finlandia (89) e Svezia (88). Non sorprende che questi stessi Paesi sono quelli che possiedono le legislazioni più avanzate in fatto di accesso all’informazione, diritti civili, apertura e trasparenza dell’amministrazione pubblica. All’opposto, Somalia (10), Sud Sudan (11), Corea del Nord (12) e Siria (13) chiudono tristemente la classifica.
L’Italia segna un miglioramento del suo CPI per il terzo anno consecutivo, raggiungendo quota 47 su 100. Ancora troppo poco, soprattutto in confronto ai vicini europei, ma il trend positivo è indice di uno sguardo più ottimista sull’Italia da parte di istituzioni e investitori esteri. Dal 2012, quando fu varata la legge anticorruzione, ad oggi l’Italia ha riconquistato ben 12 posizioni nel ranking mondiale, portandosi dal 72° al 60° posto. Come scritto, piccoli passi in avanti, ma ancora assolutamente insufficienti per potersi dire soddisfatti.
I risultati del CPI 2016 sono stati commentati il 25 gennaio 2017 a Roma, dal presidente di Transparency International Italia Virginio Carnevali e dal presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) Raffaele Cantone. In occasione della presentazione, Transparency International Italia e ANAC hanno firmato un protocollo attuativo che consentirà di gestire al meglio le segnalazioni dei whistleblower del settore pubblico, cioè di coloro che decidono di segnalare un caso di corruzione di cui vengono a conoscenza.
«Il tema della tutela dei cosiddetti whistleblower è ritenuto fondamentale da Transparency International Italia, che da anni sta spingendo per l’approvazione di una norma che garantisca loro tutele e protezioni efficaci», afferma Virginio Carnevali richiamando nuovamente il Senato, che ormai da quasi un anno ha in mano il disegno di legge già approvato alla Camera.
Raffaele Cantone, ha rilevato come «Sia necessaria e fondamentale la partecipazione dell’associazionismo per la lotta alla corruzione. Le segnalazioni di Transparency International Italia verranno passate ad ANAC e la firma del Protocollo, che va ad ampliare quello già siglato l’anno scorso, porterà all’incentivazione del numero delle denunce a livello della pubblica amministrazione, a cui teniamo molto.
È difficile misurare la corruzione ma bisogna provare a mettere il massimo impegno. Noi stiamo lavorando sempre più su elementi di valutazione decisivi. Il CPI di Transparency International è l’unica graduatoria che ci permette di fare una valutazione.
Oggi c’è attendibilità fra tassi di crescita economica e miglioramento nella posizione del CPI, il trend è un segnale due volte positivo: l’Italia ha guadagnato 8 posti l’anno scorso e un posto quest’anno. Si avverte che la fiducia sta crescendo nelle istituzioni, perché altrimenti non si spiegherebbe il trend positivo. E anche la conseguente lieve, ma certa crescita economica. Siamo penultimi in Europa. Siamo in zona retrocessione, ma l’inversione di tendenza mi auguro non venga messa in discussione».
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