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Genitori nel Web, l’importante è fare rete

Genitori nel Web, l’importante è fare rete

Il convegno a Magenta sull'uso del Web ha messo in luce opportunità e problemi. Da qui l’importanza per i genitori di conoscere ed essere consapevoli

Don Emiliano Redaelli

I genitori sono alle prese con un mondo per molti versi inesplorato. È quello della Rete, di Internet, che offre opportunità, ma presenta anche lati oscuri e insidie che è bene conoscere. Ne va dell’incolumità dei nostri figli che ormai già da piccoli si avvicinano al Web.
Basta uno smartphone: in Italia otto persone su dieci lo posseggono. Il nostro è il terzo Paese al mondo per diffusione capillare.
Di fronte a tutto questo occorre conoscenza, consapevolezza e condivisione. Il convegno dedicato ai “Genitori in Rete” ha fornito spunti utili in questo senso.

Genitori in rete, l’importanza di un’alleanza educativa
Organizzato dall’Istituto Comprensivo Papa Giovanni Paolo II e plesso promotore S. Gianna Beretta di Pontenuovo con la collaborazione del Comune di Magenta, dell’Unità Pastorale Giovanile della Comunità Pastorale di Magenta, e dall’associazione culturale E.Comunità, il convegno ha raccolto al tavolo professionisti esperti che hanno fornito alla affollata platea della sala consiliare cittadina, diversi spunti di riflessione.
Un primo elemento che fa riflettere è stato anche questa volta la risposta pubblica: oltre 200 persone hanno assistito, tra cui alcuni giovani studenti della scuola magentina. C’è attenzione, quindi su questi temi.
Il successo del convegno è la dimostrazione che fare rete è importante: lo ha sottolineato l’assessore comunale per le Politiche per la Famiglia, Rocco Morabito, lo ha evidenziato don Emiliano Redaelli, responsabile UPG: «È importante creare una comunità solidale, un’alleanza educativa».

La tutela dei figli contro il cyberbullismo…
Il secondo elemento è la ricchezza degli argomenti portati dai relatori. A cominciare dal capitano Giovanni Colletti, Comandante della Sezione Indagini Telematiche del Nucleo Investigativo Carabinieri di Milano che ha introdotto il tema del cyberbullismo. « È un abuso di potere, caratterizzato da comportamenti ripetuti nel tempo», ha spiegato, citando gli “attori” coinvolti: i bulli e le vittime, ma anche i gregari, quelli che danno forza al bullo nell’incutere timore. «Rispetto al fenomeno del bullismo, che c’è sempre stato, la dimensione cyber ha amplificato il problema, perché i bulli si possono nascondere nell’anonimato del Web e perché si è sempre più connessi».
Oggi esiste una legge dedicata, la 71/2017 che riporta le disposizioni a tutela dei minori. La famiglia deve essere consapevole del problema, a cominciare dalla protezione dei minori e dei propri dati personali, cosa che spesso non accade. «Il primo nucleo educativo è la famiglia», ha rammentato, offrendo alcuni consigli utili per affrontare un possibile problema di cyberbullismo:

• è necessario reagire, il minore segnalando il problema alla famiglia e a loro volta alla scuola e alle Forze dell’Ordine;
• è bene tenere un diario in cui annotare episodi o altri elementi utili;
• bisogna bloccare il profilo;
• occorre custodire le prove.

… e l’uso spregiudicato dei videogames
Altra questione trattata sono stati i videogames, cui spesso si gioca collegati in Rete. «Fortnite, per esempio, conta 200 milioni di utenti», rammenta Colletti, rilevando la possibilità che i ragazzi possono interagire con molte persone. Niente di male, ma tra la grande folla di appassionati si possono celare delinquenti. Sono individui che sfruttano il link offerto dal gioco come pretesto per truffare o, peggio, mettere in atto comportamenti potenzialmente pericolosi che possono sfociare nella pedofilia. Anche in questo caso il capitano dei Carabinieri ha fornito consigli utili: «È bene verificare i profili dei giocatori con cui si interagisce, evitando quelli dubbi. Dall’altra parte occorre evitare di postare foto personali o anche solo con uno sfondo che possa ricollegare a contesti familiari». Vale sempre il consiglio basilare, segnalato anche dal luogotenente Antonino Rao: i genitori siano consapevoli e verifichino con chi stia giocando il proprio figlio, parlare con lui, metterlo a conoscenza dei pericoli potenziali. Strumenti utili sono i filtri che si possono mettere al Web per una cyber navigazione protetta, come il parental control, il “filtro famiglia” sistema che permette a mamme e papà di monitorare o bloccare l’accesso a determinate attività da parte dei propri figli.

L’adolescenza ai tempi del Web, considerazioni utili
I figli sono l’oggetto delle nostre attenzioni genitoriali. La loro scoperta del mondo oggi passa necessariamente dagli strumenti web, non solo i videogames, ma anche e soprattutto dai social network. Un terreno fertile per i ragazzi che, ha segnalato la psicologa Simonetta Sarro «iniziano a a conoscere meglio chi sono». L’adolescente in particolare trova nella Rete uno strumento e un’opportunità di sperimentare la propria identità. «Lo spazio virtuale è un’occasione potenziale in cui può capire come gli altri lo percepiscano». Ecco quindi, un aspetto da considerare, un’opportunità in più per i giovani. Tuttavia, occorre che i genitori non lascino completamente soli i figli in lunghe navigazioni solitarie. Il pericolo, infatti, è l’eccessiva influenza che il social network possa avere e condizionare la loro vita. «Occorre vigilare ma non spiare», consiglia la psicologa. Altrettanto importante è la conoscenza dello strumento virtuale. Serve poi spronare i propri figli ad avere stimoli extra Web, altrettanto se non spesso più significativi e interessanti.
Va fatta attenzione anche ai cambiamenti dei propri figli nei propri modi di agire e di comportarsi: repentini cambi d’umore o di abitudini, apatia, difficoltà nel prendere sonno possono essere campanelli d’allarme che nascondono problemi come un’eccessiva dipendenza dai giochi online e da altri strumenti legati, tra l’altro, al mondo virtuale.

I-generation: il cervello ai tempi del Web
La generazione dei nostri figli è la prima ad aver avuto sin dalla nascita la presenza costante del Web. Cosa comporta questo a livello fisiologico: in poche parole, il cervello nell’era del Web cambia? Se sì, come? Su questo ha fornito più di una risposta la psicologa e psicoterapeuta Annalisa Genoni. Nell’età giovanile bambini e ragazzi non hanno avuto uno sviluppo maturo anche a livello cerebrale. «Ogni stimolo esterno significativo e ripetuto nel tempo consegue una modificazione cerebrale», rileva. Anche in soggetti che utilizzano smartphone e altri strumenti in modo controllato e limitato mostrano mutamenti. Per esempio, i social network hanno un effetto plasmante sul nostro cervello: ricevere un “Like” su Instagram o Facebook attiva il nucleus accumbens, un’area del cervello coinvolta proprio nei fenomeni di ricompensa, la stessa che ha un ruolo importante nei meccanismi delle dipendenze da droghe.

Giochi – e insidie – per i più piccoli
Anche a livello cognitivo, i più giovani a contatto con smartphone e tablet mostrano mutamenti: da un lato riescono a processare più rapidamente immagini e ipertesto, sviluppando un’abilità maggiore viso/spaziale e una più spiccata visione periferica. I problemi si registrano quando si ha a che fare con un testo stampato: «C’è un maggiore rischio di rallentamento nell’acquisizione del linguaggio e del suo sviluppo».
Ma cosa avviene nel caso dei più piccoli? Ormai, infatti, spesso e volentieri, bambini di pochi anni d’età usano strumenti che li portano in un mondo virtuale. In particolare, il mercato propone giochi espressamente dedicati alla fascia d’età 0-6 anni. Daniela Cattaneo, consulente educativa, ha illustrato alcuni esempi: il gioco delle formine, il ricettario di cucina o il racconta-storie. «Occorre consapevolezza nel dotare i bambini di strumenti e giochi interattivi, vanno considerati in più rispetto ai giochi tradizionali, non come alternativa – ha spiegato – vanno visti come un’offerta formativa complementare, non dei “tappabuchi”».

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