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Acqua, le tecnologie per evitare gli sprechi

Acqua, le tecnologie per evitare gli sprechi

L’acqua, bene fondamentale, è oggetto di dispersioni forti in Italia e nel mondo. Ma l’impegno globale delle aziende e le tecnologie possono migliorare le cose

L’acqua è un bene fondamentale. No, di più: «L’acqua è l’elemento più essenziale per la vita, e dalla nostra capacità di custodirlo e di condividerlo dipende il futuro dell’umanità». Parola di Papa Francesco che alla custodia del creato ha dedicato persino un’enciclica, intitolata Laudato sì, ricordando il celebre cantico del santo cui si è ispirato per il suo pontificato, ovvero Francesco d’Assisi che per sora acqua lodava Dio, valorizzandola per la sua utilità e umiltà. I tempi attuali stanno umiliando un po’ troppo questa preziosa risorsa. Lo ricorda la terza Relazione sullo Stato della Green Economy in Italia (scarica qui il pdf), presentata in questi giorni, indicandola come una componente del capitale naturale nazionale: “Nel 2015 la differenza tra acqua immessa in rete ed erogata nei soli comuni capoluogo di provincia è stata pari a oltre un miliardo di metri cubi”. Il problema delle reti colabrodo non è certo nuovo e lo sottolinea lo stesso documento, rammentando che le disfunzioni nella gestione del ciclo delle acque non sono migliorate “nonostante 24 miliardi investiti in 16 anni”.

Cosa indica il report globale dell’acqua
Il quadro è preoccupante specie se si pensa che se si vogliono raggiungere gli obiettivi stabiliti dalle Nazioni Unite per il 2030, occorre un investimento globale sull’acqua di 6.4 trilioni di dollari. Occorre che si uniscano gli sforzi di pubblico e privato. Ed è su questo punto che interviene e stimola il CDP – Carbon Disclosure Project, progetto che gestisce il sistema globale di informazioni e che consente a enti pubblici e privati di qualsiasi dimensione di misurare e gestire il proprio impatto ambientale.

Proprio pochi giorni fa ha pubblicato il Report globale sull’acqua da cui emergono buone notizie. La prima riguarda il forte aumento delle le aziende che adottano piani lungimiranti nella propria gestione idrica: il loro numero è infatti triplicato. E cresce del 193% l’attenzione sull’acqua. “Le grandi aziende stanno investendo a livelli record nella sicurezza dell’acqua e i CdA sono sempre più coinvolti nelle decisioni”, segnala il CDP, evidenziando che 74 nuove aziende sono entrate a far parte della CDP Water A List, aggiungendosi alle 25 dello scorso anno. Non solo: il 72% delle aziende prevede la supervisione da parte dei CdA per le questioni relative all’acqua.

Nel corso del 2017 le aziende hanno investito 23.4 miliardi di dollari in progetti sull’acqua come la desalinizzazone, il recupero delle acque reflue e l’ottimizzazione dei processi di irrigazione al fine di evitare sprechi: si tratta di circa 1000 progetti in 91 Paesi. Anche in questo caso ci sono aziende e settori virtuosi e altri no: tra questi ultimi le realtà del settore energetico, ultimo nella lista, con 101 su 138 aziende interpellate che non hanno divulgato dati. In generale, c’è davvero molto da fare per sensibilizzare se si pensa che il report è stato realizzato grazie ai dati forniti a CDP da 2025 compagnie – di cui 742 grandi organizzazioni, ma l’invito a partecipare è stato rivolto a 4.653 aziende.

Tecnologia alleata contro lo spreco d’acqua
In ogni caso per ridurre il problema della dispersione idrica le soluzioni ci sono. La tecnologia, specie quella digitale, fornisce un aiuto importante anche per ottimizzare le risorse idriche a disposizione. E offre più di un’opportunità a proposito. Innanzitutto, impiegando al meglio i dati della rete nazionale e locale. Una combinazione virtuosa delle smart water technology, integrate ai big data e all’Internet of Things, “favorisce una conoscenza real time del consumo idrico, con informazioni dettagliate su possibili falle nella rete, su picchi di consumo, su principali utilizzi giornalieri e sulla qualità dell’acqua stessa”, spiega l’Agenzia Nova. In effetti i “contatori intelligenti”, già diffusi e apprezzati e che vedono proprio l’Italia leader mondiale, possono essere molto utili. Grazie alla connessione in rete e ai sensori disseminati lungo le infrastrutture e fino al consumatore finale, è possibile sapere con precisione i consumi e ragionare sulle modalità migliori per sviluppare un modello di consumo più attento ed economico, controllandone i costi.

In questo senso sono utili anche gli Automatic meters reading (Amr), dispositivi per l’energia elettrica, molto utilizzati nel monitoraggio dei consumi anche da remoto, che possono essere applicati anche al consumo idrico. Si aggiungano anche le tecnologie per il water mapping, come il GIS (geographical information system) e i sistemi di comunicazione satellitare, utili ad esaminare i problemi ambientali e di contesto, ad identificare nuove risorse idriche, a sviluppare nuovi modelli di gestione avanzata ed intelligente dell’acqua e nuove applicazioni (servizi web e mobile) e il quadro si fa ancora più interessante e completo.

Che la tecnologia aiuterà molto lo sviluppo efficiente delle città, soprattutto in ottica smart city si rende evidente anche guardando il mercato stesso delle tecnologie di global smart metering, destinato a una sensibile crescita. Lo confermano i dati del report dedicato da Technavio per il periodo 2017-2022: il annuo di crescita composto (CAGR) aumenterà di quasi il 15% durante il periodo di previsione. Gli stessi analisti Technavio lo segnalano: “Lo sviluppo delle smart city è una tendenza globale che porterà all’adozione di una rete idrica smart nel periodo considerato, uno dei sei settori nevralgici per raggiungere l’obiettivo comune di rendere le città pienamente abitabili, sostenibili ed efficienti”.

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