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Come vivere felici o quasi nell’era della precarietà

Come vivere felici o quasi nell’era della precarietà

A Robecco in scena la giovane e poliedrica artista partenopea Francesca Puglisi

Di precarietà si può anche discutere ma partendo da una sana risata. È quanto è accaduto con successo nei giorni scorsi al CineTeatroAgorà di Robecco sul Naviglio, in provincia di Milano, con lo spettacolo “Ccà nisciuno è fisso”, scritto e diretto da Alessandra Faiella e magistralmente interpretato da Francesca Puglisi, attrice napoletana che nel 2008 si è diplomata alla scuola del Piccolo Teatro di Milano sotto la direzione di Luca Ronconi.

Artista giovane e poliedrica che ha collaborato attivamente alla scrittura dei testi, per offrire al pubblico uno spettacolo di 60 minuti in cui si affronta con intelligenza il tema della precarietà, che può anche essere una scelta di vita, come nel caso della protagonista.

È la prima volta che Puglisi si esibisce sul palco con un monologo. Tra le altre cose, ha collaborato con il Piccolo e collabora con importanti realtà del web: “Il Terzo Segreto di Satira“, “Il Milanese Imbruttito” e “Il terrone fuori sede”.

In “Ccà nisciuno è fisso”, riesce con la gestualità del corpo, le battute fulminanti e taglienti a raccontare la storia di un’attrice del Sud che si è trasferita a Milano per sfondare nel mondo dello spettacolo, ha studiato in una prestigiosa scuola (paragonabile per il metodo seguito a una rigida caserma militare), ha abbandonato amici e parenti, ha affrontato mille sacrifici, per poi vedersi offrire dalla sua agenzia parti piccole e insignificanti, come quella di una morta coperta dal lenzuolo in una fiction o quella di una pannocchia in uno spot pubblicitario!

Non è facile per lei vivere a Milano, dove condivide un piccolo appartamento con due coinquiline, una maniaca della pulizia, l’altra svampita e sempre nuda. E consumando una dietro l’altra numerose e veloci relazioni sentimentali, dopo aver rinunciato al grande amore perché troppo perfetto.

La protagonista vive nell’instabilità più assoluta ma alla fine ammette che le va bene così. Si sente più libera e viva nel suo ruolo di attrice precaria, piuttosto che in quello di operaia in un’azienda di brugole o di moglie con prole e ritmi sempre uguali per l’eternità!

Il punto è che, precario per scelta o per disgrazia, oggi nel mondo del lavoro il concetto di stabilità è diventato molto relativo. È vero: nessuno può sentirsi fisso per sempre. Altro concetto è, invece, quello della flessibilità, della capacità di adattarsi, di cambiare più volte, di vivere giorno dopo giorno. Anche perché oggi un telefono cellulare dura sicuramente di più di un rapporto sentimentale o di lavoro. E questo Puglisi lo sa.

Danilo Lenzo
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