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Visti per voi, dedicato a chi ama andar per mostre

Visti per voi, dedicato a chi ama andar per mostre

Imperdibile l’esposizione dedicata a Carlo Carrà nel Palazzo Reale di Milano fino al 3 febbraio 2019

Carlo Carrà, potente interprete dei fermenti artistici del primo ’900, ci conduce attraverso le sue opere, in mostra a Palazzo Reale (Milano) fino al 3 febbraio, in un percorso che è insieme artistico, filosofico e storico.

Carrà ha diciannove anni quando va per la prima volta a Parigi per decorare un padiglione nell’Esposizione Universale del 1900. È pieno di entusiasmo, guarda e vede, coglie il tempo del mondo attorno a lui che esprime in modo furibondo illusioni e attese: Parigi è la rilucente capitale della cultura mondiale, ma, dagli anni Dieci, il futuro comincia a palesarsi fosco oltre gli affollati e spensierati salotti della Ville Lumière, il secolo appena iniziato si dibatte in movimenti artistici avanguardisti prima dell’ecatombe delle due guerre mondiali.

L’attesa, 1926

Dalla fine del diciannovesimo secolo la scena artistica diventa effervescente e inquieta. In particolare, la pittura di Paul Cézanne (1839-1906), l’ultimo impressionista, influenzerà molti movimenti d’inizio Novecento. Da quando gli Impressionisti sentirono il bisogno di uscire dai loro studi per respirare l’aria e la luce molte cose cambiarono, Parigi è una specie di gigantesco atelier in cui tutti gli artisti vanno, tornano, si incontrano, traggono e si scambiano idee nuove.

E Carrà tra questi. Conosce e attraversa le principali avanguardie del suo tempo, da bravo artigiano conosce i materiali, la cura e la passione che occorrono per creare qualcosa che esprima l’essere attraverso il saper fare.

Il pino sul mare, 1926

Dal divisionismo del primo quadro che troviamo esposto, “La strada di casa” (1900), Carrà passa attraverso i rivolgimenti artistici del suo tempo: è un protagonista assoluto del Futurismo, di questo periodo ricordiamo “I funerali dell’anarchico Galli” (1910-11) che documentano un drammatico fatto di cronaca di cui era stato spettatore nel 1906.

Dopo un viaggio a Parigi nel 1914 si avvicina al Cubismo, ma la guerra lascia anche su Carrà segni profondi che lo preparano ad una nuova svolta. Dopo l’incontro con Giorgio De Chirico (1888-1978) e Filippo De Pisis (1896-1956) diventa uno dei promotori della pittura Metafisica, che opponeva al dinamismo futurista un’arte sospesa, misteriosa, al di là della storia.

Pescatori, 1935

Più vitale e meno impassibile di De Chirico, dà vita a forme più plastiche e sente il bisogno di riscoprire l’arte italica classica di Giotto, Masaccio di Paolo Uccello, per ancorarsi alla concretezza di una consolidata tradizione storica. In Carrà si potrebbe quasi parlare di Realismo mitico: nel dipinto “Pino sul mare” (1921), ad esempio, si rivela la lezione di Giotto, si sente il silenzio della metafisica, si riscoprono i valori di un’arte equilibrata e ordinata.

Tra fine anni ’20 e anni ’30, le sue figure di contadini e pescatori, silenziosi e possenti, posti in uno spazio sospeso, appaiono come semidei. In parallelo, Carrà riscopre la pratica della natura morta, mai abbandonata, e si dedica a una pittura nella quale si esalta la sua abilità di colorista sulle orme di Cézanne, come si può vedere nelle marine della Versilia, terra da lui tanto amata.

La partita di pallone, 1934

L’esperta Alessandra Ruffino, stimata animatrice degli affollatissimi incontri sull’arte che si svolgono da tempo in Casa Dugnani a Robecco sul Naviglio, ci regala un commento di sintesi sul grande pittore e sulla mostra milanese: «L’ampia antologica in corso a Palazzo Reale permette di apprezzare l’arte di quello che, forse, è stato il più significativo pittore italiano della prima metà del Novecento. Tra innovazione e tradizione, Carlo Carrà è stato il filo conduttore di tutta la nuova pittura italiana del secolo scorso, tanto nelle fasi avanguardistiche, quanto nel successivo ripiegamento di retroguardia.

Anche se la dirompente carica innovativa e inventiva del primo Carrà si va affievolendo nel tempo, nella sua carriera ci sono una quindicina di anni d’oro, più o meno tra il 1909 e il 1923, dove egli è protagonista e capofila delle maggiori svolte artistiche: Futurismo, Primordialismo, Metafisica, “ritorno all’ordine”, e gli ultimi tre decenni della sua produzione, fino alla morte avvenuta nel 1966, presentano tratti di ripetitività e provincialismo, non c’è dubbio che Carrà sia stato fino all’ultimo un maestro della luce dotato come pochi altri, in poche parole: un pittore nato».

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