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Ad Inveruno “dai tuoi occhi solamente”

Ad Inveruno “dai tuoi occhi solamente”

Il nuovo libro dell’inverunese Francesca Diotallevi sulla storia di Vivian Maier, la famosa e misteriosa tata fotografa

Conto alla rovescia per la presentazione del libro “Dai tuoi occhi solamente” della scrittrice Francesca Diotallevi. L’evento si terrà venerdì 30 novembre alle ore 21.00 nella biblioteca civica di Inveruno, largo Pertini, 2.
L’opera letteraria edita da Neri Pozza conferma il grande talento di questa giovane scrittrice inverunese, classe 1985, laureata in Scienze dei Beni Culturali. Tra le sue opere Le stanze buie, Amedeo, je t’aime e il racconto pubblicato in e-book Le Grand Diable, prequel di Dentro soffia il vento.

La sinossi – Racconta con una scrittura matura e profonda, un personaggio tanto insolito quanto affascinante, quello di Vivian Maier, la misteriosa bambinaia fotografa diventata famosa solo dopo la sua morte nel 2009, quando per puro caso è stato ritrovato il suo straordinario archivio di 150.000 fotografie mai sviluppate.
Un romanzo struggente e bellissimo che farà conoscere un’artista riservata dalla personalità complessa ed enigmatica. Interverrà anche Daniela Pacchiana, esperta in storia della fotografia. In occasione dell’evento nella biblioteca di Inveruno, grazie alla collaborazione della libreria Controvento di Inveruno, sarà possibile acquistare le copie autografate dall’autrice.

New York, 1954. Capelli corti, abito dal colletto tondo, prime rughe attorno agli occhi, ventotto anni, Vivian ha risposto a un’inserzione sul New York Herald Tribune. Cercavano una tata. Un lavoro giusto per lei. Le famiglie l’hanno sempre incuriosita. La affascina entrare nel loro mondo, diventare spettatrice dei loro piccoli drammi senza esserne partecipe, e osservare la recita, la pantomima della vita da cui soltanto i bambini le sembrano immuni.

La giovane madre che l’accoglie ha labbra perfettamente disegnate con il rossetto, capelli acconciati in onde rigide, golfini impeccabili. Dietro il suo perfetto abbigliamento, però, Vivian sa scorgere la crepa, il muto appello di una donna che sembra chiedere aiuto in silenzio. Del resto, questo è il suo lavoro: prendersi cura della vita degli altri.

L’accordo arriva in fretta. A lei basta poco: una stanza dove raccogliere le sue cose; una città, come New York, dove potere osservare le vite incrociarsi sulle strade, scrutare mani che si stringono, la rabbia di un gesto, la tenerezza in uno sguardo, l’insopportabile caducità di ogni istante. Ed essere, nello stesso tempo, invisibile, sola nel mare aperto della grande città, a spingere una carrozzina o a chinarsi per raddrizzare l’orlo della calza di un bambino.

Scrutare i gesti altrui e guardarsi bene dall’esserne toccata: questa è, d’altronde, la sua esistenza da tempo. Troppe, infatti, sono le ferite che le sono state inferte nell’infanzia, quando la rabbia di un gesto – di sua madre, Marie, o di suo fratello Karl, animati dalla medesima ira nei confronti del mondo – si è rivolta contro di lei.

Sola nella camera che le è stata assegnata, Vivian scosta le tende dalla finestra, lancia un’occhiata al cortiletto ombroso e spoglio nel sole morente di fine giornata, estrae dalla borsa la sua Rolleiflex e cerca la giusta inquadratura per catturare il proprio riflesso che appare contro l’oscurità del vetro.

È il solo gesto con cui Vivian Maier trova il suo vero posto nel mondo: stringere al ventre la sua macchina fotografica e rubare gli istanti, i luoghi e le storie che le persone non sanno di vivere.

Danilo Lenzo
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